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“Sei la Benvenuta”: essere donna in tre modi diversi (attraverso le reti sociali)

Articolo. Il progetto di L’Eco di Bergamo e Eppen sull’accoglienza delle donne migranti lavora all’interno di una serie di collegamenti fra realtà come Kairos e Agathà che favoriscono l’integrazione. Ne abbiamo parlato con Ferruccio Graziotto

Lettura 3 min.

Rete come intreccio di fili riuniti, come tessuto che avvolge o cattura. Rete come sistema di trasmissione, complesso di nodi, stazioni, strade, codici, connessioni, servizi, persone, rapporti. Rete pubblica o privata, che connette o che imprigiona, che unisce o separa.

In questo tripudio di significati, come definire il complesso concetto di rete sociale? Un po’ un abbraccio, un po’ un cerchio che si chiude, un po’ un modo per accogliere idee e condividerle con altri. Così almeno, secondo i fili dorati che muovono “Sei la Benvenuta”, il progetto ideato e organizzato dalla Divisione Eventi di Sesaab, con Eppen e L’Eco di Bergamo e finanziato dal Ministero degli Esteri, volto a raccontare l’accoglienza al femminile.
Filamenti usati per tessere relazioni, mescolate in una sorta di brodo primordiale che sottostà alla crosta terrestre della nostra società. Un groviglio latente che, se stimolato, sa evolvere in organismi di bellezza, capaci di esprimere al meglio una comunione di intenti, mettendola in contatto con nuove energie.

“Sei la Benvenuta” riprende le redini del discorso e si pone quale elemento mediatore tra la realtà quotidiana e le esperienze più differenti. Ma con un obiettivo comune:raccontare e raccontarsi attraverso dei frammenti di vita trasposti su carta, secondo una prospettiva femminile che si riconosca nel valore universale dell’accoglienza. Dopo la trasmissione orale, il gesto e la pittura, la scrittura rappresenta uno dei mezzi di comunicazione prediletti della storia della stessa umanità, forte di una prerogativa unica: quella di non sbiadire di fronte allo scorrere del tempo e di accogliere ogni voce, rendendo l’esperienza personale potenzialmente universale.

Da qui nasce il lavoro della Comunità Kairos (che fa parte di Micaela Onlus) e dell’associazione Agathà, convogliate in un progetto di laboratorio di scrittura (ne abbiamo parlato qui). Sarà questo uno degli affluenti al bacino di storie narrate nell’evento finale dell’8 marzo di “Sei la Benvenuta”, la “Festa delle Luccicanze”.

Kairos si dedica all’accoglienza residiale per donne vittime di tratte e in condizioni di vulnerabilità sociale. Agathà è impegnata in progetti rivolti a donne in difficoltà. Le due onlus offrono servizi di protezione e assistenza, riconoscendosi nei valori legati all’educazione e al dialogo, quali strumenti per avviare opere di integrazione e reinserimento sociale e lavorativo.

I laboratori di scrittura, ci racconta Ferruccio Graziotto, sono anticipati da un “lavoro preliminare avviato a partire da fine agosto, atto a tenere le fila sociali delle educatrici, coordinare il confronto, capire attraverso incontri quali ragazze potevano essere coinvolte nel percorso e infine presentare gli obiettivi del progetto”.
Cosa si intende per rete sociale emerge in maniera più chiara proprio dalle sue parole: “La rete sociale è riuscire a trovare le linee di comune intento che queste associazioni hanno e di farle dialogare. Per non lasciare che questo lavoro resti svincolato e per conto proprio, e renderlo invece più agevole”.
Solo così si può prendere atto di quanto finalità e obiettivi siano in larga parte comuni e “far entrare in sinergia le varie attività: le educatrici durante gli incontri si sono parlate, conosciute e così si sono create relazioni che possono svilupparsi in molti modi. È un’occasione bella per creare un terreno fertile di collaborazione e percorsi interessanti”.

Sono tre i livelli di significato e relazione costituiti da altrettanti livelli di femminilità differenti, dove troviamo alla base della narrazione “le donne migranti, con la loro ricchezza e diversità di culture, personalità e pensieri. Con il progetto di ‘Sei la Benvenuta’ abbiamo voluto alimentare le cose buone della loro tradizione, trasformandole e traducendole per capirne il valore aggiunto: abbiamo sviluppato un discorso sulla casa, sulla famiglia e su cosa ha significato per loro essere inserite e accolte dalla comunità”.

A un secondo livello troviamo poi un altro volto dell’universo di “Sei la Benvenuta”, con “il coinvolgimento delle professioniste di Bergamo che lavorano in diversi settori legati all’esperienza delle donne del primo livello, comprendendo i temi dell’immigrazione, dell’accoglienza e dell’aspetto sociale dell’appartenenza femminile al territorio. Quindi coinvolgere professioniste che possano dare la loro testimonianza di accoglienza declinata al femminile, con il contributo e punto di vista di molte professioniste”. Accanto ad esse anche un gruppo di volontarie: anche loro hanno regalato alle Luccicanze delle storie.

Come in un quadro tridimensionale in cui ogni punto di vista può aiutare a rielaborare il racconto, ci sarà infine un terzo e ultimo livello con “il coinvolgimento delle donne bergamasche e straniere, che attraverso i casting porteranno il contributo dei primi due gruppi alla ‘Festa delle Luccicanze’. Così le storie che le ragazze hanno raccontato e le testimonianze che le professioniste hanno messo a tema si riuniranno nel racconto delle cittadine. Queste avranno modo di conoscere attraverso questo lavoro le storie delle immigrate, ragazze che hanno subito esperienze difficili e violente. Donne che non conoscono, ma che vivono vicino a loro”.

Un’idea che lavora come “una presa di coscienzache dovrebbe essere il virtuosismo del progetto: pur non conoscendosi, queste donne sono messe in una relazione sociale, ognuna con i propri problemi di identità a diversi livelli a seconda della posizione che occupano. In questo modo tutte sono sullo stesso piano, nonostante la società crei variabili tra loro”.
In definitiva, un modo: “per sentirsi una comunità, uniti sotto un unico ambito di appartenenza. Il compito di un gruppo è di valorizzare e dare voce a tutti gli elementi della rete sociale. Ciò ci mette tutti su un piano di ricerca e incontro, una relazione che è molto positiva. Ora tutti guardiamo lo stesso orizzonte. È un respiro comune”.

Da qui dovrebbero nascere i desideri di come vorremmo rendere la città, l’ultimo gradino del processo di “Sei la Benvenuta”: “Abbiamo chiesto alle giovani quale connotazione dovrebbe avere secondo loro una casa. Nella testimonianza c’è il fatto che la storia diventa emblematica, perché è o potrebbe essere la storia di tante. Attraverso la condivisione, queste donne si sono esposte, hanno messo la loro storia sul tavolo. Parliamo di una, per parlare di tante. È un abbraccio che vuole accoglierle tutte. Può servire ad altre per ritrovarsi e non sentirsi sole”.

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