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A Seriate (con l’associazione Plastic Free) domenica si pulisce l’Oasi verde

Articolo. Dalle 15 alle 17, con ritrovo al chiosco d’ingresso in via Lazzaretto. La partecipazione è libera e aperta a tutti, anche a bambini accompagnati dalle famiglie (che sono i più sensibili e informati sul tema ambiente)

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L’Oasi Verde di Seriate è un posto molto bello per passeggiate rilassanti, chiacchierate mentre si cammina, contemplazioni del fiume Serio e – se si è fortunati – anche osservazione di qualche animale: leprotti, uccelli, cose così. C’è poi chi ci va a prendere il sole nella bella stagione e chi organizza dei picnic, a volte dimenticandosi in loco la plastica di piatti, bottiglie, posate e altri bei “regali” non voluti ad un ambiente verde che meriterebbe più rispetto e attenzione. C’è poi chi ha confuso l’Oasi verde con una discarica (anche se la discarica è lì vicino) e il fiume Serio come un deposito legale di qualsiasi cosa non serva più. Per qualche anno, ad esempio, ho abitato in una piccola casa proprio sopra il fiume – un’esperienza molto appagante ma anche “rumorosa” – e ho visto passare di tutto: schiume di vari colori, palloni, addirittura un motorino rimasto sul fondo dopo una piena roboante.

Al di là però di queste esperienze “estreme”, quello della plastica rimane il problema principale: nei mari, come in uno spazio all’aperto qual è l’Oasi verde. Qualche numero veloce giusto per capire cosa combinate quando vi salta in mente di abbandonare un oggetto variamente polimerico da qualche parte: ci vogliono dai 100 ai 1000 anni perché una bottiglia di plastica si decomponga; 20 anni per i sacchetti di plastica (su cui fortunatamente è intervenuta la legislazione e la sensibilità dei consumatori sta cambiando, verso il biodegradabile, la stoffa, la carta e altri materiali); 50 anni per le tazze in plastica espansa e via dicendo.

Ripulire l’Oasi verde

Per fortuna c’è chi pensa a ripulire l’Oasi verde e altri 308 luoghi sparsi in tutta Italia nel prossimo weekend (9-10 aprile, qui i luoghi in provincia di Bergamo): sono quelli di Plastic Free, onlus nata nel 2019 «con lo scopo di informare e sensibilizzare più persone possibili sulla pericolosità della plastica, in particolare quella monouso, che inquina e uccide». Un gruppo di donne e uomini, più o meno giovani, che hanno iniziato come realtà digitale, raggiungendo oltre 150 milioni di utenti e oggi – con la bella cifra di più di 1.000 referenti in tutto il Paese – è «la più importante e concreta associazione impegnata a contrastare l’inquinamento dovuto all’abbandono di plastica. I volontari sono impegnati sul campo attraverso diversi progetti: dagli eventi di clean up al salvataggio delle tartarughe, dalla sensibilizzazione nelle scuole al progetto con i Comuni per ripulire il territorio, dal Plastic Free Walking al Diving».

Così si legge nella loro presentazione e così farà Plastic Free domenica 10 aprile (dalle 15 alle 17), con il patrocinio del Comune di Seriate, in un’azione collettiva che ha come obiettivo quello di ripulire l’Oasi verde. Il ritrovo è al chiosco d’ingresso in via Lazzaretto. La partecipazione è libera e aperta a tutti, anche a bambini accompagnati dalle famiglie. Ai partecipanti è richiesto di munirsi di guanti, mentre i sacchi della raccolta differenziata saranno forniti sul posto. A chi parteciperà verrà inoltre donata una maglietta dell’associazione, sino a esaurimento scorte.

