C’è un lato del turismo di massa di cui non si parla abbastanza ed è l’effetto sui rifiuti e sulla raccolta differenziata. Proviamo a capire le radici del problema, la sua dimensione e le possibili strade alternative per un turismo più pulito. Un fenomeno a cui l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) ha dedicato un proprio indicatore: incidenza del turismo sui rifiuti. L’indicatore «quantifica la pressione del turismo sul sistema di gestione dei rifiuti urbani in Italia» e «rappresenta un proxy riconosciuto per il monitoraggio del Goal 12 dell’Agenda 2030» dedicato a consumo e produzione responsabili.
Come lo si calcola e perché ci riguarda da vicino
Si tratta di un indicatore complesso, che parte da un dato sulle presenze turistiche: non solo i pernottamenti ufficiali nelle strutture ricettive, ma anche le presenze in alloggi gratuiti (seconde case, abitazioni di amici e parenti) e le escursioni giornaliere senza pernottamento. Questo dato viene poi confrontato con quelli della produzione di rifiuti urbani e della popolazione residente e definisce l’incremento della produzione di rifiuti urbani da attribuire al turismo.
Entriamo nel dettaglio, con qualche numero per capirci meglio: nel 2023 in Italia si sono raggiunti i 15.7 kg/ab eq. In pratica, in media, sul territorio italiano il turismo aggiunge quasi 16 kg di rifiuti per abitante equivalente. E, attenzione, non perdiamo la parola chiave: in media. Sì, perché alcune regioni superano di gran lunga la media nazionale: la Valle d’Aosta raggiunge i 72.9 kg/ab eq, seguita dal Trentino-Alto Adige (65.5 kg/ab eq). Stiamo parlando di due regioni non a caso caratterizzate da forte turismo residenziale e alta frequenza di visite giornaliere.
La Lombardia, meno marcatamente turistica, si attesta tra le ultime regioni italiane secondo questo indicatore, con un’incidenza di 10.07 kg/ab eq. Cosa significa questo, nel concreto? Che, specialmente nelle regioni ad alto afflusso turistico, ci sono Comuni, spesso di piccole dimensioni, che nei mesi clou della stagione estiva si trovano a dover gestire fino al doppio dei rifiuti prodotti dai residenti permanenti, con un peggioramento anche nella quantità e qualità delle frazioni differenziate.
Sì, perché, più aumentano i rifiuti, più diventa difficile mantenere la stessa quota di differenziata. Guardiamo al lago di Garda: 8 milioni di presenze turistiche l’anno solo sulla sponda bresciana. La multiutility che gestisce il servizio di igiene urbana, Garda Uno, fa sapere che «a febbraio si producono 43 kg di rifiuti al mese per ogni abitante e la differenziata media è del 79%, mentre ad agosto – con il picco turistico – si sale a 64 kg/abitante/mese e, non a caso, la quota di differenziata scende al 71.6%».
Alla base l’ overtourism
Questo è solo uno dei tanti risvolti tangibili del turismo di massa che impattano la vita quotidiana, come i treni stracolmi che impediscono ai pendolari di raggiungere il posto di lavoro, gli affitti alle stelle che espellono residenti e studenti dai centri storici, le spiagge e i panorami naturali trasformati in set fotografici per i social. La parola chiave è overtourism , termine con cui si indica «il momento in cui il flusso di turisti in una determinata località diventa eccessivo e ne si supera la semplice capacità fisica o ecologica di accoglienza, rendendo invivibili alcune aree a livello economico e sociale».
Secondo un dossier di Eurac Research (un centro di ricerca privato con sede a Bolzano), oggi più che mai il turismo risente di tanti fattori, tra cui l’evoluzione della mobilità, i cambiamenti demografici, la digitalizzazione e la crescente urbanizzazione. Rientrano in questi fattori la gentrificazione e la turististificazione delle località, ma anche l’esplosione dei viaggi a basso costo e l’influsso dei social, che rendono il viaggio un atto consumistico usa e getta. Una delle cause più problematiche – e discusse – è la proliferazione di piattaforme per gli affitti brevi come Airbnb, che ha avuto un grosso ruolo nello svuotamento delle città e nel rialzo dei prezzi degli affitti.
La discussione sul tema è complessa, perché è indubbio che il turismo in Italia giochi un ruolo strategico nell’economia nazionale. Secondo Eurostat, nel 2024 l’Italia ha registrato 129.3 milioni di arrivi turistici (il numero di clienti che hanno effettuato il check-in negli esercizi ricettivi) e 458.4 milioni di presenze (il numero di notti trascorse dai turisti negli esercizi ricettivi). Dal 1990, primo anno per cui sono disponibili i dati, il nostro Paese non aveva mai registrato così tante presenze turistiche.
