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Le meraviglie di Fonteno, luogo della Resistenza bergamasca

Articolo. A Fonteno non si arriva per caso. Ci si va di proposito, spinti dalla curiosità di conoscere quello splendido terrazzo naturale affacciato sul lago d’Iseo. La posizione defilata rispetto ai principali itinerari turistici ha favorito la conservazione dell’ambiente mantenendo pressoché inalterata la natura agreste del territorio

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La cascina Font

Per non lasciarci sfuggire alcuno scorcio panoramico, decidiamo di seguire un itinerario ad anello lungo tutto il crinale spartiacque della valle di Fonteno, accoccolata tra il Sebino e il lago di Endine e solcata dalle limpidissime acque del torrente Zù.

La parte alta della valle di Fonteno (sopra gli 800m) è costellata da innumerevoli edifici rurali di rilevante pregio ambientale. Si tratta di ben 365 casolari, uno per ogni giorno dell’anno come affermano simpaticamente i fontenesi, ciascuno identificabile da una precisa toponomastica immutata nei secoli. Secondo la tradizione, gli edifici sono costituiti da una stalla sormontata da un fienile con accanto una casina per ospitare la famiglia del contadino. A fianco di ogni casolare, rigorosamente di pietra locale, è sempre presente una cisterna per consentire la raccolta dell’acqua piovana.

Le prime testimonianze di questo piccolo borgo si hanno in documenti del XIV secolo. La sua storicità ci viene raccontata dai muri di pietra delle vecchie case, dai porticati e dalle strette viuzze che costituiscono il cuore antico del villaggio. Frequenti anche le fontane cui il paese deve il nome. Fu proprio attorno ad una di queste, la fontana del Córen, che si sviluppò il primo nucleo di abitazioni di Fonteno.

Lasciamo l’auto nel posteggio appena sotto la chiesa (608m). «Mai visto un posteggio così panoramico!» afferma Aldo, raffinato compagno di escursione. In effetti, la vista che si gode da quel punto rappresenta un grandioso preludio alla gita. Risaliamo alla chiesa e ci portiamo al termine della piazza, dove imbocchiamo, sulla destra, la strada che rimonta il versante meridionale del colle di Luen. A guidare il cammino numerosi cartelli. Seguiamo le indicazioni bianco-rosse del sentiero CAI n°568 con direzione monte Boario (Boér). Più si sale più la vista sul lago diviene ampia e spettacolare. Un anno fa ci ritrovammo proprio qui in una giornata in cui il lago era avvolto da una fitta nebbia che rendeva particolarmente suggestivo il panorama. Dalle nuvole sbucava soltanto la Madonna della Ceriola, il punto più alto di Montisola.

Il pomeriggio di oggi regala invece una bella luminosità. Raggiungiamo la località Font (840m), dove la strada asfaltata si interrompe e inizia il sentiero. Nei pressi di una cascina mirabilmente ristrutturata incontriamo il signor Edesio, fontenese doc, con il bastone, fidato compagno di cammino, e un berretto di lana rosso che dà risalto al viso, testimone di una vita dedicata al lavoro. Gli occhi rivelano serenità e saggezza. La cordialità di Edesio ci contagia immediatamente e ne approfittiamo per scambiare due parole: «Qui ogni cascina ha il suo nome, questa si chiama Font perché c’è una piccola sorgente» racconta. «Quindi non c’è la cisterna per l’acqua piovana?» chiedo incuriosito. Edesio, mostrando il serbatoio di pietra a fianco della casa, replica: «Il torrente scorre nella valle molto più in basso, quassù l’acqua è poca».

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Lo incalzo: «Davvero ci sono 365 cascine a Fonteno?» «Certo! Una volta erano tutte abitate, mentre oggi molte sono abbandonate». Poi indica il monte sul versante opposto della vallata: «Lì sul Creò ora vedete solo bosco, ma una volta c’erano prati e tre cascine che ora sono abbandonate. Anche qui sopra di noi è la stessa cosa. Un tempo su questi pascoli si produceva il famoso Taleggio di Fonteno. Oggi, quello vero, non si trova più». Ne approfittiamo per chiedergli una foto insieme. Edesio accetta molto volentieri. Un clic e via, ci congediamo con la promessa di tornare a trovarlo.

