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La Torre del Sole, da Brembate di Sopra un viaggio per capire il cosmo

Articolo. Da 2003 è attivo nel Comune dell’Isola un osservatorio astronomico che permette a migliaia di visitatori di ammirare le meraviglie dell’universo. La struttura offre anche numerose esperienze per gli studenti, con progetti specifici per elementari, medie e superiori

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Da quando la nostra specie ha cominciato a muovere i primi passi sulla Terra, la curiosità per ciò che si cela oltre il cielo è stata insaziabile. Alzando lo sguardo verso la volta celeste, l’uomo antico si è trovato a contemplare gli astri, chiedendosi che significato avessero e in che modo potessero influenzare il nostro mondo. Con il passare del tempo, Sole, Luna e stelle sono diventati punti di riferimento per la navigazione e la datazione, spiegazioni ai fenomeni naturali e materializzazioni di divinità, fino a diventare oggi parte di un universo che scrutiamo alla ricerca di spiegazioni alle più complesse domande poste dalla scienza moderna.

Per quanto riguarda la nostra provincia, uno dei punti più celebri da cui osservare “lo spettacolo” dell’Universo è sicuramente la Torre del Sole, un complesso che sorge in uno dei parchi di Brembate Sopra e che ha una storia particolare, che mi è stata raccontata per l’occasione dal direttore Davide Dal Prato.

La storia della torre

Normalmente non mi soffermerei sulla mia passeggiata nel parco prima dell’incontro con Dal Prato, ma credo che in questo caso la premessa sia d’obbligo. Camminare in direzione di una torre solare circondata da riferimenti al cosmo di varia natura tra disegni e installazioni varie fa decisamente un certo effetto, soprattutto se si è appassionati di materie scientifiche e, va detto, di cultura Sci-fi. La stessa struttura, alta più di trenta metri e circondata da anelli in metallo, dà l’impressione di essere uscita da una copertina di qualche libro di fantascienza.

Incontro il direttore Dal Prato nella reception della struttura. Una persona estremamente socievole e alla mano che, dopo i classici saluti di rito, si offre di farmi da guida per una visita alla struttura. Ci dirigiamo così verso l’ascensore e, nel mentre, pongo la mia prima domanda: Come è nata la Torre del Sole? «Dalla mancata demolizione di una vecchia cisterna». Ammetto che mi sarei aspettato tutt’altro tipo di genesi per un osservatorio astronomico, magari legata a fondi per la ricerca stanziati appositamente o bandi statali di qualche tipo. «Quella in cui ci troviamo ora è la vecchia cisterna di Brembate Sopra. Storicamente serviva per rifornire d’acqua il paese ma, con il passare degli anni, il volume d’acqua che poteva contenere era diventato insufficiente per le esigenze del paese e ne è stata quindi costruita una sotterranea molto più capiente. Nel 2003, a pochi mesi dalla data prevista per la demolizione, arriva in comune un progetto per il riutilizzo della cisterna come “torre solare”, ovvero una struttura dedicata all’osservazione del sole. Da qui, il resto è storia».

Le porte dell’ascensore si aprono ed entriamo all’interno dell’ex cisterna, in cui campeggia un enorme telescopio per l’osservazione del cielo notturno. Davide mi illustra il funzionamento della torre, dalle procedure di apertura della cupola al settaggio dei parametri per il posizionamento delle lenti. Dato il meteo favorevole, tentiamo un esperimento di osservazione del sole e, durante le procedure, chiedo alla mia guida perché si sia utilizzata proprio una cisterna per creare l’osservatorio.

«La struttura delle cisterne a torre è praticamente identica a quella delle torri solari. Per l’osservazione del sole serve un telescopio verticale in grado di non essere influenzato da vibrazioni e oscillazioni. La luce viene convogliata in esso da un sistema di specchi orientati verso la nostra stella. Il vantaggio della cisterna è quello di avere una colonna centrale in cemento in cui viene incanalata l’acqua. Noi abbiamo solo tolto i tubi». Capisco finalmente che l’intera struttura è il telescopio, cosa che mi ha lasciato a bocca aperta, soprattutto dopo aver saputo che con i suoi oltre trenta metri rappresenta una delle torri solari più alte d’Italia.

