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Il bergamasco, una lingua che parla di storie, cultura e tradizioni

Articolo. Da pochi giorni è acquistabile, presso la sede del Ducato di Piazza Pontida, il volume «Storia e letteratura del dialetto bergamasco. Una rassegna letteraria della lingua bergamasca dalle origini ai tempi recenti», a cura di Michele Poli e di Silverio Signorelli. Un lavoro di quattro anni che permetterà ai bergamaschi di comprendere e non perdere le proprie radici

Lettura 4 min.

Il dialetto è la lingua del cuore di tutti i bergamaschi. Appena sentiamo una parola in dialetto ci vengono in mente i nostri nonni, la nostra terra e tutti i nostri cari che magari non ci sono più. Testimone di un passato che non esiste più, il bergamasco è però più vivo che mai e mantiene accese e splendenti tutte quelle tradizioni che hanno reso speciale la nostra provincia da secoli. Per enfatizzare e valorizzare questo patrimonio, il Ducato di Piazza Pontida si è fatto promotore di un’iniziativa editoriale di particolare importanza per la città di Bergamo: la pubblicazione del volume «Storia e letteratura del dialetto bergamasco. Una rassegna letteraria della lingua bergamasca dalle origini ai tempi recenti».

Il volume è stato ideato dello storico collaboratore del Ducato Silverio Signorelli, che ha curato la stesura dell’opera insieme a Michele Poli, classe 1993, laureato in Culture Moderne e Comparate all’Università degli Studi di Bergamo con una tesi dedicata a «La commedia di Dante in dialetto bergamasco e già autore nel 2022 dei volumi «Colzate, Bondo, Barbata. Storia e leggenda» e «Candido Pasquali. Una vita per l’arte». «Si è pensato di trattare nel libro, oltre all’iter linguistico che ha generato il dialetto bergamasco, le preminenti situazioni storiche, gli avvenimenti locali, le principali trasformazioni urbanistiche – spiega Silverio – Una lingua evolve in base a questi fattori e una crescita territoriale, demografica, commerciale, culturale può influire sull’adeguamento e assestamento del linguaggio».

«L’incontro con Michele sottolinea Silverio è stata la svolta e la giusta occasione per dare concretezza alle mie aspirazioni. Chi meglio di un giovane, fresco di studi e spronato da sincera passione, avrebbe potuto caricarsi l’onere di accurate ricerche antologiche, consultazioni bibliografiche, indagini in rete e tutta quella serie di accertamenti che impone una ricerca? L’intesa fu immediata e il progetto poteva partire: a lui la titolarità dell’impresa ed io al suo fianco, da sponda».

Il volume

Il libro è nato dopo un lungo lavoro di ricerca e di studio di quattro anni. Non vuole essere una mera pubblicazione, ma una testimonianza concreta della cultura del nostro territorio negli ultimi 130 anni storia: il documento citato più lontano nel tempo risale al 1895, mentre i più recenti al 2019. «All’inizio non avrei mai pensato di pubblicare un’opera – racconta Michele Poli – Volevo semplicemente nutrire il mio desiderio di curiosità e di ricerca. Tutto è partito anni fa, quando in soffitta ho trovato una copia della commedia dialettale “Ol rè dol bombardì” di Renzo Avogadri e Giuseppe Mazza. Avevo ben presente il teatro in dialetto e quindi mi sono chiesto quali fossero le poesie o i componimenti in prosa in bergamasca. Ho cercato in internet e il primo documento che ho trovato è stato un breve articolo di Umberto Zanetti: questo testo è stato l’inizio della mia ricerca».

L’analisi è partita dai pochi autori citati nell’articolo – Benedetto Colleoni e Pietro Ruggeri da Stabello in primis – e dalla lettura de «Il fiore della poesia in bergamasco», opera del poeta e saggista Umberto Zanetti, scomparso nel 2018. «Poi, grazie al Ducato di Piazza Pontida, alla sua biblioteca e al quindicinale Giopì, ho reperito una mole considerevole di informazioni su autori e testi e mi sono ritrovato a sintetizzare, rielaborare e integrare tutti quei saggi e articoli ai quali si aggiunsero poi, via via, i manoscritti e le opere a stampa consultate alla Biblioteca Mai». Complessivamente sono stati riportati nella ricca bibliografia centinaia di documenti, con opere di decine di autori, tra i quali Renzo Avogadri, Giuseppe Meazza, Carmelo Franca, Gianmaria Citterio e Vittorio Mora.

L’obiettivo della pubblicazione è quello di proporre una storia del dialetto bergamasco e, soprattutto, della sua letteratura. Nei primi due capitoli sono spiegate le varietà diatopiche del bergamasco e la sua evoluzione nel tempo fino al XII secolo. Nei capitoli centrali, Poli ripercorre la letteratura del nostro territorio, narrando la storia della grafia a partire dal Cinquecento, il secolo delle prime poesie dialettali di Giovanni Bressani. E poi il libro offre una serie di tabelle ortografiche con i principali lemmi che hanno registrato i maggiori cambiamenti all’interno del bergamasco scritto. Chiude l’opera un capitolo dedicato alla musica e al cinema in dialetto.

«La speranza è che questa ricerca e catalogazione – sottolinea Poli – possa servire ai bergamaschi che la leggeranno a capire meglio le loro radici, la storia della loro terra , le loro tradizioni e che li sproni, magari, ad intraprendere lo studio del nostro dialetto sempre più a rischio di scomparire. Se perderemo l’uso della lingua che fu dei nostri padri e dei nostri nonni, di certo rischieremo di perdere la nostra identità, divenendo uno dei tanti indistinti granelli che compongono l’insieme del mondo».

Il Ducato di Piazza Pontida

Il volume è acquistabile presso la sede del Ducato di Piazza Pontida. La pubblicazione, edita dall’associazione e presentata ufficialmente lo scorso 16 dicembre, è stata realizzata per celebrare la nomina di Bergamo e Brescia a Capitale italiana della Cultura per il 2023. «I dialetti hanno acquistato, a partire dagli anni ‘90, una propria dignità e quest’opera di Michele Poli viene ulteriormente a rivalutare la letteratura vernacolare della nostra bella Bergamo – sottolinea Mario Morotti, Duca di Piazza Pontida – Non più una letteratura minore ma espressione di una comunità che, seppure integrata in un tessuto nazionale più ampio, mantiene viva la propria cultura e le proprie tradizioni. Un’operazione culturale in completa assonanza col Ducato di Piazza Pontida».

«Michele Poli – continua Morotti – è degno rappresentante di quella nuova scuola di studiosi dialettali che si affacciano generosamente sulla scena linguistica e letteraria locale, testimoni di una cultura e di una tradizione tuttora vive e dinamiche. Per questa ragione il Ducato di Piazza Pontida è onorato di annoverarlo tra i suoi più preparati e preziosi collaboratori».

In contemporanea all’uscita del volume, il Ducato di Piazza Pontida ha reso noto il vincitore dell’edizione speciale del premio di poesia dialettale «L’acqua en Vèrs / L’acqua ‘npoesèa», promosso dal Ducato di Piazza Pontida e dall’associazione Palcogiovani di Brescia, in collaborazione con le due sedi territoriali di Confagricoltura. A conquistare il primo posto è stato proprio Silverio Signorelli con un componimento dal titolo «Zöch de aqua», che ha conquistato la giuria per il «lodevole lavoro di ricerca e l’utilizzo di un lessico non comune che dimostra una forte conoscenza della lingua. Questa poesia è un libero respiro di rime».

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