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Viva l’Umaréll che lavorando si salva la vita

Articolo. Un racconto a vantaggio di chi non ha un’idea precisa riguardo ai gruppi di anziani che presidiano i cantieri. Attenzione perché sono iper specializzati, tra di loro ci sono ingeneri e professionisti. Presidiano il territorio e prevengono incidenti. Il Comune di Villasanta ne ha assunti otto

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Giuseppino Carlessi, detto Gino, 71 anni di cui gli ultimi dieci passati da pensionato. Operaio figlio di operaio, cresciuto con il culto di Gian Maria Volonté ne «La classe operaia va in paradiso» e sempre attivo tanto in reparto quanto nel sindacato. Alle spalle anche qualche lavoro come falegname, elettricista e muratore perché «sapersi arrangiare è un’arte». Oggi però quei tempi sono andati, la schiena si fa sentire e gli occhialoni da saldatore hanno lasciato spazio al doppio paio di occhiali - da vista e da lettura - perché «a non vederci più si comincia dagli occhi». Sia chiaro, Gino non è vittima della sindrome dell’epoca d’oro né uno di quegli anziani dediti alla vita da eremita. A Gino piace andare in bici al bar la mattina, parlare della politica del paese e rendersi utile come grigliatore alla sagra della porchetta comunale.

Proprio l’altra mattina, mentre stava scorrendo i messaggi whatsapp inviati dai vari gruppi di volontariato di cui fa parte, ha notato un messaggio da parte di Piero, amico di una vita, che recitava «Ciao Gino in piassa ci sono quelli del comune che piantano giù le linee dell’internet». Giusto il tempo di tradurre in Italiano il messaggio di Piero, tanto capace nella dialettica quanto carente nello scritto, e Gino è già in sella al suo destriero a due ruote. Arrivato in “piassa”, dietro ad una rete arancione scova Piero in compagnia di Tony, elettricista in pensione, e Carlo, contabile cresciuto con il trauma di non potersi vantare del proprio lavoro perché non produceva «né al metro né al chilo» come si dice nelle sue zone.

Gli Umaréll

Sì, sotto le spoglie di professionisti in pensione si cela un’anima da Umaréll. Un termine che definisce gli anziani dediti all’osservazione dei cantieri nato dal dialetto bolognese e divenuto famoso in tutta Italia al punto da essere inserito ufficialmente nei dizionari e valicando addirittura i confini nazionali. Grazie all’autore Danilo Masotto che ha utilizzato questo lemma in alcuni suoi scritti, “Umaréll” è infatti stato inserito tra i termini più significativi del 2024 in Svezia.

«Gino, te che hai saldato, secondo te i tübi usati son buoni?» chiede Carlo guardando la messa in posa dei tubi di passaggio della fibra ottica.

«Ma che saldare! Ma non vedi che son tubi di plastica?» replica Piero prima che Gino possa rispondere. «Comunque se tirano il cavo in quel modo si rovina. Lo “spessano”» commenta Tony guardando torvo il giovane operatore intento allo sbobinamento della fibra. Gino osserva la scena e apprezza come non ci siano liti o scompensi di responsabilità nell’operato degli impiantisti e osserva: «Ai miei tempi avremmo tirato in due col capo cantiere con le mani in tasca ad insultarci. Per fortuna ora non è più così». «Peró così tirano in cinque per fare un lavoro che avremmo fatto in due», ribatte piccato Piero.

«Sì, e poi la sera ci vivi tu con il mal di schiena» risponde Carlo. «Ma che ne sai tu di mal di schiena che facevi il contabile?» conclude Tony. A Gino, dopo anni di lotte sindacali, certi paragoni lavorativi non piacciono, per cui sposta l’attenzione sulla messa in posa del cavo. «Guardate, entrano nel tubo con la sonda».

Non solo curiosi, ma attente sentinelle

Passano le giornate e cambiano i lavori. Questa volta è il turno del rifacimento del manto stradale in via Dante, ma il quartetto non cambia. Da sinistra a destra, sguardo fisso e mani dietro la schiena, Gino, Piero, Tony e Carlo osservano la fase di spianatura del bitume. «Certo che deve far caldo a lavorare col bitume che fuma ancora» commenta Piero. «Piero, va bene che il bitume è caldo, ma è marzo. Ci saranno dieci gradi stamattina. Ho capito che sei anziano, ma cominci a perder colpi». Normalmente Tony avrebbe riso alla battuta, ma qualcosa lo distrae. «Cos’hai?» Gli chiede Gino. «A quel ragasso stanno cadendo gli attrezzi nel bitume». Tony ha ragione. Un operatore con una sacca di attrezzi a tracolla lasciata distrattamente aperta sta perdendo attrezzi proprio sul percorso della spianatrice.