Riprendiamo a salire con decisione entrando nel bosco, fino a guadagnare il crinale in corrispondenza del colle di Luen. D’ora in poi il nostro percorso si manterrà quasi sempre sulla linea spartiacque della valle di Fonteno. Il sentiero prosegue costeggiando una cascina con vista invidiabile sulla Corna dei Trentapassi e sul monte Guglielmo, mentre più in lontananza lo sguardo raggiunge la val Camonica e le vette imbiancate di Adamello e Presolana. In breve si raggiunge una radura dove troviamo una cappelletta, la Santella del Boér, con annessa area pic-nic. Qui, secondo la tradizione viene celebrata una messa la domenica successiva all’Assunta che richiama numerosi fedeli della zona.

Nel bosco vicino alla Santella una pozza d’acqua ghiacciata cattura la nostra attenzione. Giovanni, con la curiosità di un bimbo, assaggia con il piede la consistenza del ghiaccio: «L’è mia ‘l caso!» sentenzia con lo scarponcino visibilmente inumidito. Un altro piccolo sforzo e ci ritroviamo in cima al monte Boario (1231m). Non vediamo la croce lignea che un tempo segnalava la vetta. Il bosco ricopre la sommità e non permette di spaziare con lo sguardo. Poco male, le radure lungo il percorso consentono ugualmente di godere dei meravigliosi panorami.

Il sentiero ora procede con divertenti su e giù, mai faticosi, che toccano numerosi roccoli posti sul crinale. In breve siamo al colle di Dis (1200m), ove termina la strada del Brugai che sale da Fonteno. Poco oltre attraversiamo le pendici meridionali del monte Sicolo e ci innestiamo sulla strada forestale che conduce alla cascina Torrezzo (1330m). Anziché proseguire sulla strada asfaltata diretta al Colletto, consiglio di mantenersi sul crinale erboso fino alla collina sommitale del monte Torrezzo (1378m).

Lo sguardo d’insieme sulla valle di Fonteno consente di descrivere con suggestiva pertinenza un’altra interessante peculiarità del territorio. Nel sottosuolo si cela infatti un grandioso mondo sotterraneo: l’abisso di Bueno Fonteno, un’area carsica che si estende tra la Val Cavallina e la costa bergamasca del Lago di Iseo. Un territorio di circa 100 km quadrati fatto di un’intricatissima rete di gallerie, pozzi e corsi d’acqua che dal 2006, anno in cui è iniziata l’esplorazione, impegna gli speleologi in un appassionante lavoro di ricerca non ancora ultimato. Ad oggi sono stati mappati oltre 32km di gallerie che promettono ulteriori intriganti sviluppi. La scoperta speleologica ha suscitato grandissimo stupore e interesse scientifico tanto da meritare un servizio della trasmissione televisiva Superquark (puntata del 26 giugno 2019). Invito caldamente alla visione del filmato attraverso questo link.

Scendiamo per prati fino al sottostante Colletto (1284m) ove un grande monumento ricorda le vicende della battaglia di Fonteno , episodio cruciale della lotta partigiana bergamasca al nazifascismo. Nel corso della Resistenza, i colli di San Fermo assunsero particolare importanza strategica perché permettevano il controllo delle truppe tedesche in transito lungo la strada statale del Tonale, fondamentale via di comunicazione tra il nord Italia e la Germania. Per questa ragione, la presenza di truppe partigiane rappresentava un grave elemento di disturbo. I colli di San Fermo erano presidiati dalla 53° Brigata Garibaldi «Tredici Martiri di Lovere», guidata dal comandante Giovanni Brasi (detto Montagna) e composta da circa 75 uomini ben armati grazie a un aviolancio alleato.

