Leggero come una piuma, veloce come un ghepardo. Basterebbero queste parole per riassumere le caratteristiche del volano, quell’oggetto così strano che assomiglia sì a una pallina, ma che, a differenza di questa, ha imparato a volare grazie all’applicazione di sedici piume e la leggerezza del sughero.
Con questa conformazione diventa difficile comprendere in anticipo quale sarà la traiettoria di questo oggetto dal peso di circa cinque grammi, rendendo ancor più affascinante il gioco del badminton. Uno sport che avrebbe origini antichissime, giungendo in Europa grazie ad alcuni ufficiali inglesi che l’avevano scoperto nella città indiana di Pune, tuttavia che si sta radicando in Italia soltanto negli ultimi anni.
Una complessità che non ha spaventato, anzi, piuttosto ha affascinato Martina Corsini, campionessa italiana di doppio e pilastro della Nazionale italiana di badminton. La ventitrenne di Bergamo ha conosciuto la leggerezza del volano sin da bambina, apprendendo l’antica arte dai genitori e, pian piano, si è fatta largo in campo internazionale.
« Mia madre è thailandese e nella sua terra il badminton è uno sport nazionale. É cresciuta giocandoci quotidianamente e ha continuato a farlo anche all’università. Anche mio padre giocava a badminton, sebbene questo sport fosse poco praticato nel nostro Paese. Grazie a questa disciplina si sono conosciuti e hanno trasmesso anche a me questa passione».
Uno sport che sa unire abilità e precisione, accompagnata da tattica e grande abnegazione, perché soltanto impegnandosi profondamente si può comprendere appieno il badminton. Per quanto possa sembrare una disciplina semplice, è necessario allenarsi per anni per comprendere come muoversi efficacemente in campo.
«É probabilmente lo sport di racchetta più veloce al mondo visto che il volano può raggiungere i quattrocento chilometri orari in aria quando si allontana. Poi chiaramente avendo le piume attorno, la velocità si riduce, ma rimane comunque particolarmente rapido – sottolinea la giocatrice del BC Milano -. É divertente, dinamico ed è una disciplina completa sotto l’aspetto fisico. Bisogna avere agilità, velocità, ma anche resistenza perché le partite possono durare dai venti minuti all’ora. Inoltre il badminton richiede moltissima energia mentale, concentrazione, molto ragionamento in campo e tattica, per capire se giocare più veloce o meno, come piazzare i colpi e farlo nel mondo giusto».
Proprio questo aspetto rende il badminton uno sport imprevedibile soprattutto agli occhi dei profani, dove è difficile comprendere quale traiettoria prenderà il volano lasciando la racchetta. É complicato almeno quanto il ping pong dove è la velocità a farla da padrona, perché nel badminton la componente atmosferica è fondamentale.
«Più si è allenati, più si può capire quale sarà il movimento dell’avversario – racconta Corsini -. Ci vuole una piccola frazione di tempo per capire che fine farà il volano, anche perché i colpi potranno esser ben nascosti con tanti tagli e molte variazioni. Una situazione diversa rispetto al tennistavolo dove si punta sugli effetti, mentre qui si gioca sulle variazioni del colpo, anche dalla stessa posizione».
Nonostante l’individualità sia alla base di questo sport, Martina ha deciso di percorrere la strada del doppio, dove si gioca con al fianco un’altra persona e dove è fondamentale capire al volo quali siano le intenzioni del compagno. Ciò rende però ancor più intricata la situazione, ma al tempo stesso spinge l’atleta a condividere gioie e dolori.
«Secondo me il doppio è più interessante perché, essendoci quattro persone in campo, entrano in campo una serie di dinamiche che non dipendono soltanto dal singolo, ma dalla dinamica che si crea nella coppia. In questo caso conta fino a un certo punto la forza dell’individuo, quanto piuttosto come riescano a giocare due persone insieme – aggiunge Corsini -. Molto dipende anche dalle avversarie che sono due e che quindi portano a creare nuove variazioni e più situazioni. Secondo me è molto divertente e per questo mi piace lavorare in coppia, anche perché mi piace prendermi responsabilità se l’altra non sta bene, ma al tempo stesso affidarmi. Ciò che non piaceva quando giocavo in singolare era proprio questa sensazione di sentirmi sola».
Da ragazzina Martina ha ottenuto traguardi importanti a livello internazionale, anche se i successi più belli sono arrivati proprio in coppia: i successi nel 2022 all’Egypt international e nel 2023 alle Slovenia future series a cui si sono aggiunte quest’anno le affermazioni nel Suriname international e nell’Algeria international. Trionfi che hanno portato la giovane bergamasca a vestire la maglia azzurra con la quale ha preso parte due anni fa ai Giochi europei e alle qualificazioni per gli Europei a squadre.
«É una grande emozione e insieme un’enorme responsabilità – prosegue Corsini - perché sento di dover vincere non solo per me stessa, ma per la squadra intera. Inoltre un po’ sento la pressione di essere la più grande del gruppo e quindi so di portare con me una certa esperienza, ma è molto bello far parte di una squadra, giovare e vincere con le altre».
Il grande sogno rimangono comunque le Olimpiadi, una dei più grandi obiettivi a cui può ispirare un atleta. Seppure il badminton sia presente nel programma a cinque cerchi soltanto da Barcellona 1992, partecipare è un desiderio celato anche nell’animo di Martina Corsini: «Il sogno penso ci sia per tutti, anche nel doppio è difficile qualificarsi visto che vi accedono soltanto sedici coppie. Ci sono però comunque altri grandi eventi a livello internazionale come Mondiali, Europei e Giochi europei oltre a tornei di alto livello, quindi l’Olimpiade non è l’unico sogno – conclude la portacolori del BC Milano -. La stagione si è di fatto conclusa pochi giorni fa e a gennaio ricominciamo. Dobbiamo ancora pianificare tutti gli impegni, però voglio spingere molto nel doppio femminile al fine di migliorare il ranking e giocare tornei sempre più grandi, per alzare il livello come coppia».
