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A Grone apre il Museo delle Arti e dei Mestieri. Quattro giorni di eventi per scoprire la Val Cavallina

Articolo. Dal 5 all’8 dicembre laboratori, convegni, visite guidate e antichi mestieri celebrano il nuovo museo dedicato alla storia, al lavoro e al paesaggio della comunità

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Il tempo sembra essersi fermato in Val Cavallina non per nostalgia, ma per volontà. Grone, dal 5 all’8 dicembre, si prepara a inaugurare il «Museo delle Arti e dei Mestieri tra saperi e sapori», uno spazio che nasce dall’urgenza di preservare ciò che rischia di scomparire, i gesti, le conoscenze, i mestieri che hanno plasmato l’identità di questo territorio. Non si tratta di una semplice cerimonia, ma di un percorso articolato che coinvolgerà scuole, studiosi, speleologi, artigiani e l’intera comunità, in un racconto di architetture, acque, boschi e mani artigiane.

L’iniziativa, promossa dal Comune e sostenuta dal bando «Lombardia Style» di Regione Lombardia, si inserisce nel progetto «I Sentieri del Gusto e della Tradizione in Val Cavallina», pensato per valorizzare i territori rurali e la cultura del lavoro. Il museo sorge da un restauro conservativo di una casa colonica del Trecento, primo insediamento sul territorio comunale; un intervento realizzato grazie al contributo del GAL dei Laghi Bergamaschi. L’edificio, restituito alla comunità con rispetto filologico, diventerà custode di un patrimonio immateriale di utensili, racconti e tradizioni che hanno attraversato i secoli.

I bambini custodi della memoria e le torri che raccontano

La manifestazione «Le radici del fare», questo il nome della rassegna che ospita l’inaugurazione del museo, si aprirà venerdì 5 dicembre con un’iniziativa che affida ai più piccoli il compito di tramandare il passato: presso la scuola primaria, il laboratorio «I mestieri del mio paese» introdurrà i bambini alla figura del carbonaio, attraverso il racconto di «Ol poiàt», con l’esperienza diretta di Sergio Castelletti. Non un semplice momento ludico, ma un passaggio di consegne: i bambini scopriranno le carbonaie, il lavoro lento e attento della trasformazione del legno, l’importanza del carbone nella vita domestica e artigianale di un tempo. Gli elaborati che realizzeranno verranno poi esposti l’8 dicembre, durante la festa della comunità, a testimonianza concreta di come la memoria, per restare viva, abbia bisogno di mani nuove e occhi curiosi.

Sabato 6 dicembre, alle 16 presso il Palazzetto dello Sport, il convegno «Tre Torri: la storia della Comunità di Grone e delle sue frazioni» porrà al centro l’architettura come documento storico. Le torri, insieme alle cascine, ai nuclei rurali e alle colonie elioterapiche dei Colli di San Fermo, sono infatti testimoni delle trasformazioni economiche e sociali che hanno segnato il territorio. Studiosi, architetti e docenti – tra cui il professor Mario Suardi, l’architetto Alberto Bianchi, il professor Mario Sigismondi, la professoressa Mariangela Piziali e l’architetto Marco Zappella – ne offriranno una lettura approfondita, legata alla vita comunitaria. Particolarmente significativo sarà il riferimento al catasto lombardo-veneto, documento prezioso per ricostruire con precisione il tessuto sociale del passato: attraverso mappe e registri emergono spostamenti familiari, distribuzioni delle proprietà, forme di coltivazione e attività produttive. Il paesaggio attuale, in questa prospettiva, non è un insieme casuale di edifici e terreni, ma il risultato di scelte, equilibri e fatiche sedimentate nel tempo.

La comunità in festa

Domenica 7 dicembre sarà dedicata al rapporto tra uomo e ambiente naturale. Il convegno «Acque, grotte e divinità: novità dalla grotta Altro Pianet», alle 16 al Palazzetto dello Sport, esplorerà la storia costruita insieme all’acqua, tra i boschi e le cavità carsiche che caratterizzano il territorio. Acqua come elemento produttivo, simbolico, ambientale: il paesaggio idrico ha determinato insediamenti, favorito la costruzione di mulini, influenzato abitudini e tradizioni. Il mulino di via Acquasparsa rappresenta un esempio emblematico di questo incontro tra ingegno umano e risorsa naturale.