La battaglia di Fonteno del 31 agosto 1944 è un’azione di risposta al rastrellamento nazifascista operato per liberare due ufficiali tedeschi e il loro interprete, che erano stati catturati tre giorni prima a Solto Collina e rinchiusi in una baita presso la località Casini. All’alba di quel giorno, le SS occuparono Fonteno prendendo in ostaggio numerosi civili, che radunarono sulla piazza del paese. Poi presero a salire verso i colli di San Fermo, mentre da Monasterolo salivano i fascisti. Il comandante delle SS, maggiore Fritz Langer, ormai sicuro del successo, intimò la resa della 53a Brigata Garibaldi, pena la morte dei civili in ostaggio. Ma i partigiani con un’abile manovra, scesero a Fonteno, immobilizzarono i pochi tedeschi rimasti in paese e liberarono gli ostaggi. Risalirono poi alle spalle delle SS, colpendone diverse e catturandone altre, compreso il maggiore Langer.

Per avere salva la vita, Langer ordinò la ritirata ai fascisti e alle sue SS, che furono rilasciate dai partigiani, senz’armi e senza mezzi e con l’impegno di non operare ritorsioni e rappresaglie sui civili di Fonteno. Impegno non mantenuto. A novembre dello stesso anno, i tedeschi tornarono a Fonteno per operare un nuovo rastrellamento fra le abitazioni, ma i partigiani anche questa volta riuscirono a fuggire. Per ritorsione vennero catturati due cacciatori di cinquant’anni, un pastore di trenta ed uno di venti, portati dietro il cimitero e fucilati.

Al Colletto seguiamo un tratto della strada asfaltata (Strada Verde) che collega i colli di San Fermo al paese di Vigolo. La seguiamo in direzione di Vigolo con continui e divertenti scorci panoramici. Dapprima si tocca il colle di Caf (1242m), poi si arriva in località Cucche e, poco dopo, ai colli Galena (1162m), dove abbandoniamo la strada per seguire il sentiero n°568. Il monte Bronzone e le valli di Adrara e di Vigolo diventano splendidi protagonisti. Gli ultimi chiarori del giorno ci accompagnano fino al colle di Cargadura (1022m) dove siamo costretti ad accendere le torce frontali. In lontananza, le luci del lago allietano il nostro cammino, mentre il buio e i silenzi intorno ci proiettano magicamente in un’atmosfera incantata. Le parole svaniscono ammutolite dalla quiete. In questo tratto l’itinerario ricalca anche le tracce del sentiero agrituristico «Flavio Tasca» che riconduce anch’esso a Fonteno.

Percorriamo il versante meridionale del monte Pendola, indi, in località Roncai abbandoniamo la carrareccia per attraversare il versante settentrionale di Punta del Bert (è possibile rimanere sulla strada aggirando la Punta del Bert sul versante opposto ma si allunga il tragitto). Raggiungiamo una selletta pratosa dove intercettiamo la strada cementata che sale da Parzanica. Poco lontano si intravedono, avvolte nell’ombra, le antenne del monte Creò. Ci affacciamo a sbirciare l’altro versante e siamo letteralmente catturati dalla meraviglia delle luci del lago e di Montisola. Mi fermerei in contemplazione fino al mattino.

Torniamo sul sentiero n°568 che ora perde quota con decisione entrando nel bosco. Si toccano le località Tuf e Lof (sembra uno scioglilingua…) fino a collegarsi alla strada cementata che, dopo aver attraversato il torrente Zù, riconduce a Fonteno (con una breve risalita finale).

P.S. Il percorso qui descritto è lungo 17 km circa e ha un dislivello positivo di poco più di 1000 metri. Calcolate cinque ore di cammino.

P.P.S. Nel 2017 a Fonteno è stato allestito il Sentiero delle grotte , un percorso naturalistico nel cuore della valle che tocca i luoghi e gli aspetti più significativi e aggiornati delle ricerche speleologiche, nel totale rispetto degli ecosistemi superficiali e sotterranei. Si sviluppa su tre itinerari diversi per lunghezza e difficoltà. Inoltre, nel luglio del 2022 è stata inaugurata la Strada della battaglia di Fonteno , un itinerario escursionistico in otto tappe arricchito da totem e pannelli illustrativi che ripercorre i luoghi teatro della più importante tra le battaglie partigiane della bergamasca.

(Tutte le foto sono di Camillo Fumagalli)

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