Il lato didattico

Una volta completato il settaggio degli specchi, riprendiamo l’ascensore per raggiungere la base della torre. Qui, tramite l’osservazione di un riflesso a terra che Davide mi spiega essere una sorta di mirino, viene regolata la posizione dell’ultimo specchio, ovvero quello che renderà possibile la visione della superficie del sole. Sul muro di fronte a noi compare finalmente l’immagine del nostro astro: una “palla” bianca su cui riusciamo ad individuare alcune piccole macchie nere, note con il nome di «macchie solari». L’immagine, nonostante qualche lieve interferenza dovuta a nuvole di passaggio, risulta nitida e di facile consultazione.

Sarebbe ovviamente impossibile riportare in queste poche righe tutte le spiegazioni che Dal Prato mi ha fornito riguardo lo studio del sole, soprattutto considerando che quella da noi sperimentata era solo una delle possibili modalità di osservazione, ma rimane il fatto che la possibilità di ammirare così da vicino l’astro che permette la vita sul nostro pianeta è un’esperienza emozionante che credo chiunque debba fare. Lasciamo il laboratorio di fisica solare, ovvero la stanza in cui abbiamo effettuato l’osservazione, e ci dirigiamo in direzione di una voce che parla al microfono.

Davide mi fa segno di abbassare la voce e, attraverso una porta e un manto di spesse tende di velluto, entriamo nel planetario in cui una classe delle scuole medie sta assistendo ad una lezione sulle costellazioni dell’emisfero australe. Mantenendo un tono di voce basso, il direttore mi spiega che quello nella stanza è un sistema totalmente digitale, in grado anche di proiettare video a 360°. «Uno strumento di altissimo valore didattico e un ottimo piano B per i ragazzi in caso di pioggia». Lasciamo la stanza e, nel breve viaggio di ritorno verso la reception, passiamo per una sala conferenze in cui un’altra classe sta affrontando una lezione, a riprova di quanto l’insegnamento sia la base su cui poggia l’intero progetto.

La Torre del Sole, infatti, offre tra i suoi servizi una vastissima gamma di esperienze per scuole elementari, medie e superiori, sia all’interno della struttura, sia con progetti negli istituti (lo stesso Dal Prato, dopo avermi fatto da cicerone, si è recato in una scuola media a tenere una lezione).

Il futuro della struttura

Arriviamo in reception e, dopo aver parlato della nascita della Torre del Sole e averne visto il presente grazie alle attività didattiche con i ragazzi, chiedo a Davide cosa vede nel futuro dell’osservatorio. «La maggior parte dei nostri progetti al momento è già più che collaudata, la sfida per il futuro è quella di continuare a migliorarsi per offrire un’esperienza sempre più completa per i nostri ospiti. Una volta c’era un progetto per creare un secondo piano sopra la reception per dedicarlo ad una biblioteca per bambini e uno spazio espositivo, oltre a fantasie su un piccolo bar a tema spaziale e cose simili, però ovviamente servono fondi e personale. Diciamo che, a voler fissare un obiettivo raggiungibile, mi piacerebbe tessere rapporti con altre strutture, realizzando una rete in cui condividere programmi e avvenimenti».

Ci salutiamo e, ringraziando sinceramente per l’esperienza, pongo la domanda finale, ovvero come aiutare la struttura a continuare a vivere. «Per le aziende, sarebbe bello avere una sponsorizzazione che ci permetta di finanziare i nostri progetti, per i privati, semplicemente partecipando agli eventi che organizziamo. A partire dal sette aprile, tutte le domeniche del mese organizzeremo incontri per ragazzi incentrati sullo studio del sole e spettacoli al planetario, ma avremo anche incontri settimanali dedicati all’osservazione della luna e delle stelle».

Lasciando la Torre del Sole, mi rendo conto di aver chiesto a Davide la metà di quello che avrei potuto chiedere. Dal come funzionano determinati macchinari, a quali fossero le migliori cose da osservare nel cielo in questo periodo e così via. Il fatto è che entrare in un posto così pieno di stimoli e possibilità crea automaticamente nuove domande, alimentando la curiosità e stimolando naturalmente il desiderio di apprendere. È come se, all’improvviso, qualcuno aprisse una finestra sul tetto di casa e ti dicesse che da lì è possibile guardare cosa succede nell’universo. Non saprai mai quanto effettivamente potrai guardare, ma da quel momento non riuscirai più a distogliere lo sguardo.

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