I quattro anziani cominciano a sbracciarsi verso il capo cantiere e, una volta spiegata la situazione. Gli attrezzi vengono recuperati, evitando parecchi grattacapi all’intero gruppo di lavoro. Una storia che potrà sembrare banale, ma sempre più comuni stanno valutando l’idea di assumere degli Umaréll, ovviamente selezionando persone con trascorsi professionali adatti, per sorvegliare piccoli lavori di carattere comunale. Caso eclatante è quello di Villasanta, in provincia di Monza Brianza, dove ad inizio aprile otto Umaréll sono stati assunti dal Comune per controllare lo stato di strade, marciapiedi, parcheggi, i cantieri e il decoro urbano.

L’insidia della noia

«Oggi piove no cantiere» recita il messaggio whatsapp mandato da Piero a Gino. Guardando fuori dalla finestra è chiaro come i pomeriggi soleggiati degli scorsi giorni abbiano lasciato il posto a pesanti scrosci temporaleschi simili ad acquazzoni estivi. «Non ci sono più le mezze stagioni» esclama Gino. Poco male. Gli occhiali da lettura reggono e in televisione danno qualche bel documentario storico, c’è modo di superare la giornata. Combattere la noia in terza età non è però roba da poco. Spesso, soprattutto in caso di anziani in fase di declino cognitivo, ambienti poco stimolanti possono portare a depressione ed apatia. La noia negli anziani è un problema serio, accentuato soprattutto dal progressivo isolamento sociale dovuto alla fine del ciclo lavorativo e alla perdita di amici e persone care. Ansia, indebolimento e obesità sono solo alcune delle insidie di chi si ritrova a vivere una routine piatta in cui il lasciarsi andare agli eventi sembra l’unica soluzione. Fortunatamente, finché il corpo regge il primo grande mezzo di prevenzione nei confronti della noia è proprio la socialità.

L’uscire di casa, trovarsi con gli amici e rendersi utili spesso basta a fare la differenza tra un soggetto in salute e uno a rischio. Anche la capacità intellettiva di cercare e rispondere agli stimoli però gioca un ruolo importante. Una persona in grado di leggere, informarsi e di interessarsi alle novità sarà sicuramente più propensa al “fare”, perché in grado di capire ciò che lo circonda. Partendo da questo ragionamento, il bizzarro modo che i vari Gino, Piero, Tony e Carlo di ogni paese e città hanno di guardare i cantieri in qualche modo sta preservando la loro vita, perché permette loro di porsi domande, rimanere aggiornati sulla vita del paese e, di conseguenza, rimanere mentalmente lucidi

Guardare per non smettere di imparare

La pioggia è passata e gli operatori sono tornati ai vari cantieri. Anche Gino, Piero, Tony e Carlo hanno ripreso il loro ruolo da sentinelle, questa volta davanti ai lavori di rifacimento della facciata di una palazzina. «Per fortuna ha smesso di piovere. Ho passato due giorni a dormire. Meno male che è passato mio figlio a portarmi i salami, altrimenti sarei ancora sul divano» esclama Carlo. Scherza, ma in cuor suo si ricorda delle interminabili ore in casa durante quella pandemia che si è portata via sua moglie. Non fosse stato per il figlio che lo andava a trovare e per i messaggi di Gino, Tony e Carlo da quel divano non si sarebbe mai alzato. Il vedere gente al lavoro, il suo lavoro, lo rende felice e gli rimette energia in corpo. «Gino! Ho parlato coll’elettrico dei lavori» esclama Tony riferendosi al dialogo avuto con l’elettricista del cantiere. «Dice che la sua azienda può fare le carte dell’impianto della sagra della porchetta dell’anno prossimo». Gino si segna il contatto dell’elettricista su whatsapp e poi si gira verso Carlo: «Ci dai una mano anche quest’anno con i conti della festa?». «Ovviamente! quando stavamo guardando i lavori del nuovo spazio fiere, ho incontrato l’assessore al bilancio. Dice che, se ce la giochiamo bene, quest’anno abbiamo anche delle sovvenzioni e paghiamo meno». Gino mette le mani sulla spalla a Piero «Ti va di tornare a fare il capocantiere e dirigere la squadra di volontari della sagra anche in questa edizione?». Piero si gira e sorride: «Certo! Non son mica qui a guardare i cantieri per passare il tempo!». «E allora perché lo fai?» chiedono gli amici di una vita.

«È un corso d’aggiornamento».

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