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Sulle tracce di Pagafone, tra Locatello e Fuipiano (parte 2)

Articolo. Continuiamo con questa seconda parte l’itinerario ad anello che ci porta alla scoperta delle bellezze storico naturalistiche della Valle Imagna. Il percorso descritto è lungo circa 15 chilometri con un dislivello positivo di quasi 1.000 metri

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Il terrazzino con vista mozzafiato

Riprendiamo il cammino dalla chiesa di Fuipiano salendo verso il paese. La bella giornata e le temperature primaverili seducono molto, pertanto propongo di prolungare l’itinerario fino ai Tre Faggi. Non che sia una meta nuova per noi, ma lo ritengo uno dei luoghi più suggestivi e panoramici della valle che merita sempre una visita, in qualsiasi momento dell’anno. Decidiamo di seguire l’antico sentiero, percorso per secoli dai fuipianesi per raggiungere Pràt lungù (Pratolongone), il vasto pascolo che fa da sipario ai Tre Faggi.

Passiamo accanto al grande pianoro che caratterizza il paese conferendo origine al nome. Tra le varie ipotesi toponomastiche la più accreditata è foi plano ( in bergamasco è il faggio), cioè «pianoro di faggi», anche se oggigiorno i faggi abbondano solo nei boschi soprastanti l’abitato. Azzardo ora un’ipotesi tutta mia, determinata dall’affermazione del Maironi da Ponte che nel 1819 asseriva: «Fuipiano o sia Fopiano, nelle antiche carte Fons-planus». Ebbene fons in latino identifica una fonte o sorgente e planus è aggettivo che significa pianeggiante. Stando a questa asserzione il nome potrebbe quindi riferirsi ad una fonte in piano. Lascio agli studiosi la soluzione dell’enigma…!

Sempre riferito al paese, è ancora più interessante la descrizione che il Maironi dà del borgo: «Poggia sopra una eminenza, e resta al nord-est in confinanza colla valle Taleggio, con cui gareggia rispetto ai prodotti del latte, e riguardo all’abbondanza delle lumache, che qui pure sono molto pregiate». Questa peculiarità è confermata da alcuni anziani del paese che raccontano, come negli anni ‘50/’60, le lumache raccolte a Fuipiano fossero destinate ai più rinomati ristoranti di Bergamo e ancor oggi rappresentano uno dei piatti della tradizione locale.

Mentre camminiamo verso il paese, ci intrufoliamo nella adiacente contrada Peri (1.015m), una brevissima deviazione che lascia assaporare l’atmosfera rurale delle numerose contrade che compongono Fuipiano. A tal riguardo mi sento di consigliare, per chi visita Fuipiano, uno sguardo alla celeberrima contrada di Arnosto con una puntatina alla contrada Capione, che vanta origini ancora più antiche ed ha conservato per secoli le pregevoli caratteristiche architettoniche. Attualmente Capione è oggetto di un’interessante opera di valorizzazione da parte del Comune. Risaliamo la ripida via Donizetti per giungere in piazza, dove imbocchiamo via Italia che seguiamo fino a una curva (1.070m) presso cui si trova la deviazione per i Tre Faggi (cartello indicatore).

Il tracciato si addentra in una faggeta che diviene sempre più elegante man mano si procede nel cammino. Si lambiscono alcune radure molto panoramiche per fuoriuscire in un prato con una baita, purtroppo abbandonata (1.260m). Il sentiero punta dritto su per il prato, in direzione di tre bei piantoni di faggio. Li abbiamo soprannominati «i fratelli minori» dei Tre Faggi, sia per la posizione meno prestigiosa sia per le dimensioni più contenute. Raggiungiamo la soprastante strada agrosilvopastorale in corrispondenza di un silter (1.310m), un tipico casottino di pietra che qui ha la particolarità di custodire una sorgente le cui acque scorrono incanalate nel pavimento e vanno ad alimentare un antico abbeveratoio, posto appena sotto la strada. La costruzione, frutto di una sapiente opera di recupero, al suo interno conserva ancora le mensole di pietra su cui erano poggiate le assi di legno per la stagionatura del formaggio.

Poco più in alto, si iniziano ad intravedere i Tre Faggi (1.393m). La strada conduce tranquillamente al loro cospetto (con un solo breve tratto di sentiero), ma la stagione invernale consente di raggiungerli anche attraverso i prati, regalando scorci assai suggestivi. Del luogo abbiamo parlato in un precedente itinerario. È sempre un’emozione ammirare questi splendidi alberi: il tronco ritorto testimonia la venerabile età, mentre i rami esplodono d’intorno come un fuoco d’artificio. Se d’estate si ergono eleganti e maestosi a sfoggiare la propria bellezza, in certe uggiose giornate autunnali, spogli e scheletriti, ricreano un’atmosfera dal sapore dantesco. Affacciarsi all’altare della Madonna per ammirare la vallata è un invito alla contemplazione. Completano il quadro impressionista le antiche dimore di pietra rispettosamente defilate, ma testimoni della vivacità che un tempo caratterizzava questo meraviglioso lembo di terra.

