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Il Tomenone, uno splendido balcone sulla pianura bergamasca

Articolo. L’itinerario che oggi vi proponiamo, perfetto anche per un trail running molto vario e divertente, consente di scoprire le bellezze naturalistiche di cinque comuni: Albano Sant’Alessandro, Bagnatica, Brusaporto, Costa di Mezzate e Montello. Il percorso è ricco di storia e fascino: scopritelo in circa tre ore e mezza di cammino!

Lettura 6 min.
Scorci sulla pianura dal Tomenone

Anche la collina bergamasca sa offrire spunti di grande interesse per l’escursionista curioso. Ecco un divertente itinerario alla scoperta del monte Tomenone. In realtà il Tomenone non può definirsi un monte ma un sistema collinare, molto articolato e boscoso, compreso tra i territori di Albano Sant’Alessandro, Bagnatica, Brusaporto, Costa di Mezzate e Montello. È uno splendido balcone che si affaccia solitario sulla pianura e rappresenta l’inizio dei contrafforti montuosi bergamaschi. La sua posizione strategica ha favorito in passato la costruzione di castelli e fortificazioni che quest’oggi andiamo a conoscere. Il versante meridionale di questi colli è caratterizzato da muri a secco, appezzamenti coltivati a vite e ulivo ed una ricca vegetazione con la presenza di querce, olmi, carpini bianchi, aceri campestri, e un variegato sottobosco. Il toponimo Tomenone si riferisce al termine alto medievale tonimen, prettamente militare, che identifica uno spalto di terra con fosso e palizzata. L’accrescitivo Tomenone indica chiaramente che si doveva trattare di una struttura fortificata particolarmente estesa.

Punto di partenza dell’itinerario di oggi è il paese di Brusaporto. Non esistono fonti certe relative all’origine del nome. Si sa che intorno al XIII secolo veniva chiamato Brusaporcho e a tale toponimo si rifà un’antica leggenda popolare: nella Rocca sopra il paese abitava un ricco feudatario che costringeva i contadini a lavori estenuanti e mal retribuiti. Il malcontento popolare culminò in una sommossa contadina che pose fine alle sue angherie con la cattura del padrone e la messa al rogo in piazza al grido: «brüsa porco!».

Posteggiamo l’auto in via Garibaldi e procediamo in direzione Nord, lungo via Pascoli, fino ad intercettare la pista ciclabile pedecollinare. È un bel percorso a ridosso dei campi con vista sul Tomenone. A tal riguardo mi piace citare la descrizione del Maironi da Ponte (1819): «Brusaporto è un piccolo villaggio al piede della collina, che qual isola sorge dal piano, e si estende dall’Est all’Ovest formando quivi una specie di seno, ed è a due piccoli miglia da Seriate…ed ha un territorio sassoso e poco fertile, ad eccezione di alcune colline fertili di buon vino, perché ben esposte, e assai ben coltivate». Osservando il Tomenone dalla ciclabile oserei dire che il quadro è ancora attuale.

Seguiamo la ciclabile in direzione Est e, dopo aver superato il campo sportivo, ci immettiamo su via Beder che seguiamo fino al cancello d’ingresso della Cascina dei Frati. Qui sulla destra inizia il sentiero che risale la collina. Il tracciato, con un’alternanza di tratti ripidi ed altri più dolci, conduce sul crinale meridionale del Tomenone. Giunti sullo spartiacque nei pressi di un bivio, anziché puntare alla cima scendiamo a destra (cartello indicatore) alla volta del Casello San Marco. Entriamo così nel territorio di Bagnatica. Una breve discesa ci conduce rapidamente al Casello, un antichissimo ricovero di attrezzi che fungeva anche da riparo per i contadini. Una sapiente opera di recupero dello stabile e di valorizzazione del luogo ha reso il Casello un incantevole punto di ritrovo e di socializzazione per tutta la cittadinanza. Dalla primavera all’autunno funziona anche un servizio bar. Da qui si intravedono ben distinti i ruderi della torre di San Giovanni appollaiata sulla sommità del Colle Alto (alias Colle san Geminiano, 332m).

Appena superato il Casello di San Marco, imbocchiamo la strada cementata che sale a sinistra e raggiunge il crinale settentrionale del Colle Alto. In corrispondenza dello scollinamento prendiamo il sentiero sulla destra. Un cartello ammonisce che si entra in proprietà privata. Chiediamo chiarimenti ad alcuni anziani a passeggio in zona che ci tranquillizzano invitandoci a proseguire. Il sentiero raggiunge un bel capanno di caccia (da evitare nel periodo di apertura della caccia) per proseguire in direzione della torre. Il tracciato corre serpeggiando tra antichi terrazzamenti, segno inequivocabile che un tempo la zona era interamente coltivata, mentre oggi il bosco ha ricoperto tutto. Il versante orientale del colle mostra i segni dell’esistenza di una vecchia cava di pietra. Giunti alla base della torre di san Giovanni abbandoniamo il sentiero principale per seguire la traccia che conduce alla torre. Dobbiamo districarci tra la fitta vegetazione, un peccato che un luogo così affascinante e panoramico sia lasciato in rovina. Trattandosi di ruderi muoversi al loro interno richiede un po’ di attenzione, ma un giretto consiglio di farlo, almeno fintanto che la vegetazione non riparte con il suo ciclo vitale.

