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Il Castello di Marne: un sogno che si tramanda da sei generazioni

Articolo. Un edificio arroccato sopra uno sperone roccioso, in una posizione strategica tra Bergamo e Milano. Ampi giardini, una torre merlata. Ma soprattutto la passione di chi, tutti giorni, si prende cura di questi luoghi. Il Castello di Marne torna in gestione alla famiglia Piccinelli, erede di Bartolomeo Colleoni: a partire dal 22 ottobre, sarà possibile fare richiesta per organizzare un evento, un matrimonio, una cena sociale. E non mancheranno le visite guidate

Lettura 5 min.
Giulio, Carlo, Marco e Fabio Piccinelli

Marne, frazione di Filago, provincia di Bergamo. Sono stati parecchi i ciclisti che, pedalando sotto un bel sole domenicale, quest’estate hanno fermato la loro bicicletta davanti a un cancello che per la prima volta hanno trovato aperto. Lo hanno varcato con un pizzico di curiosità, per poi spalancare gli occhi davanti a querce secolari, giardini curatissimi, i segni della passata esistenza di un ponte levatoio. E soprattutto davanti a una fortezza imponente, “inespugnabile”, una delle poche nella nostra provincia protette su tre lati da corsi d’acqua naturali.

Da sempre, il Castello di Marne ha segnato la storia dell’antico borgo bergamasco. Ma i luoghi raccontano una storia solamente se abitati. E tutti quei ciclisti (e pedoni!) che prima di me sono entrati per la prima volta nel castello, hanno avuto la fortuna di incontrare direttamente coloro che l’hanno abitato e torneranno ad abitarlo: Marco, Carlo, Fabio e Giulio Piccinelli, gli eredi del condottiero orobico Bartolomeo Colleoni.

Il 22 ottobre, la gestione del castello passerà interamente nelle mani della sesta generazione della famiglia Colleoni, proprio quella famiglia che nel 1800 acquistò il maniero. Il castello riaprirà le porte ad eventi privati, battesimi, comunioni, matrimoni, cene aziendali. Ma anche ad associazioni che vorranno organizzare in loco incontri o conferenze a scopo benefico.

A raccontarlo è Marco Piccinelli, cinquantaquattro anni, gli occhi che brillano dall’entusiasmo nonostante la fatica, nonostante le parole di chi l’ha definito «pazzo» a intraprendere una sfida di tale portata. «Dopo trentacinque anni, grazie al sostegno di mia madre e della cugina di mia madre, Maria Pia Colleoni, comproprietaria del castello, abbiamo ripreso le redini della gestione del castello. Essere qua per noi è una grande fortuna. Come hanno fatto i nostri avi, che si sono tanto adoperati per il paese, per i contadini, aiutandoli a costruire case o sostenendo i loro figli, così noi vorremmo fare tanto per gli altri, aprendo il castello al territorio e mettendolo a disposizione delle associazioni che lo richiederanno».

Quello che Marco Piccinelli descrive è un sogno. Lo stesso sogno che ha cercato di trasmettere ai figli Carlo e Fabio e al nipote Giulio, che dallo scorso novembre – per dieci ore al giorno, sette giorni su sette – stanno curando insieme a lui interni e giardini, pulendo sale, tagliando l’erba e difendendo le piante secolari dagli attacchi dei parassiti, oltre ad accogliere i primi visitatori che, come già anticipato, hanno fatto capolino dai cancelli.

Tradizione e innovazione

Viaggiare nel tempo non è facile, e a quando risale il Castello di Marne è una domanda a cui la famiglia Piccinelli fatica a rispondermi. La fortezza, che oggi accoglie imponente i visitatori, potrebbe essere datata attorno al 1100 o al 1200, anche se per trovare dati ufficiali occorre tornare al 1352, anno in cui risulta di proprietà della famiglia dei “da Marne”. Negli anni, il castello è stato teatro di attacchi, assedi, scontri sanguinosi tra guelfi e ghibellini, per poi venire acquistato da Marino Colleoni, alla fine del 1800. I Colleoni aggiunsero qualche tocco personale, un po’ creativo, alla struttura del castello: il ponte levatoio, di cui ancora si vede qualche traccia, venne sostituito da un bel ponte in muratura. La torre si dotò di una merlatura ghibellina e comparvero splendide finestre bifore e trifore.

Mentre mi racconta la storia del castello, la famiglia Piccinelli mi accompagna tra le sale. Ci fermiamo ad osservare la Sala delle Armi, che un tempo ospitava spade e armature, una sala dove ancora si respirano leggende. Immortalo con qualche scatto i lampadari in vetro di Murano e in ferro battuto che illuminano gli spazi. Un incendio, scoppiato il giorno di Pasqua del 2008, ha distrutto molto del patrimonio storico che il castello conservava. Gli affreschi che quell’ala conteneva (e che Marco Piccinelli ricorda ancora) sono andati persi, ma la struttura è stata preservata.

