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Fare qualcosa contro il riscaldamento globale, ma prima capire bene cosa è

Intervista. Un incontro con il meteorologo Manuel Mazzoleni domani sera alla Torre del Sole di Brembate di Sopra. Per ragionare sui cambiamenti climatici fra paura, speranze e fake news

Lettura 4 min.

Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma.” Così postula Antoine-Laurent Lavoisier, l’iniziatore della chimica moderna. Con questa legge, detta “della conservazione della massa”, il chimico descrive come all’interno di un sistema chiuso, a seguito di ogni tipo di trasformazione, tutto quello che si è trasformato continuerà ad esistere, anche se in diversa forma. È un principio che affascina, stupisce, ci coinvolge in prima persona e, in un certo senso, consola. Perché fra le righe sembra dirci di stare tranquilli, che c’è sempre una via di uscita, un’inaspettata evoluzione di fatti e situazioni che sembrano destinati all’estinzione.

Gli anni che stiamo vivendo sono caratterizzati da diverse grandi trasformazioni. Fra queste il clima, il cosiddetto riscaldamento globale. Bello pensare che la legge di Lavoisier possa assicurarci che anche in questo caso nulla andrà distrutto. Ma la situazione sembra essere più complessa di così. Ne abbiamo parlato con Manuel Mazzoleni, meteorologo di 3b meteo, che domani, 16 gennaio, presso La Torre del Sole di Brembate Sopra sarà relatore dell’evento: “La Terra ha la febbre: il nostro caro Pianeta continua a surriscaldarsi” (ingresso 4 €).

Il primo aspetto su cui Manuel vuole porre l’attenzione durante la nostra chiacchierata riguarda l’unico mezzo a disposizione degli esperti per restituire una conoscenza più consapevole della questione climatica: i dati. Valori oggettivi e inconfutabili, essi vengono costantemente analizzati dagli scienziati e tradotti in termini più comprensibili per il resto della popolazione. L’obiettivo della comunità scientifica, racconta Mazzoleni, “non è solo quello di far capire che il clima sta effettivamente cambiando, ma anche e soprattutto quello di trovare strategie per far fronte a ciò che sta succedendo, affinché la situazione attuale non si protragga e non porti conseguenze maggiori”.

Sarà proprio questo lo scopo della serata di domani: “Cercheremo di capire il passato per poter analizzare meglio il presente in cui viviamo, con l’obiettivo di prevedere cosa ci riserverà il futuro: è un percorso che parte da com’era, come è oggi e come sarà un domani”. Alla base di tutto una domanda: “siamo stati in grado di fare questo al nostro clima, cosa possiamo fare adesso per tornare indietro o per dare un freno a quello che abbiamo fatto?”.

Ad oggi, la questione climatica è sulla bocca di tutti: il meteorologo ci spiega questa capillare diffusione con il suo carattere emergenziale. “Le persone si stanno accorgendo davvero che qualcosa sta cambiando. Notano mutazioni importanti e preoccupanti, quindi fanno del clima uno dei temi di discussione principali nel quotidiano, con la volontà di capirne di più”. In realtà però “di cambio climatico si parla dalla fine degli anni Ottanta. Oggi è chiaro che il tempo a nostra disposizione per poter fare marcia indietro e per non superare la soglia oltre la quale non c’è più via di ritorno è poco”.

Ma parlando di cambiamento climatico non possiamo tralasciare i social media, un “ambiente” tanto importante quanto rischioso. Nel processo di conoscenza e diffusione del problema hanno un ruolo fondamentale, sia in positivo che in negativo. Portano a tutti un tema che in passato è stato spesso snobbato: “siccome le conseguenze del cambiamento climatico non sono nell’immediato, spesso si tende a credere di avere tempo per cambiare le cose. Il parlarne e il portare l’argomento in tutte le case è già qualcosa, questo va riconosciuto”. Però le distorsioni sono sempre in agguato e a volte l’argomento puramente scientifico, attraverso i media, sfocia in qualche cosa che ha più a che fare con la politica e l’economia, in modo che ognuno sfrutti questi argomenti – correlati certo, ma da non portare sullo stesso piano – per tirare la giacchetta della questione clima dalla parte dei propri convincimenti.

Social media ovviamente significa anche giovani. Mazzoleni sostiene che le nuove generazioni stiano subendo un po’ di più i cambiamenti e che, quindi, ne siano maggiormente interessati alla questione. Ma il bacino di informazioni è enorme, dunque “recepirle significa a volte anche sbagliare, perché internet è pieno di fake news. È un’operazione non facile, sta anche a chi ricerca trovare le cose giuste e corrette. Forse le nuove generazioni sono più smart, più tecnologiche e quindi possono affrontare la tematica in una maniera più diretta rispetto alle generazioni successive”.

Tuttavia è impossibile parlare di social, giovani e clima senza citare Greta Thunberg. Il nostro ne parla quasi spontaneamente, come se la conversazione seguisse un flusso naturale e l’argomento di cui stiamo discutendo non potesse prescindere dal parlare di questa ragazza.
Il principale merito che il meteorologo riconosce a Greta è quello di aver agitato le acque sulla questione climatica, dando nuova linfa vitale al discorso e ponendo enfasi sulle azioni da intraprendere e sui cambiamenti oggi in atto. La sedicenne svedese è inoltre riuscita a entrare nella porta principale dei luoghi dove dovrebbero essere prese le decisioni fondamentali, come l’ONU.

Tutto questo con un grande ma: “l’essere riuscita a entrare a parlare in quegli ambienti può aver mosso qualcosa. Nonostante ciò, come dice il proverbio, tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare: tante parole e tanti buoni propositi devono confluire in azioni, ed è questo che io voglio vedere. Sono già passati quattro anni dalla Conferenza di Parigi, che è quella che doveva dare un giro di vite, una svolta alla questione climatica, e poco si è fatto. Anche la Conferenza che si è tenuta a Madrid poche settimane fa ha fatto un buco nell’acqua. Tante buone parole, tanti buoni propositi ma poche azioni concrete, che sono quelle che portano alla svolta, non il manifestare in piazza, non il coniare slogan”.

Siamo alla fine della nostra chiacchierata e a Manuel faccio la domanda più semplice e più legata al cuore: com’è messa la nostra città a livello ambientale? Il meteorologo spiega che “Bergamo, a questo riguardo, non è tra le peggiori; anche dal punto di vista della raccolta differenziata e dell’uso delle energie rinnovabili è in una buona posizione. Il tema green è molto sentito sia in città che in provincia: quasi tutte le amministrazioni tendono a passare all’illuminazione a led, che è quella a più alto risparmio energetico”. Nel loro piccolo, dunque, tutti stanno facendo qualcosa per l’ambiente. Non è sufficiente e non bisogna adagiarsi sugli allori, ma è un buon punto di partenza per costruire un futuro, se non migliore, quantomeno non peggiore del presente.

Sito La Torre del Sole

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