All’origine la torre (XI secolo) era inserita in una struttura fortificata molto più complessa, racchiusa in un recinto di mura, dentro il quale c’erano altri edifici, tra cui una chiesa dedicata a San Geminiano (oggi non più esistente) e un pozzo, di cui si conservano ancora i resti. Questo castello, come le molte altre fortificazioni della zona, svolgeva una funzione di difesa della pianura, essendo in posizione strategica. Il fortilizio andò in rovina a seguito delle lotte fratricide tra le famiglie guelfe e ghibelline del territorio.

Torniamo sul sentiero principale e ci dirigiamo verso Sud, puntando un bel roccolo poco sotto la torre. Proprio qui incontriamo Alessandro, un pensionato di Costa di Mezzate, intento a tagliare alcuni rami di olmo bagolino, un arbusto che ben si presta alla realizzazione e alla decorazione di bastoni da passeggio. Mi intrattengo con lui: «In bergamasco lo chiamano “rameglia”, è un legno che ha buone doti di resistenza e che si riesce a curvare per formare il manico. Sono qui spesso, la zona è piena». Approfitto della loquacità di Alessandro per chiedere notizie sulla torre: «La torre faceva parte del castello Camozzi Vertova di Costa di Mezzate. Si racconta che un tempo esisteva un passaggio segreto che collegava la torre al castello! Quattro anni fa tutto il pendio meridionale del colle è stato ripulito dalla vegetazione perché dal paese la torre non si vedeva quasi più. Oggi le piante sono in forte ricrescita e i rovi stanno nuovamente invadendo la zona. E pensare che questi terrazzamenti una volta erano tutti coltivati a vite».

Chiedo lumi riguardo alle cave di pietra: «l’area tra il Tomenone e il colle Alto era un’antica cava di arenaria. Tutti i muri di sostegno e le abitazioni più importanti della zona sono realizzate con queste pietre e anche numerosi palazzi signorili di Bergamo». Mi congedo da Alessandro con la promessa di un bastone in occasione del prossimo incontro. Raggiungo i compagni di escursione e dal roccolo procediamo verso Sud, lungo una mulattiera ben visibile e a tratti gradinata, fino ad intercettare l’ampio sentiero di collegamento tra Bagnatica e Costa di Mezzate. Svoltiamo a sinistra per raggiungere le prime case di Costa. In lontananza si intravedono gli eleganti lineamenti del castello Camozzi Vertova. Attualmente il castello è una residenza privata signorile, dotata di logge, portici e di uno spettacolare giardino all’italiana. Nonostante alcuni rifacimenti, la struttura testimonia l’origine altomedievale, così da annoverarlo tra i più antichi castelli meglio conservati della Lombardia.

Circumnavighiamo la recinzione del castello passando per la Cascina Fuì. L’edificio è un luogo simbolo di Costa di Mezzate: dal 1987, anno in cui è stata riaperta al pubblico, la cascina ospita manifestazioni culturali e popolari tra cui spiccano l’«Agrimercato» nella mattinata del sabato e il mercatino dell’antiquariato nella giornata di domenica del primo weekend del mese. Oltre la cascina si entra nel cuore medioevale di Costa di Mezzate. È un piacere camminare tra le vie del centro storico immersi in un’atmosfera d’altri tempi. Ammiriamo la torre degli Zoppi, costruita nel XIII secolo dalla nobile famiglia Zoppi, rivale dei Vertova proprietari del castello, con cui nel XVIII secolo ebbero accese diatribe che culminarono in sanguinosi regolamenti di conti. Superata la torre, nella piazzetta adiacente, imbocchiamo via Salvecchio, una strada rurale che si addentra nella campagna. Il percorso, completamente pianeggiante, con un’ampia ansa percorre integralmente il piede della collina, tra prati, campi coltivati e ordinatissimi filari di vite.

Poco prima di entrare in territorio di Montello siamo catturati dall’invitante profumo proveniente dal molino Nicoli, azienda leader nella produzione di farine e cereali per la prima colazione. Percorriamo via Cornella e saliamo via Locatelli fino al suo termine. Qui inizia il sentiero che percorre il crinale del Colle San Giovanni, lembo più orientale del sistema collinare del Tomenone. L’ascesa è piuttosto breve e i tratti ripidi e scivolosi sono agevolati da una serie di scalini. Camminiamo lesti fino alla croce del Colle San Giovanni (290m) dalla cui sommità il panorama è completamente chiuso dalla fitta vegetazione. Procediamo sul sentiero del crinale che, con un percorso gradevolmente ondulato, conduce in cima al monte Tomenone (370m). Ad accoglierci un pennone con bandiera tricolore e un panorama sulla pianura assai suggestivo.

Lo spiazzo in cima al Tomenone conserva i resti di un insediamento fortificato di probabile origine romana, giunto fino al tardo Medioevo, e del quale sono visibili il perimetro delle mura ed una cisterna. Anche in questo caso le annose guerre tra guelfi e ghibellini determinarono la distruzione del castello, nel 1380, ad opera dei ghibellini. Completiamo la perlustrazione del sistema collinare del Tomenone procedendo sul crinale verso Ovest in direzione della Cantalupa (cartello indicatore). Con percorso ondulato, nel volgere di poche decine di minuti, raggiungiamo la località che ospita il celeberrimo resort. Percorriamo ora in direzione Sud via delle querce e poi ci immettiamo su via Cantalupa fino a Brusaporto.

P.S. il percorso qui descritto è lungo 10,5 km con poco meno di 500m di dislivello positivo. Calcolare tre ore e mezza di cammino. È un itinerario che ben si presta anche per un trail running molto vario e divertente.

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