Oggi, il Castello di Marne è un bene storico soggetto alla tutela della Soprintenza del Ministero della Cultura. Un bene da tutelare, difeso dagli abitanti di Marne stessi, oltre che dalla famiglia Piccinelli. Bene storico non significa, tuttavia, bene statico, immobile. Lo sanno bene Fabio e Carlo Piccinelli , ventidue e ventisei anni. Entrambi cuochi, accanto ad altri chef professionisti accoglieranno con i loro piatti, cucinati direttamente in loco, coloro che sceglieranno il castello di Marne come location per eventi, convegni, matrimoni. Senza nulla togliere alla tradizione, l’innovazione passerà quindi dalla cucina e dalla creatività dei più giovani.

Ricordi d’infanzia

La parte più antica e originale del castello, quella che fu risparmiata dall’incendio del 2008, nei prossimi mesi tornerà ad essere abitata dalla famiglia Piccinelli e dalla loro mascotte a quattro zampe, dal nobilissimo nome di Bartolomeo. La stessa ala che Marco abitava per qualche mese all’anno da bambino, in compagnia del nonno e della famiglia. «Mio nonno gestiva la campagna e io da piccolo, tra la primavera e l’estate, lo seguivo sui trattori, sulla mietitrebbia. Avevamo una fattoria con tutte le bestie, vi lavoravano i mezzadri, i contadini. C’era un’azienda agricola che allevava bachi da seta. Sin da piccolo tagliavo i prati ed io, ritornando qui dopo trentacinque anni, assaporo ancora l’odore del terreno, delle piante, l’odore che c’è all’interno».

Nel caseggiato che un tempo ospitava le scuderie, il maniero ospita oggi le cucine, le aree di preparazione per gli alimenti e i magazzini. Non è sempre stato così. «Quando sono nato io – racconta Marco – i cavalli già non c’erano più. Ricordo però che mia nonna raccontava come una volta alla settimana il carretto partisse da Marne e andasse in Città Alta, in via Porta Dipinta, dove lei abitava, a prendere le lenzuola da lavare. Qua vicino, le lavandaie immergevano i panni sporchi nel torrente e poi li stendevano sui prati».

La mia mente corre alle più belle scene dei film di quegli anni, quella di Piccinelli, invece, a testimonianze di vita vissuta: una carrozza che accompagnava le signore nella casa di campagna; i bauli di legno, le governanti in fibrillazione. «Il mio bisnonno, che è stato il podestà dell’allora comune di Marne, girava per i terreni con il cavallo o con il calesse» racconta.

Un passaggio segreto, Marco non l’ha mai trovato. Pare però che esistesse un cunicolo sotterraneo che portava al Castello di Grignano, che adesso non c’è più, fino al Castello di Trezzo sull’Adda, che c’è ancora. Leggenda narra che Bartolomeo Colleoni fosse scampato a un agguato, e che il trisavolo di Piccinelli avesse chiuso il passaggio dopo una serie di ritrovamenti macabri.

Non c’è castello senza una storia di fantasmi. E Marne ne ha parecchie. Gli abitanti del borgo raccontano ancora di come, nelle notti più buie, si sentisse rotolare un sasso lungo il torrente, anche se l’acqua non scorreva. C’è il racconto di Giovannina, storica custode del castello, che dopo essere stata a Messa, una sera nebbiosa d’autunno, venne toccata sulla spalla poco prima di infilare la chiave nella serratura del portone di ingresso. Si girò, alzò il lumino, vide un’ombra con un mantello. Non fece in tempo a dare l’allarme: l’ombra si era già dileguata.

Una passione che continua e coinvolge il territorio

Nei dintorni del Castello di Marne sorge una chiesa, molto cara alla famiglia Piccinelli. Lì, infatti, sono stati celebrati battesimi, matrimoni, funerali. C’è l’asilo, che è stato costruito e donato agli abitanti del borgo dall’antenato della famiglia Piccinelli Marino Colleoni. In accordo con il parroco di Marne, la chiesa potrà ospitare le nozze di coloro che sceglieranno di continuare i festeggiamenti nel castello. Questo, ovviamente, a condizione che gli sposi rispettino la sacralità del matrimonio, che scelgano il rito cattolico perché ci credano.

Non solo matrimoni. I più curiosi sappiano che, sempre a partire dal 22 ottobre, verranno organizzate visite guidate, curate da PromoIsola. Un’occasione unica per innamorarsi del castello come se ne sono innamorati i suoi proprietari. Soprattutto, come se ne sono innamorati i figli di Marco Piccinelli, che a differenza del padre tra quelle mura antiche non avevano ancora vissuto. «Personalmente non ero particolarmente affezionato al castello prima di quest’anno – sorride Fabio – Ora che siamo entrati, abbiamo iniziato a pulire le erbacce, a prenderci cura dei fiori, a sistemare le sale perché possano accogliere i visitatori… Arrivi a casa distrutto, ma ne vale la pena».

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