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«Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte», un libro per guardarsi allo specchio

Articolo. Sabato 14 ottobre alle 21 «Fiato ai Libri» fa tappa al Cineteatro Carisma di Gorlago. Michele Marinini, voce narrante, salirà sul palco insieme all’Orchestra d’archi “La nota in più” per raccontare la storia di Cristopher, un ragazzo con la sindrome di Asperger

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«Quelli che vanno nella mia scuola sono stupidi. Solo che non mi è permesso dirlo, anche se è vero. Vogliono che dica che hanno delle difficoltà nell’apprendimento o hanno delle esigenze particolari. Il termine tecnico esatto è Gruppo H. [..] Ma anche questo è stupido perché qualche volta i bambini che frequentano la scuola di fronte alla via ci vedono passare per strada quando scendiamo dal pulmino in fondo alla strada e ci urlano dietro “Gruppo H, gruppo H”».

Ho voluto esordire con questo passaggio del libro perché è quello che mi ha permesso di conoscere Cristopher quando, ai tempi dell’università, stavo cercando del materiale per la mia tesi. Volevo (e pretendevo di), tra le altre cose, trovare una quadra tra la miriade di parole e terminologie con cui si cerca di etichettare la diversità.

Il caso ha voluto che questo sia stato per me anche il punto di contatto con Michele Marinini, voce che sabato 14 ottobre, per «Fiato ai Libri», leggerà la storia di Cristopher Boone, un caso tutt’altro che strano. «Io andrò in scena con un’orchestra che è composta da musicisti professionisti e da ragazzi che hanno sindromi di vario tipo: autismo, disabilità cognitive eccetera. Rispetto a questo Gruppo H, mi piaceva proprio l’idea che all’interno dello spettacolo ci fosse un momento in cui sono questi ragazzi che pronunciano questa frase. Che era proprio questo inveire che facevano gli altri alunni della scuola quando li vedevano scendere dal pullmino».

«Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte» di Mark Haddon è un romanzo che, attraverso gli occhi del giovane protagonista affetto da autismo, ci offre un prisma multicolore mediante il quale osservare e riflettere sulla società contemporanea. In un mondo in cui l’individualismo e l’alienazione sembrano essere diventati la norma, il viaggio di Christopher ci invita a esplorare le sfumature dell’empatia, della comprensione e dell’accettazione dell’altro.

Christopher, con la sua prospettiva, ci mostra come la società spesso tenda a marginalizzare e isolare coloro che non si conformano agli standard convenzionali di normalità e che ci affrettiamo a etichettare come «diversi». La sua lotta quotidiana contro un mondo che non comprende e che trova spesso ostile è un monito potente contro l’intolleranza e l’indifferenza che permeano il nostro rapporto con l’altro. La sua percezione acuta e non filtrata della realtà ci costringe a riflettere su quanto spesso diamo per scontate le convenzioni sociali, senza mai metterle in discussione.

«Di solito per i miei spettacoli vado sempre a cercare dei classici, oppure dei contemporanei che però hanno già una specie di dimensione del classico, cioè che sono in grado di parlare a chiunque, abbracciando dei valori universali. Questo esperimento per me è nuovo perché riporta un po’ a quello che a volte faccio utilizzando la voce dal punto di vista musicale in qualità di cantante, cioè il fatto di rivolgermi a qualcosa che è più popular» spiega Marinini.

L’autore del libro utilizza deliberatamente una struttura narrativa familiare, quella del giallo, per attirare il lettore, ma il suo vero obiettivo non è raccontare un mistero convenzionale. Il giallo, in questo contesto, funge da esca, un brillante orpello letterario progettato per catturare l’attenzione. Attraverso la lente di un mistero apparentemente semplice, il libro ci invita a riflettere su questioni complesse e sfaccettate, sfidando i nostri preconcetti e ampliandone la nostra comprensione. In questo modo, «Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte», diventa un’opera letteraria profonda e coinvolgente che affronta temi più urgenti e complessi come quello della disabilità.

«Anche la mia drammaturgia l’ho costruita come una specie di imbuto, è una specie di tranello quello che io do al pubblico. Perché prendo la questione legata alla disabilità, all’autismo e ai disturbi comportamentali, per mettere in rilievo che tutti hanno dei disagi educativi, tutti hanno delle sindromi e tutti hanno dei bisogni speciali dal punto di vista sia dell’apprendimento che della socialità. Quindi sarebbe ora di potersi parlare semplicemente tra persone senza mettere avanti una serie di etichette e categorie. Soprattutto perché le etichette parlano molto più spesso di chi le appioppa che delle persone sulle quali vengono apposte».

