La biografia sul suo sito internet inizia così: «Non mollare mai». Un invito, ma soprattutto una speranza che si allinea al titolo della sua prima mostra «If you dream it, you can do it. Never give up». L’artista è Mirko Tognali, 47enne di Gallarate che lavora in un’azienda meccanica di Almè e che vive con la moglie a Trezzo d’Adda. La passione per l’arte è scoppiata in Mirko durante il Covid ed è cresciuta sempre più fino alla sua prima personale, visitabile questo fine settimana e il prossimo al Castello Visconteo di Trezzo: il sabato e la domenica dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 19 con ingresso gratuito. Un’occasione preziosa per scoprire tutte le bellezze del paese affacciato sull’Adda: eppen vi consiglia questo itinerario che vi permetterà di scoprire la Chiesa dei Santi Martiri Gervasio e Protasio, Casa Bassi, Villa Visconti Crivelli, Quadreria Crivelli e l’iconica Centrale Taccani.
E prima della tappa al Castello Visconteo, abbiamo intervistato per voi l’artista per capire come si è scoppiata la scintilla per l’arte e come trasmette sulla tela i suoi pensieri creativi.
RE: Sei un informatico che lavora in un’azienda meccanica. Come è nato l’amore per l’arte?
MT: Ho avuto la fortuna di viaggiare molto e visitare molte città. La città a cui sono più legato è sicuramente New York. È una città magica che mi ha regalato tantissime emozioni. È stato a New York che ho incontrato per la prima volta celebri opere d’arte moderna di artisti come Monet, Picasso, Van Gogh, Warhol, Modigliani, Kandinsky e Pollock. Questi sono i miei artisti preferiti e sono sicuramente una fonte di ispirazione. Tuttavia non è stato lì che il mio vero percorso artistico è iniziato. Tutto è iniziato durante il lockdown, durante il terribile momento della pandemia di Covid 19. Un pomeriggio, stanco di guardare Netflix e i programmi televisivi, ho chiamato un amico architetto per chiedere quale marca di matite consigliasse per chi volesse iniziare a disegnare. Ho iniziato così a realizzare i miei primi schizzi con il set di matite e, dopo diversi disegni, sono passato al carboncino, poi agli acquerelli e infine agli acrilici. È stato un continuo percorso di sperimentazione, un percorso per non mollare mai e inseguire sempre i propri sogni.
RE: Al Castello Visconteo di Trezzo si può ammirare la tua prima mostra. Quante opere ci sono in esposizione e quali sono i temi che hai affrontato nei tuoi dipinti?
MT: In mostra ci sono una quarantina di opere, un terzo circa delle produzioni che ho realizzato in questi ultimi anni. Sono tutte illustrate con un cartello che spiega il titolo e, soprattutto, la filosofia e il pensiero che mi ha portato a creare quella tela o quell’installazione. Non mi concentro mai su un solo tema, ma cerco di esprimere tematiche diverse tra loro, come l’uso improprio della plastica, il pianeta Terra o la violenza di genere. Anche durante il processo creativo non mi focalizzo sui temi: magari nasce prima il dipinto e poi lo collego a un pensiero.
RE: Tra le opere presenti alla mostra quali sono le più particolari?
MT: Sicuramente «Fiducia», un’opera dipinta su vetro, poi frantumata con un martello e risistemata con uno nastro adesivo trasparente. Il tutto per indicare un sentimento rotto, una fiducia che non tornerà mai più come prima, nonostante il tentativo dello scotch di rimediare al danno. Oppure si potranno vedere due tele con un mio ritratto: uno in versione artistica e l’altro in versione realistica. In esposizione ci sarà anche un disegno di una ragazza giapponese che ho fatto quattro anni fa e che, oggi, ho rivisto con nuovi tratti e con una toppa rossa sulla bocca, realizzata con una striscia rossa: l’eco del silenzio forzato, quello che le donne non possono dire, una libertà mancata.
RE: Cosa rappresenta per te l’arte?
MT: Ormai l’arte è una parte integrante di me, non ne posso più fare a meno, come se fosse la mia ombra. Sono sempre in fermento creativo e immagino sempre nuovi progetti. Al momento sto elaborando un’opera sulla guerra: una grande tela cilindrica che avvolge lo spettatore e gli permette di percepire gli orrori della guerra. La tela sarà tutta nera perché la guerra porta solo buio e oscurità, con una striscia rossa sul basso a simboleggiare il sangue e con dei sassolini a rappresentare gli edifici distrutti dai bombardamenti. In alto vorrei utilizzare dei petali rossi per rappresentare le persone che hanno perso purtroppo la vita in un conflitto.
RE: Dopo Trezzo, hai in programma un’altra mostra?
MT: Sto lavorando per portare l’esposizione dopo l’estate in un altro comune del Milanese. Una cosa per volta, anche perché non sono un artista di professione, ma devo coniugare gli impegni con il lavoro. Sicuramente in questi mesi continuerò a dare forma alle mie idee.
Per continuare a scoprire l’arte di Mirko vi consigliamo di fare un salto sul sito internet dell’artista, una galleria d’arte virtuale per entrare nei colori e nel mondo creativo del 47enne.