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Conservare un’emozione in una carta: quando il grading incontra l’arte

Articolo. A Bergamo, Filippo Fadini trasforma le carte da gioco in ricordi incapsulati e rivela la parte più bella del collezionismo

Lettura 4 min.
Filippo Fadini

In alcuni dei precedenti articoli riguardanti i TGC – ovvero quella categoria di giochi di carte collezionabili di cui fanno parte Magic: the Gathering, Pokémon e affini – abbiamo incontrato la parola grading riferita alla possibilità di ricevere una valutazione sullo stato di stampa e conservazione di una carta. Questa procedura, a cui segue una fase di incapsulamento della carta in contenitori appositi per preservarne l’integrità, viene eseguita da aziende specializzate che, negli ultimi anni, stanno trovando un riscontro sempre più positivo da parte dei collezionisti. Per capire i perché della crescita di questo fenomeno, sono andato a trovare Filippo Fadini, la mente dietro la realtà bergamasca GEM, acronimo di Grading Encapsulation Master.

Dopo una breve chiacchierata tramite social, io e Filippo ci diamo appuntamento al Dragon Animation di via San Bernardino a Bergamo, il negozio di carte da gioco che fa anche da sede per GEM. La simbiosi tra le due realtà si nota sin dal primo sguardo all’interno della stanza principale: box di carte da gioco e carte singole incapsulate si alternano nelle vetrine, con loghi e disegni dai colori accesi che rimandano ai più svariati brand orientali (alcuni dei quali, devo ammetterlo, a me sconosciuti).

Parlando con lui, scopro che è da sempre appassionato di disegno e, in generale, di creazioni artistiche. Le pareti del negozio sono infatti totalmente decorate da Filippo, così come il suo studio. Nel 2022 fonda GEM insieme a Bozhang Zhu -Bill e si specializza nella gradazione di carte con personalizzazione della capsula di conservazione, seguendo una filosofia di collezionismo meno legata alla speculazione economica e più al concetto di valorizzazione artistica.

Come funziona il grading

Cominciamo a discutere di collezioni, mode e brand, perdendoci in piacevoli chiacchiere a tema geek per parecchi minuti. Vedendo però parecchie carte in negozio con valutazioni ed etichette differenti, chiedo a Filippo, di spiegarmi quali sono le operazioni che esegue durante il processo di grading. «Parto da una premessa: dato che il grading è una valutazione dello stato di stampa e conservazione di una carta, la cosa più importante che può fare un cliente è proteggerla bene. Molti non ci pensano, mettono la carta in un album senza bustine protettive – le cosiddette sleeve – e poi si lamentano se la carta si graffia o si rovina. In ogni caso, quando ci arriva una carta, facciamo un video e chiediamo al cliente di fare lo stesso, così tutti hanno prova dello stato iniziale. Noi abbiamo tre servizi di gradazione. Il “Fast Grading” è il più richiesto: è veloce e semplice, senza dettagli extra, ideale per chi vuole rivendere le carte subito. Lo “Standard” è più sobrio e minimale, per chi preferisce un approccio neutro. Infine c’è il servizio misto, che combina grafica e dettagli testuali ed è il nostro prodotto principale».

«La scelta del servizio – continua Fabio – determina anche quanto tempo ci vuole per completare l’ordine. Per la gradazione usiamo sia strumenti tradizionali, come occhio e mano, sia microscopi. Valutiamo con un voto da 1 a 10, dove 10 rappresenta la perfezione, la centratura della stampa e lo stato di conservazione di superficie fronte-retro, angoli e bordi. Una volta ottenuti tutti i punteggi, facciamo la media e troviamo la valutazione finale della carta. Una carta può ricevere un punteggio massimo anche se non è perfettamente centrata, purché gli altri parametri siano eccellenti. Dopo la valutazione preparo le etichette, spesso concordate a livello grafico con il cliente, che stampiamo su fogli olografici e posizioniamo manualmente sulle capsule che verranno usate per sigillare la carta. La fase più delicata è proprio quella di incapsulamento, poiché se la carta si muove durante il processo rischia di rovinarsi. Infine, fotografiamo le carte per mostrare al cliente il lavoro finito. La nostra filosofia è che ogni carta deve avere qualcosa di unico, anche all’interno di lotti simili».

Normalmente, le etichette apposte sulle capsule sono standard e monocromatiche. Una scelta fatta da case di livello internazionale per dare una sensazione di ufficialità e chiarezza al prodotto finale. Filippo però non è della stessa idea. Mi spiega che la sua idea di «valore» di un pezzo da collezione non si basa sulle mere quotazioni di mercato, ma sulle emozioni che questo suscita nel suo proprietario. Proprio mentre mi parla di questo concetto, vedo entrare dalla porta un cliente venuto a ritirare la propria carta gradata. Aspettandomi la classica carta di Pokémon, scopro che in realtà si tratta di una cartolina che consegnavano fuori da uno stadio di baseball a New Orleans. Ridendo, mi dice che di quelle cartoline ne avranno consegnate a migliaia quel giorno ma, siccome era la prima partita che vedeva dal vivo negli Stati Uniti insieme a degli amici, ha voluto conservare un ricordo incapsulando la carta.

Insieme a Filippo, il cliente ha deciso che sull’etichetta – ovviamente priva di voto – sarebbero dovute comparire le fotografie dello stadio, del gruppo di amici e del risultato finale della partita. Così, quella che per un fan del baseball statunitense era solo l’ennesima cartolina senza valore, per un appassionato bergamasco è diventato un ricordo si un’esperienza per lui unica. «Come una bella cornice valorizza un ottimo quadro, una capsula personalizzata valorizza la propria carta da collezione. Certo, diventa difficile rendere unico ogni design quando ti arrivano trenta carte identiche da gradare, ma in ogni etichetta cerco di mettere qualche dettaglio unico, sia per compiacere il cliente finale, sia perché altrimenti non ci troverei gusto».

Valutare e conservare

Sebbene il concetto di collezione e valutazione sia quasi sempre visto in chiave speculativa, vedendo lavorare Filippo mi sono reso conto di quanto, nonostante le rigide procedure di valutazione delle carte, il collezionismo nella sua accezione positiva ritorni a quella sensazione che avevamo da bambini quando guardavamo il nostro gioco preferito. Un momento che ci regalava sensazioni positive soltanto senza badare a mode o valore di mercato. Un pensiero che va in contrasto con la compravendita compulsiva di persone – spesso non appassionate – che viene vista sempre più di cattivo occhio dai gruppi di giocatori.

Ancora una volta il mondo nerd, troppo spesso dipinto come una sorta di «covo di emarginati», si rivela essere una realtà di appassionati che danno valore ai propri ricordi e alle proprie esperienze. Questo stesso articolo è solo una minima parte delle due ore passate a discutere di esperienze comuni insieme a Filippo e a i suoi clienti, in un clima di divertimento scevro da pregiudizi e, quindi, un momento di valore che rimarrà con me grazie ad una carta realizzata e donata da Filippo.

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