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Michela Carrara, un sogno a cinque cerchi che parte da Serina

Intervista. L’atleta di origini bergamasche ha perso un oro agli Europei di Lenzerheide per un errore di conteggio, ma è stata premiata per il suo fair play. Ora l’azzurra sogna le Olimpiadi di Milano Cortina

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Michela Carrara impegnata nella sprint agli ultimi Mondiali (Foto Pentaphoto)

La costanza non basta nel mondo del biathlon. Serve precisione, attenzione e tenuta fisica, il tutto mixato con le incognite che le condizioni atmosferiche sanno offrire. Caratteristiche che sono difficili da incontrare in un solo atleta, ma che rendono il biathlon – la disciplina in cui i partecipati devono percorrere nel minor tempo possibile un percorso sugli sci di fondo e che devono affrontare un numero variabile di postazioni di tiro con la carabina, ognuna con cinque bersagli – uno degli sport tra i più completi del panorama olimpico e tra più difficili da affrontare. Se aggiungete che spesso bisogna gareggiare con le temperature ben sotto lo zero, il gioco è pressoché impossibile.

Michela Carrara, nata tra le montagne della Valle d’Aosta, il biathlon però l’aveva già nel sangue. Nipote del serinese Pieralberto Carrara , tre volte campione del mondo in staffetta e argento nell’individuale alle Olimpiadi di Nagano del 1998, Michela ha intrapreso fin da piccola una carriera che sinora le ha regalato parecchie emozioni. «Ho iniziato sin da bambina a fare sci di fondo, poi lo sci club mi ha proposto di passare al biathlon quando avevo undici anni e così ho provato questo sport. Mi è piaciuto e non ho mai smesso – spiega la 28enne di La Salle, borgo incantevole della Val Seriana – Non sono approdata al biathlon grazie a mio zio Pieralberto perché, quando gareggiava lui, ero molto piccola e non seguivo questo sport. Chiaramente quando ho iniziato, lui si è interessato a me e mi ha prestato il primo fucile per provare. Ancora oggi lo zio mi segue».

La passione rimane il traino più forte a fronte delle innumerevoli situazioni che possono influenzare la prestazione di una biathleta. Non basta prepararsi al meglio durante l’anno e presentarsi all’appuntamento in grande forma. Basta una folata di vento all’ingresso nel poligono o un errore al tiro per ripensare alla gestione delle forze, il tutto con l’acido lattico che brucia nelle gambe dopo chilometri sugli sci e con la tensione a pulsare sulle tempie come se fosse un rullo compressore. «Non è semplice essere lucidi al poligono, anche se ci alleniamo per questo durante tutto l’anno. Puntualmente cerchiamo di arrivare alle gare e fare il meglio possibile, ma non è scontato riuscirci – confessa Carrara – Le piste sono varie e si differenziano fra loro perché, se ci si trova in quota o più in basso, cambiano tutte le condizioni. Il vento è un’altra variabile da tenere conto, tanto che non appena si entra al poligono, è fondamentale guardare le bandierine per capire la direzione. Nei giorni precedenti alla gara si guarda come possa spirare il vento, ma quando siamo in gara vediamo come spostare le tacche di mira sulla diottra e correggere il tiro».

Il tiro a volte può essere beffardo non solo tradendo l’atleta e costringendolo ad affrontare giri di penalità, ma anche portando il rischio di vedere il proprio risultato cambiare alla fine della gara, quando tutto sembra già deciso. Sembra paradossale, ma può infatti accadere che un’avversaria copra i tuoi colpi sbagliando il bersaglio. È quanto è successo a Michela agli Europei di Lenzerheide nel 2023, dove l’atleta dell’Esercito si è trovata a chiudere la gara al primo posto. A farle perdere però la medaglia più preziosa sono stati due errori al secondo poligono non subito conteggiati. Il motivo? Un episodio di «fuoco incrociato» con un’atleta statunitense che, al posto di mirare al suo bersaglio, ha tirato in quello di Michela, chiudendo di fatto la traiettoria all’azzurra.

A fine gara però nessuno si è subito accorto di questa situazione e così, dopo sguardi di stupori e qualche minuto di confusione, Michela, con profondo senso di fair play, ha raccontato ai giudici quando accaduto subendo così una penalità di due minuti per i colpi mandati. Per questo gesto l’organizzazione l’ha voluta premiare come esempio di sportività. «Sono cose che capitano, seppur raramente. Ciò che mi è apparso più strano è che all’inizio né io né i giudici ci siamo accorti di quanto fosse accaduto, motivo per cui è stato poi necessario rettificare le classifiche – ricorda la valdostana dalle origini bergamasche – L’ho presa con grande tranquillità perché pensavo di aver sbagliato al tiro. Non mi sarei mai aspettata di vincere e, appena sono arrivata, ho spiegato al mio allenatore quanto mi era capitato, tanto che non ho mai sentito mia quella medaglia».

Sempre a Lenzerheide, durante i Mondiali 2025, Michela – che nel 2017 ha vinto un oro nella gara sprint juniores – si è presa la Nazionale sulle spalle, ottenendo un quinto posto nella sprint e un ottavo nell’individuale. Risultati che hanno riacceso i riflettori su di lei. « Sono stata molto contenta del quinto posto perché è il risultato migliore che ho ottenuto in carriera. Ho ripensato parecchio a quel colpo che mi è costato l’oro, ma ho dato tutta me stessa e va bene così – ricorda l’atleta – Non mi aspettavo infatti di ottenere quelle prestazioni, anche se si gareggiava su un tracciato a me caro e che si addice alle mie caratteristiche. Possiamo dire, se aggiungiamo anche un tredicesimo posto nella Mass Start, che è stato un super Mondiale per me».

A questo punto per Carrara c’è un solo obiettivo: le Olimpiadi Invernali di Milano-Cortina 2026. Un appuntamento da non farsi scappare visto che raramente un atleta ha la fortuna di disputare una rassegna a cinque cerchi in casa. Ad Anterselva – sede delle gare di biathlon alle prossime Olimpiadi – servirà quindi una prestazione migliore di quella vista agli ultimi Mondiali, cancellando alcune imprecisioni per cercare di fare la storia nelle nevi tricolori. «Vorrei sicuramente migliorare le mie percentuali al tiro – conclude Michela – per fare un bel passo in avanti, cercando al tempo stesso di capire quali siano i miei limiti. Se migliorerò, potrò puntare a qualificarmi e presentarmi per puntare a un buon piazzamento. Proseguiremo con tutti raduni in estate e, ad ottobre, ci ritroveremo sulla neve in Finlandia. Da lì in poi inizieremo a sciare per affrontare il normale percorso di Coppa del Mondo. Chiaramente sarebbe molto bello entrare a far parte del quartetto della staffetta, ma questo non sarà facile».

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