Il libro, inoltre, mette in luce la complessità delle relazioni familiari in un’epoca caratterizzata da crescenti tensioni e rotture. La famiglia di Christopher è un microcosmo che riflette le dinamiche e i conflitti della società più ampia. La separazione dei suoi genitori, i segreti e le bugie, la lotta per la comunicazione e la comprensione reciproca sono temi universali che risuonano profondamente in un mondo in cui i legami umani sembrano essere sempre più fragili e precari.

«Quando si parla di questo tipo di sindromi, a livello di rappresentazioni viene riconosciuto il fatto che spesso e volentieri le persone autistiche hanno una particolare capacità mnemonica o sono brave in matematica. Posso ricordarti un film che è “Rain Man” con Dustin Hoffman e Tom Cruise di Barry Levinson, che se vogliamo è stato uno dei primi a sdoganare per il grande pubblico in maniera così aperta quelle che erano le enormi capacità di queste persone. Però va detto che in quel tipo di narrazione l’individuo era visto come un animale da baraccone e veniva trattato come l’elefante che riesce a stare in piedi sulla palla oppure il delfino che riesce a saltare il cerchio. In questo senso questo filone narrativo è stato inaugurato da Tod Browning col film “Freaks” del 1932».

«Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte» utilizza certi stratagemmi narrativi e preconcetti comuni riguardo all’autismo per poi abbandonarli gradualmente. L’autore ci introduce inizialmente in un mondo familiare, sfruttando ciò che il lettore potrebbe già sapere o credere di sapere sulla disabilità. Tuttavia, man mano che la storia si sviluppa, questi elementi vengono lasciati alle spalle, guidandoci sempre più in profondità nella mente e nel cuore del protagonista.

Il libro ci invita a immergerci nel mondo di Christopher, permettendoci di vedere le cose attraverso i suoi occhi e di comprendere il suo unico modo di ragionare. «Credo che questo romanzo colmi una mancanza del lettore in questo caso. Perché alla fine addirittura in me è scattata un’invidia nei confronti di Cristopher. Perché il suo universo dal punto di vista esterno viene visto come incrinato e difettoso. Ma in realtà lui, dal suo punto di vista, dal suo centro, ha una visione delle cose che è davvero di grandissima omogeneità e chiarezza».

In Cristopher non c’è malizia, non c’è quella cattiveria di fondo che caratterizza l’animo umano. Manca quella componente utilitaristica che talvolta permea le relazioni. «Di solito non mi permetto di storpiare le parole degli autori però ho sintetizzato il mio pensiero in una piccola locuzione che ho aggiunto io al testo. C’è un momento in cui Cristopher fa l’elenco dei suoi disturbi comportamentali: “Uno dei miei problemi è che dico cose scomode”. Io ho aggiunto: “Come la verità”. “Persona” significa maschera in greco e Christopher di maschere non ne ha. Quindi è il fatto di non avere maschere che può spaventare chi guarda da fuori. L’autore ci descrive questa maschera, ma leggendo il libro ci si rende conto che, se si entra dentro la testa del protagonista, si finisce come per guardare sé stessi nello specchio».

I supereroi americani, anche quelli che vediamo al cinema come Superman, Spiderman e Capitan America, hanno sempre un qualcosa di ridicolo, di fumettistico, perché il loro strapotere diventa comico. Ecco perché il romanzo o il film in cui c’è quello troppo bello, quello troppo bravo, quello troppo ricco, spesso e volentieri porta all’esito contrario. Invece, quando ci sono appunto delle incrinature, quando ci sono delle mancanze, è più facile riconoscersi nei personaggi.

«Sono un amante della Lost Generation – racconta Marinini – con la grande invenzione dell’Io Soggettivo di Hemingway, ma anche di William Faulkner, di Fitzgerald e della drammaturgia contemporanea. Mi riferisco, per esempio, a “Il figlio” di Philipp Meyer o a “Kavalier and Clay” di Michael Chabon, nei quali il personaggio protagonista è di fatto un cowboy che ha perduto l’amore, è un soldato che non ha più colpi nella pistola, è un operaio che ha perso il posto di lavoro, è un marinaio che non è riuscito a raggiungere la sua nave. Credo che questa dimensione così umanizzante sia quello che funziona in queste narrazioni».

Quando le grandi storie hanno come protagonisti questi outsider, questi perdenti, ogni uomo nella sua finitezza può raccordarsi a questo pezzo mancante. Non a caso, al cuore di ogni grande romanzo c’è una ricerca, un desiderio di conquistare qualcosa di perduto. Che si tratti di una persona, di un obiettivo o di una comprensione, ogni storia narra di un personaggio che cerca di colmare una mancanza. «Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte» non fa eccezione, e attraverso la sua narrativa ci ricorda che, indipendentemente dalle nostre differenze, tutti condividiamo queste esperienze fondamentali e queste aspirazioni universali.

Non ci resta, dunque che presentarci sabato 14 ottobre a Gorlago per provare a risolvere il mistero.

EVENTO 191606

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