Anche a livello locale i flussi turistici sono stati consistenti. Nel 2023 Bergamo ha registrato 2.8 milioni circa di presenze, principalmente originate da turisti intraregionali, ma anche (al secondo e terzo posto) tedeschi e polacchi. Dei 536.084 posti letto che costituiscono la nostra capacità ricettiva, il 20.16% è stato occupato, ben oltre la media regionale del 12.67%. La Lombardia, nel suo complesso, ha visto 45.5 milioni di presenze nel 2023, registrando un +16.8% rispetto al 2022 (il secondo aumento più alto in Italia dopo il Lazio). La presenza di turisti stranieri ha inciso molto: la percentuale di presenze straniere è salita al 62% (rispetto al 52.4% nazionale).
La situazione rifiuti
Che effetto possono avere flussi turistici di questo tipo su una Regione con già altissima produzione di rifiuti urbani? Secondo i dati del catasto rifiuti di Ispra, infatti, la Lombardia è la prima regione italiana per quantità assoluta di rifiuti urbani prodotti (19.5% del totale nazionale). Pur rapportando il dato alla popolazione, la nostra Regione resta nelle prime dieci per produzione di rifiuti pro capite. Bisogna riconoscere, però, che la Lombardia è anche tra le Regioni a maggiore separazione delle varie frazioni di raccolta differenziata, che nel suo complesso si assesta al 73.8%. Dei 1.404 comuni lombardi, oltre 900 hanno raggiunto una capacità di differenziazione superiore alla percentuale regionale e quasi 600 superano l’80%.
A livello provinciale, all’interno della Lombardia, Bergamo è esemplare: è infatti la quarta provincia per raccolta differenziata pro capite (371.98 kg/ab, contro i 442.97 di Mantova, prima classificata) e la seconda per percentuale di raccolta differenziata (e unica, insieme a Mantova, sopra l’80%). All’interno della provincia, sono dieci i Comuni con percentuale di raccolta differenziata addirittura sopra il 90% e 90 quelli premiati da Legambiente nell’edizione 2024 di «Comuni Ricicloni-Rifiuti Free».
Sarebbe un peccato, per una provincia così virtuosa, lasciarsi sfuggire l’opportunità di gestire in modo esemplare anche il problema dei rifiuti legati al turismo. Negli anni l’impatto del turismo sulla produzione dei rifiuti in Lombardia non ha fatto che crescere: secondo le rilevazioni Ispra, siamo passati in dieci anni (dal 2008 al 2018) da 4.07 a 5.04 kg/ab eq. Nel 2019 è cambiata la modalità di rilevazione dei flussi turistici (dal considerare solo le strutture alberghiere ad allargare il raggio agli alloggi gratuiti e alle escursioni giornaliere) e si è quindi saltati a un più realistico 10.79 kg ab eq. Il valore ha subito una battuta d’arresto l’anno successivo per via del Covid, ma già nel 2023 siamo tornati praticamente agli stessi livelli (i 10.07 kg ab eq citati all’inizio).
Questi dati impongono una riflessione sull’idea di turismo, sotto forma di una domanda: nelle parole di Cristina Nadotti, «quanto siamo disposti a sacrificare del nostro territorio e del nostro modo di vivere in nome del turismo?».
Le possibili soluzioni all’ overtourism
Controllare i flussi di visitatori senza limitarne la crescita, in particolare la crescita qualitativa: questa è la sfida più importante del turismo contemporaneo secondo Eurac Research, che propone alcune soluzioni pratiche per le località particolarmente colpite. La prima, e forse più immediata, è una diversa gestione dei flussi turistici, per esempio tramite ridistribuzione spazio-temporale a mezzo di offerte sulla bassa stagione, oppure tramite contromisure concrete come l’imposizione di quote massime o le limitazioni del traffico.
La seconda via, più ad ampio raggio, è lo sviluppo di offerte e prodotti alternativi che riescano a coprire stagionalità più ampie e diversificare l’offerta turistica del territorio. Per farlo è essenziale il monitoraggio, per intervenire sulla base di dati concreti esattamente là dove è necessario. L’ultima, e più rigida, è la regolamentazione istituzionale, per gestire fenomeni come Airbnb imponendo limiti e soglie o per tamponare gli effetti più estremi sull’ambiente tramite l’introduzione di una ecotassa (per la cura del paesaggio) in aggiunta alla tassa di soggiorno.
Le soluzioni ai rifiuti causati dal turismo
Per affrontare, in particolare, le problematiche legate alla gestione dei rifiuti urbani in zone a elevato flusso turistico, Ispra sottolinea la necessità di approcci diversificati nella pianificazione, con interventi mirati per modulare i servizi di raccolta e migliorare la prevenzione attraverso campagne di sensibilizzazione rivolte ai visitatori e ai residenti temporanei.
Alcune soluzioni sono già in uso presso alcuni tra i Comuni più accorti: aperture straordinarie delle isole ecologiche, postazioni mobili di raccolta, potenziamento del servizio «porta a porta», svuotamenti quotidiani dei cestini, campagne informative mirate, ricorso a strumenti tecnologici come «Junker», un’app che raccoglie le indicazioni sui calendari di raccolta e le mappe con i punti di raccolta. Il punto di tutti questi approcci al problema è quello di stimolare una riflessione profonda sulla necessità di riformare le attuali pratiche legate al turismo e immaginare un futuro in cui il viaggio sia davvero arricchimento, e non depauperamento.