Raccogliere per sensibilizzare

Di Plastic Free e della sua azione sul territorio italiano ho parlato con Fabio, che è uno dei referenti dell’associazione per la provincia di Bergamo ed è di Seriate: «siamo una realtà nazionale e ci occupiamo di due cose: raccogliere rifiuti nei fiumi e nei parchi e sensibilizzare le persone sul tema ambientale della plastica e degli altri rifiuti che possono danneggiare l’ambiente. Le due azioni sono collegate, non raccogliamo i rifiuti perché siamo netturbini ma per cercare di diffondere una certa attenzione, ad esempio, verso gli imballaggi». Plastic Free si rivolge ai comuni e alle scuole: «l’attenzione di molti comuni non è alta, tuttavia ci sono realtà amministrative molto collaborative, che addirittura ci forniscono il materiale per fare le raccolte, come i guanti e i sacchetti per la differenziata. Interveniamo spesso anche nelle scuole, dove troviamo sempre una sensibilità alle questioni ambientali molto accentuata, soprattutto nei bambini, che sono molto più informati di quanto si pensi».

La sensibilità e il livello di informazione dei più giovani sono una nota positiva all’interno del complesso problema ambientale, soprattutto per il futuro. Intanto però dobbiamo occuparci anche del presente e cercare di lasciare un’eredità non troppo pesante ai nostri figli: «alle raccolte partecipano più o meno tutte le fasce d’età. Non partecipano tantissimi giovani, ci sono soprattutto famiglie con bambini e persone dai trenta in su». Come dicevamo poco fa, Fabio è uno dei referenti di Plastic Free per Bergamo, insieme a Sarah, Giorgio e Diego (se volete partecipare alla raccolta di domenica e volete più informazioni, i loro numeri sono nell’immagine sopra). «Insieme cerchiamo di coprire la città e tutta la provincia di Bergamo, spartendoci un po’ le zone. Le raccolte avvengono nel weekend, mentre gli interventi nelle scuole sono in settimana, e a volte è complesso portarli avanti».

Da cosa nascono le raccolte? «Di solito sono segnalazioni della gente, qualche volta siamo noi stessi a notare zone di particolare degrado. Arrivano indicazioni di luoghi anche dai social network». Per quanto riguarda Seriate, è stato Fabio a rivolgersi direttamente al comune: «ho chiesto e ci è stato dato il patrocinio. L’Oasi verde è una zona problematica, perché il fiume porta sempre molti rifiuti. Anche pneumatici, frigoriferi, carrelli della spesa, televisioni, computer ed elettronica in generale». Gli dico del motorino che vidi dentro il Serio quando ci abitavo sopra («Un motorino non mi è mai capitato»), tuttavia non rimane molto stupito, perché ne ha viste tante – per la cronaca, il motorino poi scomparve: significa che qualcuno si prese la briga di tirarlo fuori. Sembra poco, ma è importante pensare che se ci sono persone che sporcano, fortunatamente ci sono anche persone che puliscono.

Intanto la questione plastica è in una fase di (lento) cambiamento: le aziende cominciano a rispondere alle sensibilità anti-plastica di tanti consumatori; chi scrive ha iniziato da qualche mese a tentare di fare una spesa plastic-free, evitando il più possibile imballaggi che non siano di carta, rivolgendosi a realtà come Negozio leggero e rinunciando a quasi tutte quelle cose che sono imballate con la plastica (per legge deve essere dichiarato il materiale dell’imballaggio). Funziona per gli alimenti, non è poi così difficile e costoso; diverso per quanto riguarda l’igiene: «ci sono gli spazzolini di bamboo, lo shampo e il bagnoschiuma solido, le pastiglie dentifricio» mi dice Fabio.

Lo so e li sto provando, ci sarebbero poi anche altre questioni, fra cui ad esempio quella del fast fashion (ne abbiamo parlato qui e qui). Insomma, quanta strada c’è ancora da fare per combattere l’inquinamento – e questa strada riguarda anche la sostenibilità delle aziende, non solo l’individuo e la raccolta differenziata . A volte affiora un po’ di scoramento, poi incontri persone come Fabio e come tutti coloro che animano la rete nazionale di Plastic Free e ti viene da pensare che no, non è certo che il futuro ci riserverà un pianeta più sano e più pulito. Ma ce la possiamo almeno giocare.

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