La giornata approfondirà anche la storia delle cave di coti, pietre preziose per l’affilatura di utensili, sapere che combina abilità manuale, conoscenza geologica e capacità di leggere la montagna. Accanto, si collocano i roccoli, architetture vegetali cresciute e modellate nel tempo, oltre alla via dei carbonai in località Salvarizza, con i suoi sentieri ombrosi e i segni visibili del lavoro di generazioni. Interverranno, tra gli altri, la dottoressa Cristina Longhi della Soprintendenza Archeologia ABAP di Bergamo e Brescia, il dottor Gian Battista Rivellini, direttore del PLIS Malmera dei Montecchi e del colle degli Angeli, alcuni speleologi del «Progetto Sebino», Gianni Comotti, e alcuni contributi dell’architetto Claudia Cominetti e di Paola Mazza.

L’ultimo giorno, lunedì 8 dicembre, sarà il culmine della manifestazione. Dalle prime ore del mattino la fiera dei mestieri e i mercatini di Natale animeranno portali, cortili e vie con dimostrazioni di antiche tecniche artigianali, dall’impagliatore alla lavorazione delle coti, dalla distillazione della grappa alla molatura del grano. Alle 10 si terrà il ritrovo presso la torre medievale di via Sabotino, seguito alle 10.15 dalla benedizione e dall’inaugurazione ufficiale del museo storico.

«Alle 10.30 procederemo con l’intitolazione del museo storico, dedicato a Pietro Giovanni Zappella, nostro concittadino, soldato del 31° Battaglione di Artiglieria “Fronte-Greco”, scomparso in mare a seguito del naufragio del piroscafo norvegese “Oria” l’12 febbraio 1944 insieme ad altri 42.00 soldati italiani», spiega il sindaco Enrico Rodolfo Agazzi. La cerimonia istituzionale vedrà la presenza della fanfara dei bersaglieri di Sorisole, insieme all’associazione Alpini, con benedizione della targa e discorsi delle autorità civili e militari. «Seguirà la benedizione della targa dedicata ai nostri mugnai, che verrà apposta all’esterno del mulino ad acqua in via Acquasparsa, e successivamente il taglio del nastro del museo», precisa il primo cittadino.

Il sindaco sottolinea come questo spazio nasca «per custodire le radici della comunità, ma anche per raccontarle in modo vivo, coinvolgente, accessibile. È un museo che parla di persone, di gesti e di lavoro, e che restituisce dignità a un patrimonio fatto di esperienze e saperi tramandati nel tempo». Il riconoscimento va a Regione Lombardia «per il sostegno attraverso il bando “Lombardia Style”, che ha reso possibile la realizzazione di questo progetto, e a tutte le associazioni, i cittadini e i volontari che hanno collaborato con passione».

Il tour guidato accompagnerà poi i visitatori lungo via Sabotino e in alcune case aperte al pubblico, dove sarà possibile scoprire i vecchi mestieri e l’arte di artigiani locali che, grazie a passione e dedizione, realizzano presepi unici. Sarà visitabile anche una ghiacciaia del Seicento e una collezione privata, mentre la chiesa Parrocchiale e il vecchio mulino resteranno aperti. Nel pomeriggio, tra i canti popolari del Coro Alpini Valcavallina e la presenza degli zampognari, si svolgeranno esibizioni di giochi antichi – come il Pirlì e le soapbox – tra le tre antiche torri del paese. I punti ristoro presso la torre dell’oratorio e gli show-cooking in via Sabotino completeranno una giornata pensata per storia di Grone attraverso la convivialità.

Quattro giornate che offriranno l’occasione per entrare in dialogo con l’anima di Grone: un invito a osservare il paese mentre si racconta attraverso i suoi gesti e le sue voci, unite dall’amore per la natura. In questo intreccio prende forma una narrazione che non guarda al passato come a un rifugio, ma come a una riserva di significati da custodire e rinnovare.

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