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Con «Oblò» il Teatro Prova legge e interpreta la contemporaneità

Articolo. Il cartellone delle proposte della rassegna comprende nuove produzioni della compagnia, ospiti e anteprime nate da percorsi di residenza, stage e laboratori. I prossimi spettacoli, «Leviatano» e «Bob Rapsodhy», si terranno il 10 e il 24 maggio

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Il direttore artistico della rassegna Oblò Stefano Mecca in scena

Conoscere il passato non basta per comprendere il presente. È necessario immergersi e approfondirlo, soprattutto quello più vicino a noi, che troppo spesso finisce per esser dimenticato. Attraverso un viaggio negli ultimi decenni possiamo diventare consapevoli di quali siano gli effetti dei fenomeni che ci circondano, dei cambiamenti che la società sta andando incontro e soprattutto di quale sarà il nostro futuro. Basandosi su queste riflessioni, da tre anni a questa parte il Teatro Prova ha deciso di ampliare il proprio panorama e aprirsi al mondo degli adulti. Una scelta per certi versi coraggiosa dopo oltre quarant’anni di intenso lavoro incentrato su bambini e ragazzi e che ha visto la compagnia cittadina avvicinarsi al mondo degli adulti per darci l’opportunità di individuare uno spaccato sull’oggi e guardare con più attenzione al domani.

Da qui è nata «Oblò», una rassegna che ormai da tre anni accompagna il Teatro Prova e che nel mese di maggio entrerà nel vivo con la messa in scena di due spettacoli, «Leviatano» della Compagnia Carmelitana e La Confraternita del Chianti il 10 maggio e «Bob Rapsodhy» del Teatro dell’Elfo il 24 maggio. «Questa è la terza edizione della rassegna “Oblò” e possiamo dire che è qualcosa che sta ancora crescendo. È vero che in passato abbiamo già fatto delle incursioni nel mondo degli adulti, ma avevamo bisogno di realizzare qualcosa di più costante. Avendo ormai una grossa fetta dei nostri allievi che aveva superato i vent’anni, abbiamo deciso di esplorare questo settore dando così vita a “Oblò” – spiega Stefano Mecca, direttore artistico di «Oblò» A differenza di altre rassegne teatrali, “Oblò” non è semplicemente un insieme di spettacoli, ma una vera e propria messa in opera da parte dell’intera compagnia. Come già accaduto per gli altri anni, l’edizione 2025 ha presentato a marzo uno spettacolo di Teatro Prova con la regia di Marco Raineri, “Il Grigio” per poi seguire con lo spettacolo vincitore del Bando OblòFF “Matriosche di Polvere”, di Tommaso Vavassori».

Proprio questo bando è il segno che il Teatro Prova voglia espandersi verso i più giovani offrendo loro un’occasione di sperimentare ed esprimere il proprio estro direttamente sul palco, il tutto con il sostegno di tecnici e registi che possono aiutarli a concretizzare il progetto. Nel caso di «Matriosche di Polvere» di Tommaso Vavassori si tratta del dramma dei fratelli Oleg e Maria Romanov, ultimi discendenti della famiglia imperiale russa, caduta in disgrazia dopo la Rivoluzione d’ottobre del 1917.

Lo stesso vale per «Leviatano» e «Bob Rapsodhy», due storie differenti, ma che vanno ad approfondire l’inconscio umano. Da una parte un’immersione negli anni Novanta, decennio del grunge, neo punk e brit pop, con la vicenda di McArthur Wheeler, un rapinatore improvvisato che pensa di scamparla mettendosi del succo di limone sul viso; dall’altra la riflessione di Carolina Cametti sul futuro delle nuove generazioni, a caccia sempre più di emozioni forti non comprendendo spesso come questa voglia di vivere tutto di corsa sia sintomo di solitudine.

« Cerchiamo di guardare quanto avviene attorno a noi, soprattutto nelle compagnie emergenti che vogliono raccontare il mondo di oggi o degli ultimi anni. Non a caso “Leviatano” è ambientato negli anni Novanta. Cerchiamo infatti d’individuare i fenomeni che hanno caratterizzato i decenni scorsi e notare quali sono gli effetti sulla nostra contemporaneità – sottolinea Mecca – Crediamo molto in quella tipologia di teatro che va a scandagliare l’oggi attraverso la drammaturgia, creando un nuovo filone fra i registi italiani. Per questo motivo abbiamo deciso di ospitare la Compagnia Carmentalia e La Confraternita del Chianti per “Leviatano” e il Teatro dell’Elfo per “Bob Rapsodhy”, due compagnie relativamente giovani in grado di presentare uno stile molto contemporaneo, fuori dai canoni della tradizione e per questo quasi sperimentale. Il tutto esplorando nuovi modi di raccontare, scrivere i copioni e mettendo in scena linguaggi diversi, che non riguardano solo la recitazione e la musica dal vivo».

Guardando proprio questo filone innovativo, il Teatro Prova ha voluto aprire la rassegna «Oblò» con una produzione interna come «Il Grigio», la storia di un uomo che decide di lasciare tutto per ritrovare la pace in campagna. Lì, distante dal mondo che lo circonda, incontra un’insolita “compagnia”, un topolino con cui inizia una curiosa battaglia che mette in crisi il protagonista.

«Questo spettacolo pone le radici nel 2024 quando abbiamo portato per la prima volta uno spettacolo ad attore unico con la regia di Marco Raineri, “Natura morta in un fosso”, scritto da Fausto Paravidino, un autore molto considerato in questo periodo e che aveva realizzato quest’opera nel 2001 – conclude Mecca – Visto il successo ottenuto e l’apprezzamento ricevuto dal pubblico, abbiamo deciso di continuare su questa strada anche per questa stagione puntando su “Il Grigio”, un testo scritto da Giorgio Gaber e Sandro Luporini nel 1988 e che esula dal teatro canzone. Era già stato portato al Teatro Donizetti nella stagione 1989/1990 e quindi ci piaceva dare una naturale prosecuzione a questo lavoro puntando ancora su uno spettacolo che sapesse toccare la contemporaneità».

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