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«Storie dal backstage». Cosa resterà della Capitale della Cultura 2023 in quattro puntate

Articolo. È andato in onda ieri sera su BergamoTV il primo di quattro appuntamenti dedicati ai molti progetti sostenuti da Fondazione della Comunità Bergamasca attraverso il bando «Capitale della Cultura 2023». Protagonisti della puntata, l’arte e il teatro partecipati de «Il mantello di Arlecchino» e la creatività di «Baleno Festival». Se ve la siete persi, potete rivederla qua!

Lettura 2 min.
Un momento di socialità all’interno di Baleno Festival 2023

Cosa rimarrà sul territorio di quei «legami di comunità» che sono stati costruiti nell’anno della Capitale Italiana della Cultura? Com’è cambiata la qualità della vita di chi abita la nostra città? Siamo diventati (o diventeremo) cittadini più consapevoli, accoglienti, inclusivi? A queste e ad altre domande tenterà di rispondere «Storie dal backstage», una trasmissione promossa da Fondazione della Comunità Bergamasca che ha fatto il suo debutto ieri sera su BergamoTV.

L’anno scorso, nel ricco palinsesto di iniziative per la Capitale, Fondazione Cariplo, insieme alle Fondazioni di Comunità Bergamasca e Bresciana, ha messo a disposizione 3,5 milioni di euro per sostenere 92 progetti culturali diffusi, di cui 42 nella nostra provincia.

«Storie dal backstage» si propone di raccontare proprio alcune di queste iniziative, iniziative capaci, come precisa il presidente di Fondazione della Comunità Bergamasca Osvaldo Ranica «di favorire concretamente la partecipazione dei cittadini, con una particolare attenzione alle fasce di popolazione con minori opportunità di fruizione culturale e agli abitanti delle aree del territorio più marginali e geograficamente più distanti dai due comuni capoluogo».

Protagonisti della prima puntata sono stati « Il Mantello di Arlecchino », un’iniziativa di arte e teatro partecipati che ha coinvolto i residenti dei quartieri Pignolo e Borgo S. Caterina nella realizzazione di un’installazione artistica, e « Baleno Festival », l’happening culturale delle Officine Tantemani che da qualche anno contribuisce a trasformare il quartiere della Malpensata, storicamente considerato difficile, in un luogo di incontro e di «contaminazione» tra culture diverse, un luogo dove le diversità diventano risorsa.

L’arte e il teatro di comunità de «Il Mantello di Arlecchino»

Ne abbiamo parlato anche in questo articolo. Appesa alla facciata del Palazzo dell’Ex Centrale Telefonica in via Tasso, spicca dall’inizio del mese di giugno una lunga catena di camicie colorate. L’opera si chiama «Waves of Life», «Onde di vita», ed è stata realizzata dall’artista finlandese Kaarina Kaikkonen con il contributo dei cittadini, che hanno deciso di donare parte dei loro vestiti.

L’installazione è solo uno dei perni de «Il Mantello di Arlecchino», un progetto di teatro e arte partecipati ideato dal TTB Teatro tascabile di Bergamo – Accademia delle Forme Sceniche in dialogo con l’Amministrazione Comunale di Bergamo e condiviso con HG80 Impresa Sociale. Giunta alla sua seconda edizione, l’iniziativa si è allargata quest’anno anche a Brescia, con lo scopo di «rammendare, attraverso il teatro, che è l’arte della relazione per eccellenza, e attraverso l’arte contemporanea, lo sfibrato tessuto sociale dei nostri territori». A spiegarlo è Tiziana Barberio, direttrice artistica del TTB.

Partecipato, oltre all’arte, è stato anche il teatro. A giugno, la coreografa catalana Vero Cendoya ha coinvolto cinque danzatrici e cinque calciatori professionisti in uno spettacolo dal titolo «La Partida». Ispirandosi allo storico spirito di rivalità calcistica tra Bergamo e Brescia, Cendoya ha allenato una ventina di cittadini bergamaschi e una ventina di cittadini bresciani ad essere una vera «tifoseria artistica». In scena, molto di più che il calcio: le disparità di genere, il maschile e il femminile, la danza e la cura.

Creatività e inclusione con «Baleno Festival»

«Pensiamo alle persone fragili come a persone dotate di una sorta di certificato, di un bollino, che consente loro di accedere a una serie di servizi. In realtà, quello di cui ci siamo resi conto è che la fragilità appartiene a tutti, è collettiva». Davide Pansera, direttore artistico di «Baleno Festival», crede che i «fragili» non siano solo persone che necessitano di cura, ma persone che hanno tanto da dare. Uomini e donne a cui il linguaggio creativo consente spesso di esprimersi nel migliore dei modi e di sviluppare competenze e relazioni.

Di «Baleno Festival» vi abbiamo parlato in questo articolo. Si tratta di una cinque giorni di laboratori, concerti, spettacoli e incontri che dal 2018 si tiene presso il Parco Ermanno Olmi, nel quartiere della Malpensata. «Dietro la manifestazione – racconta l’educatrice Francesca Moroni c’è l’officina-laboratorio Tantemani, un progetto della Cooperativa Sociale Patronato San Vincenzo che mira a dare a persone con disabilità, ma anche a donne che vivono storie di fragilità ed esclusione, maggiore tranquillità nell’affrontare la quotidianità. Chi frequenta i nostri laboratori, cerca nell’arte una risposta ai propri bisogni».

Il filo conduttore del programma di «Baleno» di quest’anno è stato l’acqua, tema attualissimo in un momento storico che vede alternarsi periodi di siccità allarmante a violenti nubifragi. La collaborazione con Collettivo Franco, team di artisti di Bologna, ha portato alla realizzazione nel Parco Olmi di un’installazione artistica dedicata proprio all’acqua. «Malpensata rabdomante» rimarrà in dono nel parco, a disposizione di tutta la cittadinanza anche dopo l’anno della Capitale della Cultura.

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