All’inizio si incontravano una volta all’anno per andare a pranzo e fare un giro per le vie di Ardesio in sella ai loro mitici Ciao. La parola d’ordine, da usare nei messaggi scambiati su WhatsApp, era «Ciao ragazzi Ciao». È il titolo di una vecchia canzone di Adriano Celentano, che ha poi ispirato il nome del primo raduno di Ciao organizzato l’anno scorso dalla Pro Loco Ardesio e dall’associazione Giovani Valbondione. Sabato 14 giugno un coloratissimo corteo di scoppiettanti motorini tornerà a sfilare per le vie del centro storico di Ardesio per la seconda edizione del raduno, aperto per la prima volta a tutti i motocicli Piaggio.
Protagonista sarà ancora lui, «il motorino» per eccellenza, il ciclomotore italiano più venduto al mondo e prodotto per quasi 40 anni in tre milioni e mezzo di esemplari. Il Ciao nasce nel 1957 da un’intuizione geniale: proporre un ciclomotore leggero ed economico, con il design di una bicicletta da donna e l’avviamento a pedali. Ed è stato fin da subito un successo. Gli anni Sessanta in Italia sono stati un periodo di grandi cambiamenti, un momento storico ricco di innovazioni e trasformazioni sociali, culturali e artistiche. Tutto sembrava possibile. In questo contesto il Ciao si è affermato come simbolo di indipendenza e di emancipazione, promosso da indovinate campagne pubblicitarie che mostravano ragazzi e ragazze ritrovarsi tutti insieme nei cortili, davanti alle scuole, nelle piazze o nei giardini.
Il Ciao era il mezzo ideale per spostarsi nelle strade sempre più trafficate delle città. Forse le prestazioni non erano paragonabili a quelle di altri scooter dell’epoca, ma questo era un vantaggio: rassicurava i genitori e gli adolescenti potevano andare a scuola o raggiungere i propri amici in autonomia. L’estrema maneggevolezza e il peso di soli 40 chilogrammi lo rendevano adatto anche al pubblico femminile. Il piccolo motore a cilindro orizzontale da 50 cc a due tempi, con un carburatore Dell’Orto SHA 12/10 e alimentato da una miscela olio-benzina al 2%, spingeva il Ciao a 40 km/h. E con un litro di miscela si percorrevano fino a 50 chilometri.
Dal lancio sul mercato, gli anni sono passati veloci e il Ciao si è aggiornato anno dopo anno per restare al passo con i tempi. La formula originale non è cambiata, ma a mutare sono i dettagli, come la forma del manubrio e del faro anteriore, il disegno dei cerchi, il colore dei fianchetti e dei parafanghi. Ci sono state serie speciali e sono arrivati modelli che ne rappresentano le evoluzioni: il Bravo, il Sì e il meno fortunato Grillo. Negli anni Ottanta il Ciao e il Sì erano ancora i ciclomotori più ambiti dai giovani.
Abbiamo chiesto a Ramon Verdoia, un personaggio molto conosciuto nel mondo dei social come «Bircide il Paninaro» e grande appassionato di moto del periodo, di farci rivivere l’atmosfera degli spensierati anni Ottanta, quando i giovani si incontravano davanti ai primi fast food e vestivano Moncler e Timberland. Erano gli anni dei Duran Duran e di Drive In, di «Top Gun» e di «Rambo». E delle avventure in sella a motorini come il Ciao e il Sì.
«Nel periodo d’oro dei Paninari, senza motorino con le marce avevi una carta in meno. I monomarcia come il Ciao erano destinati alle “sfitinzie” (nel gergo giovanile degli anni Ottanta ragazza carina e alla moda, ndr) – precisa Ramon, che è anche istruttore di scuola guida e sui social si possono trovare numerose sue prove di moto 50 e 125 degli anni Ottanta – e a chi aveva meno di 14 anni. Era un preludio per salire di livello attingendo al portafoglio dei “sapiens”, ovvero dei genitori. Il bianco, il rosso e il blu erano i colori più ambiti. I Paninari si limitavano a personalizzare il loro Ciao con gli sticker di El Charro o di Paperino incazzato. Altri invece montavano la sella Yankee, per viaggiare in due, sostituivano i cerchi a raggi con quelli in lega, toglievano i pedali che “faceva più giusto” e applicavano le retine ai fari anteriori e posteriori. E poi facevano a gara per montare la marmitta più bella, che era la Cobra. La più performante era la Proma con fodera dorata. Con i kit di elaborazione a motore e carburatore si potevano raggiungere i 60 km/h, qualcuno riusciva a superare i 100. Il periodo più bello era la fine delle scuole, quando ci si ritrovava alla luce del tramonto: in base al sound dello scarico si poteva riconoscere l’amico che ti stava venendo incontro».
Il Piaggio Ciao è un fenomeno ultragenerazionale, come la Fiat 500 o la musica di Vasco Rossi. Una passione tramandata di padre in figlio, che oggi attira i giovani anche grazie alla semplicità di manutenzione e alla disponibilità di ricambi originali. Se avete un vecchio Ciao in cantina, su Youtube troverete diversi tutorial per rimetterlo in sesto. E se avete un animo green, potete riportarlo a nuova vita con un kit messo a punto dall’azienda toscana Ambra Italia, che consente di trasformare il vostro mitico ciclomotore in una moderna e-bike e superare così le limitazioni imposte ai vecchi motori a due tempi.
Il raduno
Sabato 14 giugno le iscrizioni si riceveranno in piazza Bonvicino Moretto alle 13.30 (costo 15 euro – pacco iscrizione assicurato ai primi 100 iscritti). Potranno partecipare i modelli in regola con l’assicurazione r.c. terzi obbligatoria e con il codice della strada. In programma alle 15.30 la partenza del giro verso Valbondione, alle 16 l’aperitivo organizzato dall’associazione Giovani di Valbondione e alle 16.30 il rientro ad Ardesio dove alle 18 inizierà la festa della birra in piazza Moretto con punto ristoro (pà e strinù e birra) e musica con Flaviano Botta dj.
Info sul sito di Pro loco Ardesio