Pensate di avere un bersaglio di pochi centimetri a cinquanta metri di distanza e centrarlo perfettamente per non perdere punti rispetto agli avversari. Aggiungete l’obbligo di rimanere immobili di fronte a qualsiasi interferenza proveniente dall’esterno e la necessità di tenere sotto controllo un livello particolarmente elevato di adrenalina che scorre nelle vene. A fronte di una situazione simile, chiunque probabilmente impazzirebbe oppure alzerebbe bandiera bianca prima di iniziare, ma lo stesso non vale per un tiratore provetto come Leone Streparola. Il portacolori del Tiro a segno nazionale di Treviglio ha messo in luce tutto il proprio talento ai recenti campionati italiani di specialità conquistando la medaglia d’oro fra gli Juniores nella carabina libera a terra.
A soli diciassette anni, l’atleta di Agnadello ha conquistato anche due argenti nella carabina a dieci metri, un bronzo nella carabina tre posizioni e un altro argento nella prova a squadre nella carabina libera a terra, mostrando una concentrazione che solo i grandi campioni sanno mantenere. Dopotutto la classe di Leone è emersa sin da bambino quando, seguendo le orme del padre, ha deciso di avvicinarsi al tiro a segno, uno sport “brutale” in cui, durante la competizione, non ci sono avversari al di fuori di te stesso. Sei tu, la tua carabina e in fondo un puntino nero che ti sfida ad ogni colpo. Non si può lasciare nulla al caso anche perché un solo decimo di millimetro potrebbe costarti una vittoria.
«È uno sport veramente incredibile perché ti forma sia da un punto di vista fisico che mentale, oltre a essere una disciplina completa a trecentosessanta gradi. Mi sono avvicinato a questo sport grazie a mio padre che praticava tiro a volo prima di iniziare a frequentare il poligono di tiro di Treviglio. Lì ha iniziato a tirare con la pistola, sia calibro 22 che quella ad aria compressa e ancora oggi gareggia nella categoria Master – racconta Streparola – A fronte di questa esperienza, a dieci anni ha iniziato a invitarmi a provare il tiro a segno e così, grazie anche a un’amica con cui mi alleno ancora oggi qui a Treviglio, ho cominciato e me ne sono innamorato. Fortunatamente sin dai primi giorni ho avuto un’allenatrice speciale e per questo devo fare un grande ringraziamento a Kristina Delia».
Se mantenere l’attenzione per pochi colpi sembra già impossibile per una persona qualunque, pensate che i partecipanti dalle gare di tiro a segno devono affrontare qualifiche da sessanta colpi ciascuna e poi accedere a un eventuale finale dove tutto si riazzera, aprendo a improvvisi ribaltoni dove anche l’ultimo ad aver centrato il pass può vincere la gara. La situazione si complica se ci si trova a dover tirare in posizioni differenti durante una stessa prova come nel caso della carabina tre posizioni.
«Se il bersaglio è a dieci metri, il bersaglio stesso è largo in tutto tre centimetri, soltanto mezzo millimetro per il centro. Se l’obiettivo è posto a cinquanta metri invece, il massimo del punteggio è rappresentato da un cerchietto largo come una moneta di un centesimo. Per mantenere sempre alta la concentrazione serve quindi molto tempo e allenamento, soprattutto quando si arriva ai colpi finali – sottolinea il giovane atleta – Io sono sette anni che mi alleno, andando a tirare fra le quattro e cinque volte a settimana, più tutta una parte di preparazione atletica. Per raggiungere questi traguardi bisogna quindi avere proprio una grande passione, tenendo in considerazione che devo far coincidere anche gli impegni scolastici. Frequento la quarta superiore al liceo scientifico di Crema, indirizzo di Scienze Applicate, e lo scorso anno è stato impegnativo conciliare studio e sport ma alla fine ce l’ho fatta. Avere piani ben precisi è stato determinante».
Nonostante l’impegno che ci mette ogni giorno sia veramente elevato, Leone rimane comunque con i piedi per terra e, a distanza di alcune settimane, fatica ancora a mettere a fuoco quanto realizzato ai campionati italiani, dove ha decisamente ampliato il proprio palmarès. «È stato un anno molto intenso, mi sono allenato moltissimo a Treviglio con la mia allenatrice, ma non mi sarei mai aspettato di poter raggiungere traguardi così elevati. Sono riuscito a mantenere una certa costanza e tanto sangue freddo, portando a casa cinque medaglie, di cui una a squadre con i compagni con cui mi alleno tutti i giorn i – aggiunge il talento cremasco – Tengo molto alla carabina libera a terra perché mi piace e ho molta padronanza quando tiro. La carabina tre posizioni è molto più particolare perché ha molte più variabili e per questo può essere più difficile ottenere certi risultati».
Proprio questa proverbiale volontà di volare sempre basso spinge Leone a fare un passo alla volta, prendendo gli atleti più grandi come un esempio. È il caso di Nicolò Campriani, vincitore di tre medaglie d’oro e una d’argento ai Giochi Olimpici, oppure Danilo Dennis Sollazzo, che lo scorso settembre ha centrato il record del mondo nella finale di carabina ad aria compressa 10 metri. Punti di riferimento da raggiungere, ma senza fretta come conclude il giovane lombardo.
«Nel breve periodo – conclude Leone – ci sarà il Trofeo delle Regioni, dove ciascun comitato regionale convocherà i migliori atleti del momento e formerà una squadra chiamata ad affrontare le altre aree d’Italia. A dicembre poi ci sarà la finale del Campionato d’Inverno, che vedrà selezionati i migliori sei specialisti a livello nazionale nelle varie specialità. La selezione avverrà durante due gare che andranno in scena fra ottobre e novembre. Spero di affrontare almeno la gara mixed con una mia amica per Treviglio, ma non è ancora sicuro. Naturalmente, come per tutti gli atleti, il sogno più grande è arrivare molto in alto in gare internazionali, a livello europeo, in Coppa del Mondo o addirittura alle Olimpiadi, ma di acqua sotto i ponti ne deve passare ancora tanta. Le cose si fanno con calma e bisogna quindi concentrarsi sui piccoli obiettivi».