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Quando i bambini andavano scalzi da Santa Lucia per ringraziarla

Articolo. Santa Lucia, simbolo di luce nel buio del 13 dicembre, porta doni ai bambini dopo averne valutato la condotta. La tradizione, diffusa tra Bergamo e altre province, nasce nel Settecento a Verona: i piccoli, guariti agli occhi, compivano un pellegrinaggio a piedi nudi in segno di voto

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Appena prima di Natale, quando le notti sono ormai lunghe e buie, Santa Lucia «scende giù dalle sue grotte», come cita la nota filastrocca che genitori e nonni cantano per calmare figli e i nipoti ancora svegli, impazienti di vedere cosa porterà loro la Santa insieme al suo asinello. Alla contentezza si accompagna un po’ di paura: bambini e bambine sanno che Santa Lucia esaminerà la loro condotta prima di scegliere se lasciare dei doni o… il carbone!

Non è un caso se la festa di Santa Lucia cade il 13 dicembre. Oltre a essere il giorno in cui, sotto l’imperatore Diocleziano, Lucia venne martoriata nel 304, esso corrispondeva nel calendario giuliano al solstizio d’inverno, la notte più lunga dell’anno. La celebrazione della Santa, il cui nome fu etimologicamente collegato (non del tutto correttamente) al latino lux, è diventata dunque simbolo della luce che, lentamente, vince sulle tenebre. Dopo la riforma introdotta da Papa Gregorio XIII nel 1582, il calendario gregoriano ha fissato il solstizio d’inverno attorno al 21 dicembre. Tuttavia, la notte tra il 12 e il 13 dicembre rimane per i bambini, così come per i più grandi, una tra le più lunghe dell’anno.

Festeggiata a Bergamo e nella vicina Brescia, Santa Lucia porta doni anche nelle province di Cremona, Lodi e Mantova e viene celebrata in Svezia. La tradizionale letterina, spesso lasciata sull’uscio di casa o portata in una delle numerose chiese intitolate alla Santa, viene scritta anche dalle bambine e dai bambini di alcune zone dell’Emilia-Romagna e di Verona. Ma da dove deriva questa usanza?

Nel libro «Lucia la martire», la studiosa Maria Stelladoro, specialista di paleografia e codicologia greca presso la Scuola vaticana di paleografia, diplomatica e archivistica, colloca l’arrivo di Santa Lucia con il suo asinello carico di doni – trainato da Gastaldo, dal longobardo gastald, ossia «fattore di campagna» – proprio nell’area veronese. La consuetudine risalirebbe al Settecento, quando soprattutto tra i bambini si diffuse un’epidemia di malattie agli occhi. I genitori e i familiari invocarono l’aiuto della Santa, protettrice della vista, facendo voto di portare ogni 13 dicembre i loro figli in pellegrinaggio a piedi nudi nella sua chiesa. Ricevuta la guarigione, il voto divenne tradizione. Essendo inverno, non fu facile convincere i più piccoli a percorrere scalzi la strada prevista per il pellegrinaggio. Così i genitori ricorsero a uno stratagemma: convinsero i bambini che Santa Lucia avrebbe riempito scarpe e calze, lasciate a casa, con doni e dolciumi.

In molte case rimane ancora oggi la tradizione di lasciare le proprie calzature sull’uscio di casa la sera del 12 dicembre. I bambini devono poi addormentarsi presto e tenere gli occhi chiusi: se la Santa li dovesse trovare svegli, verranno accecati dalla sua cenere!

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