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Con il poetry slam la poesia torna pop

Articolo. Una competizione di poesia serratissima. Sei poeti sul palco si sfidano a colpi di versi senz’altri strumenti che corpo e voce. Il pubblico vota e chi fa più punti vince, ma il punto non sono i punti. Il punto è la poesia stessa, che ritorna protagonista, anche stasera giovedì 11 gennaio da Edoné, dove il Maestro di Cerimonia e poeta Davide Passoni presenterà l’appuntamento bimestrale di questo format nato a Chicago a metà anni Ottanta e noto in tutto il mondo

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Sei poeti sul palco, un Maestro di Cerimonia, che sarebbe il presentatore, una manciata di regole da seguire e una giuria popolare con cinque persone pescate a caso dal pubblico per valutare con un punteggio le poesie. Completa il tutto il coinvolgimento totale di spettatori e spettatrici, che possono far sentire in ogni modo quanto gradiscono i versi proposti sul palco. Chi fa più punti vince il poetry slam : si chiama così questo format di spettacolo diffuso in tutto il mondo, che farà tappa anche da Edoné oggi (giovedì 11 gennaio) alle 21 per il consueto appuntamento bimestrale, valido per le qualificazioni del campionato della LIPS, la Lega Italiana Poetry Slam.

«Questa sera da Edoné ci sarà un personaggio pelato, che comincerà a stravolgere l’atmosfera del locale, insieme al chitarrista Ivano Cattaneo, coinvolgendo il pubblico presente» spiega Davide Passoni, il Maestro di Cerimonia dell’evento, animatore sociale e culturale brianzolo, illustratore e poeta, autore e co-conduttore di «Poetry slam!» su ZeligTv. «Quel personaggio pelato sono io, che innanzitutto spiegherò le regole del gioco: solo poesie originali, che devono essere scritte dagli stessi autori che le presentano sul palco, niente oggetti di scena, costumi o altro, solo voce e corpo, ma si può interagire con il pubblico e usare mani o piedi per dare il ritmo, ad esempio schioccando le dita. Ogni poeta ha tre minuti di tempo, regola che il fondatore del poetry slam Mark Kelly Smith ha preso dalla durata dei round della boxe».

Da un jazz club di Chicago, ai mondiali di poetry slam

È il 1986 quando Mark Kelly Smith alla Green Mill Tavern di Chicago legge alcuni suoi versi davanti al pubblico e alla fine della sua performance coinvolge il pubblico invitandolo a valutarle: fischi per quelle da bocciare, applausi per quello che più hanno apprezzato.

Nasce così il primo poetry slam, uno spettacolo pensato per ridare un ruolo popolare ai versi e non relegarli più solo alle pagine delle antologie: «La parola stessa “poesia” repelle le persone. Perché? Per ciò che la scuola le ha fatto. Lo slam la restituisce alla gente – spiega il poeta allo Smithsonian Magazine - Abbiamo bisogno che le persone parlino in modo poetico le une con le altre. Questo è il modo in cui comunichiamo i nostri valori, i nostri cuori, le cose che abbiamo imparato che ci rendono quello che siamo».

Un motivo tanto semplice e urgente, quanto l’idea si rivelerà vincente: da quelle prime performance ad oggi il poetry slam ha fatto il giro del mondo e ci sono campionati internazionali di questo format di spettacolo, studiato negli atenei, inserito nei curricula di studi di scuole di ogni grado e arrivato anche alla Casa Bianca durante la presidenza Obama. Davanti al successo e alla grande visibilità raggiunta dal poetry slam, Smith si è rivelato critico riguardo ai poeti dell’ultima ora, saliti a bordo solo per carriera, denaro e visibilità, inoltre ha sempre ribadito il vero focus del fenomeno: «nello slam il punto non sono i punti, il punto è la poesia».

«La questione della competizione è marginale: chi fa poetry slam lo sa benissimo che non è possibile dare dei veri e propri punteggi ai versi, anche se quell’elemento rende il tutto più accattivante e coinvolgente – spiega Passoni – È solo un gioco, è una sorta di momento collettivo di condivisione della poesia, ognuno con il suo ruolo. L’obiettivo è la diffusione della poesia e in Italia il movimento è cresciuto tantissimo: c’è sempre più pubblico e soprattutto anche sempre più ragazzi giovani che si approcciano alla scrittura poetica, è tutto magnifico».

Durante una serata di poetry slam ci si può trovare ad ascoltare ogni genere di poesia: «da quelle con toni ironici e satirici, a quelle introspettive o anche drammatiche – aggiunge Passoni – In scena i poeti, chiamati “slammer”, portano tutto lo spettro delle emozioni che si possono raccontare in versi: essendo un contenitore, lo slam include ogni tipo di poesia, compresa quella più tradizionale, cioè quella che finisce nei libri di scuola, ma i futuristi ad esempio facevano delle cose pazze. Sono davvero da considerare tradizionali? E poi c’è tutta quella scrittura in versi che ha legami con il cantautorato, è un mondo».

Tutto è poesia. Dagli slam, a Dylan Thomas e Rodari

L’idea di diffondere la poesia in contesti popolari, che a metà anni Ottanta ha mosso Mark Kelly Smith, ha entusiasmato anche il poeta Lello Voce, il primo a organizzare slam all’inizio del Duemila. «A uno di questi ho partecipato anch’io quando ero più giovincello, 20 anni fa – ricorda il Maestro di Cerimonia di Edoné - da lì ho scoperto un mondo nel quale poi mi sono tuffato a capofitto». Passoni, infatti, è diventato campione regionale, ha vinto il campionato nazionale di poetry slam a squadre nel 2018 e dall’unione di poesia e illustrazione è nato il graphic novel poetico «Isometria della memoria», premiato in Campidoglio nel 2023. Inoltre, accanto al poetry slam, tiene anche laboratori di poesia nelle scuole e si occupa di progetti legati a creatività e pensiero laterale con l’associazione Lateres di cui è cofondatore.

Ancora prima di scrivere versi, il poeta brianzolo è un appassionato e tra i suoi autori preferiti ci sono Dylan Thomas, vissuto nella prima metà del Novecento, e il contemporaneo Ron Padgett, «letto di recente perché citato nel film “Paterson” di cui mi sono innamorato». La pellicola di Jim Jarmusch ha per protagonista un guidatore di autobus che scrive poesie, interpretato da Adam Driver. «Non faccio distinzione tra classici e non classici, è tutto poesia – spiega – Un altro libro che mi è piaciuto tantissimo in questo periodo è “Sacro e urbano” di Isabella Capurso: molto, molto interessante, oltre ad alcuni passi di Bobby Sands e lavorando nelle scuole non posso non citare Gianni Rodari, con quella sua semplicità fondamentale per tutti».

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