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#allamiaetà: Ornella Bramani, la signora che i libri li legge e li fa

Articolo. Direttrice artistica della «Fiera dei Librai» e titolare della casa editrice Lubrina Bramani, tra volumi di storia locale, cataloghi d’arte, saggistica e narrativa. «Anche se un libro venderà poche copie, quando decidi che ne vale la pena ti convinci che puoi farcela»

Lettura 4 min.
Ornella Bramani (Bedolis)

Ornella Bramani sul suo comodino ha tre libri. Il primo del cantautore Ermal Meta, «Domani e per sempre», «un volume piuttosto importante di cinquecento pagine», quello di Veronica Pivetti, «Tequila bang bang. Un giallo messicano», «molto spumeggiante e divertente, ha un qualcosa di Tarantino» e il terzo è dello storico Duccio Balestracci, «Stato d’assedio. Assedianti e assediati dal Medioevo all’età moderna», «un excursus che rivela quanto la storia si ripeta, molto interessante». Tre libri sul comodino e altri 780 titoli in magazzino.

I primi tre volumi appartengono a Ornella Bramani, direttrice artistica della «Fiera dei Librai» e di altre iniziative culturali in città e provincia, sono alcuni dei protagonisti delle presentazioni dell’edizione di quest’anno. Tutti gli altri invece sono parte di una sua seconda anima, quella da editrice della Lubrina Bramani, un’avventura cominciata a metà anni Novanta insieme a un gruppo di amici e proseguita in solitaria fino ad oggi, tra volumi di storia locale, cataloghi d’arte, saggistica e narrativa.

Una storia di un amore per i libri nata quasi per caso, dopo vent’anni trascorsi in azienda. Nel cassetto dei sogni, infatti, l’editrice non aveva romanzi e monografie, ma una laurea in matematica, che l’aspettava dopo il diploma di ragioneria al Vittorio Emanuele. I casi della vita l’hanno però portata a seguire altre traiettorie. «Quest’anno, in cui l’Istituto Tecnico Commerciale celebra il suo centenario, mi fa sorridere trovarmi da direttrice artistica della “Fiera dei Librai” proprio nel Piazzale degli Alpini, davanti alla mia scuola. Non siamo sul Sentierone, non è un luogo di passeggio, ma sicuro è un luogo di passaggio, dalla Stazione al centro cittadino e un buon modo per ricominciare».

La prima prova di Ornella Bramani alla «Fiera dei Librai» è nel 2015, «un esordio con Dario Fo – ricorda – Prima la fiera aveva pochi nomi di prestigio, poi ho cominciato a chiamarne un po’ di più, lui è stato il primo, poi è arrivata un’autrice come Dacia Maraini e molti altri». In questa edizione a lei si è affiancata Serena Anselmini di Sottovuoto, «una persona che ha età, visioni e gusti diversi, un segno di rinnovamento, molti degli ospiti scelti sono frutto delle sue intuizioni».

L’intuizione e la capacità di “vedere” il potenziale dell’autore o dell’autrice sono fondamentali, non solo nello stendere un calendario di una fiera come quella dei Librai, ma anche nel gestire una casa editrice. Scegliere è tutto. «Leggo tantissimo, sia come editrice per scegliere cosa stampare, sia come collaboratrice con altre case editrici, per cui offro pareri e valutazioni – spiega Ornella Bramani – In questi ultimi anni le cose sono molto cambiate rispetto ai Novanta: ora escono circa 200 libri al giorno, c’è una produzione altissima e spesso in vetrina adesso non arrivano scrittori, ma sempre più influencer, cantanti, attori o conduttori radiofonici, persone che di mestiere non fanno libri».

Tra i libri che vanno in pubblicazione per la sua Lubrina ci sono «volumi che credo manchino o servano, anche se hanno una nicchia di lettori, come opere di storia locale, molta saggistica, cataloghi d’arte e monografie. In molti casi so che venderanno poco, ma è importante che escano».

Oggi il catalogo di Lubrina è di 780 volumi, oltre 600 dei quali editi da Ornella Bramani, ma la paternità del progetto editoriale è di Pierluigi Lubrina, raffinato editore apprezzato per le sue scelte di nicchia, ma di grande qualità, che avviò quest’avventura nel 1985. In seguito a due ictus di Lubrina, un gruppo di professionisti di Bergamo a metà anni Novanta ha preso in carico la casa editrice: «All’epoca ero a casa con due figli piccoli, non avevo in mente di buttarmi in altro – ricorda – In questo progetto ci sono entrata quasi per gioco, ho messo a disposizione le mie competenze commerciali, dovevo occuparmi di conti – ricorda l’editrice – Il mio lavoro precedente era nel mondo dell’elettronica: da una realtà molto ricca passavo a una povera, come l’editoria, ma nel contesto precedente avevo maturato esperienze su come si gestisse una società, mi è servito molto. L’idea iniziale che avevamo era di portare avanti la casa editrice mentre Lubrina si riprendeva, ma lui, tempo dopo, quando gli abbiamo proposto di tornare al comando non se l’è più sentita».

A quel punto gli altri soci si allontanano e Ornella Bramani, a parte una piccola quota della Lubrina lasciata a Ceribelli è amministratrice unica, una one woman band per l’editoria: «forte anche di persone che hanno creduto in me, non mi sono più fermata – ricorda – facevo e faccio ancora tutto da sola: dai contatti con gli autori, alla spedizione dei pacchi, al magazzino. Era nato tutto come un hobby, poi mi sono innamorata di quello che stavo facendo e fare libri si è trasformato in un mestiere: anche se non è così remunerativo, mi permette di vivere serena ed è un’attività molto interessante».

Così Ornella Bramani prende in mano il catalogo di un editore affermato in Italia come Lubrina, con molte attestazioni di stima per le sue uscite di nicchia, ma qualche problema economico. Per far quadrare i conti diventa essenziale pensare a qualcosa di più remunerativo che permetta di ripagare anche uscite importanti ma poco “fruttuose”: «ho pensato all’arte, una passione arrivata molto tardi per me, fino ai 28 anni non mi interessava, il mio tempo libero era solo fatto di sport, poi ho cominciato a frequentare la galleria di Arialdo Ceribelli e piano piano il mio interesse è cresciuto. L’occhio si esercita guardando e andando in giro a vedere mostre e opere. Più guardi e confronti e più impari e più ti appassioni. Non ti svegli una mattina appassionata, è una cosa che si coltiva, come l’amore per la lettura, con il tempo si crea un gusto preciso».

La prima collaborazione per un catalogo è con la GAMeC, che nel 1997 era fresca di apertura, a cui sono seguiti poi lavori per l’Accademia Carrara e per musei e fondazioni di tutta Italia, oltre a monografie d’artista e cataloghi per mostre importanti. «Questo tipo di pubblicazioni rende sostenibili anche libri che già so faranno piccoli numeri, ma fa parte del gioco. Arrivano da te queste persone innamorate del loro lavoro, te ne parlano e ti contagiano con le loro storie. Anche se è un libro che venderà poche copie, quando decidi che ne vale la pena e ti convinci che puoi farcela. Non c’è niente che competa con il rapporto che si crea con queste persone, con la poesia che c’è in questo mestiere, soprattutto per me che venivo da un mondo professionale dove i fornitori ti parlavano solo di auto, soldi e cose materiali. Qui i mondi degli artisti e il loro pensiero ti aprono universi, nel cervello e nel cuore».

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