Per l’itinerario di discesa a guidarci è il sentiero CAI n° 580 (con direzione Locatello), ben indicato da una scritta posta su un masso vicino. Il sentiero conduce ad una pozza d’acqua ghiacciata (1.280m) poco più in basso, ben visibile dai tre faggi e dalla strada guardando verso sud ovest. Come resistere all’invito di una pattinata? Tasto la consistenza del ghiaccio e la superficie pare ben consolidata. Cerco di rassicurare i compagni ma solo i più temerari si avventurano…e via con scivolate sempre più spavalde, finché uno scricchiolìo sinistro raggela i nostri animi… lesti ci riportiamo sulla terraferma!

Dalla pozza (tenendo come direzione il Resegone) ci portiamo sul bordo inferiore della radura per recuperare il sentiero poc’anzi abbandonato. Ci si addentra in un’altra bella faggeta e in breve raggiungiamo i prati della località Sopracorna (1.200m): magnifici pascoli assolati impreziositi da cascine amabilmente ristrutturate e servite da una strada quasi interamente asfaltata che proviene da Fuipiano. Dal paese è una piacevolissima passeggiata, breve e con poca salita, che consiglio soprattutto al tramonto, per poi dedicarsi alle prelibatezze degli ottimi ristoranti di Fuipiano.

Il sentiero 580 corre sotto la strada ai margini del bosco fino a un capanno di caccia, apparentemente un appostamento come tanti altri, ma in realtà, pochi metri più avanti, si apre un terrazzino roccioso a strapiombo sulla vallata. Portarsi all’estremità del terrazzo richiede prudenza, sia perché le rocce sono molto fessurate e insidiose sia perché non è concesso mettere il piede in fallo… la vista è mozzafiato e si comprende facilmente perché la località si chiama Sopracorna! Duecento metri sotto di noi appare uno splendido pianoro con un nucleo di case rurali: è Neverola, nostra prossima tappa.

Torniamo al capanno per ricongiungerci al sentiero 580, diretto a Neverola (940m). In questo tratto il cammino è meno agevole a causa della scarsa manutenzione del sentiero che obbliga a qualche piccolo litigio con la vegetazione ingombrante. Si perde velocemente quota fino a un successivo capanno, dove si procede dritti fino a ricongiungersi alla strada agrosilvopastorale che conduce a Neverola. Lo sterrato corre ai margini del pascolo e passa attraverso le cascine della contrada regalandoci un anelito bucolico. La località, già citata in un documento del 1409 con il nome Liverola, è una delle più antiche contrade di Locatello. Lo scorso mese di novembre ospitava una mandria di mucche beatamente al pascolo, mentre a poche settimane di distanza tutto pare immerso nel riposo invernale.

La strada percorre un tratto in piano per poi ridiscendere con decisione nel bosco. Nei pressi di una curva, sulla destra, riparte il sentiero che poco dopo si reimmette sulla medesima strada. In venti minuti da Neverola raggiungiamo Disdiroli (640m), popolosa contrada di Locatello. Prima della realizzazione delle vie carrozzabili era un importante luogo di transito per recarsi a Fuipiano o Neverola. La posizione strategica è confermata dalla densità delle costruzioni. Numerose abitazioni conservano le caratteristiche di un tempo e riportano, incisa sull’architrave dell’uscio, la data di costruzione: 1800, 1700, una addirittura riporta incisi dei numeri romani di difficile interpretazione.

Il sentiero 580 conduce a Locatello attraversando per intero la contrada, mentre la nostra destinazione è Coegia, pertanto all’altezza di una fontanella svoltiamo a destra, seguendo le indicazioni di un cartello metallico. Camminiamo curiosando tra le abitazioni fino ad uno splendido fienile che conserva il tetto in piode e che sfoggia un possente architrave monolitico sopra la porta, sagomato ad arco. Oltrepassata la contrada, il sentiero scende ad intercettare la strada provinciale. La attraversiamo e procediamo verso destra, lungo il guardrail, fino ad un piccolo varco dove il sentiero riappare. Ci si abbassa per attraversare la valle del torrente Coegia per risalire di alcuni metri il versante opposto. Proseguiamo fino ad intercettare la strada agrosilvopastorale che ci riconduce a Coegia.

P.S. l’itinerario completo, descritto nelle due puntate, è lungo circa 15km (inclusa la variante ai Curù di Fuipiano) con un dislivello positivo di quasi 1.000 metri. Calcolare cinque/sei ore di comodo cammino. In questa stagione il tratto che da Corna Coegia sale a Pagafone rimane in ombra di primo mattino. Consiglio pertanto una partenza verso le ore 10 in modo da rimanere al sole per tutta la durata dell’escursione.

P.P.S. un doveroso ringraziamento a Luigi Elena, estimatore del luogo nonché primo cittadino di Fuipiano, per le preziose informazioni sul territorio e la sincera cordialità.

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