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I Tre Pizzi e il Pietra Quadra: un’escursione tra natura, storia e laghetti incantati

Racconto. Un itinerario fuori dalle rotte battute tra boschi, roccoli storici, panorami mozzafiato e uno specchio d’acqua dove concedersi una pausa rigenerante. Da Valsecca scopriamo con questo percorso l’anima più autentica delle Orobie

Lettura 6 min.
Lungo il Sentiero dei Roccoli

È sempre un piacere tornare in Valsecca (Roncobello), territorio capace di regalare scorci mirabili ed emozioni in ogni stagione. D’estate la strada consortile che dalla frazione Capovalle conduce alle baite di Mezzeno è aperta al traffico veicolare (previo pagamento del ticket di tre euro) e permette di portarsi in quota, “alleggerendo” gli itinerari escursionistici. Quest’oggi andremo a curiosare i Tre Pizzi concedendoci una puntata al Monte Pietra Quadra ed una “puciatina” presso l’omonimo laghetto. È un itinerario che, pur trovandosi vicino agli affollati sentieri diretti al rifugio Laghi Gemelli e al lago Branchino, permette di immergersi totalmente nei silenzi della natura senza il disturbo del popolo ferragostano.

Anche in questa occasione nostro mentore e accompagnatore è Guido, amico di lunga data nonché grande conoscitore della zona. Rispetto al percorso tradizionale, che inizia dal posteggio delle baite di Mezzeno e segue il sentiero CAI 217, Guido propone un sentiero alternativo decisamente più interessante. Lasciamo l’auto in uno spiazzo lungo la strada, appena dopo aver guadato un ruscelletto circa 500 metri prima del posteggio delle baite di Mezzeno. A piedi torniamo indietro sulla strada per pochi metri e, dopo aver riattraversato il ruscello, sulla destra (1545m) imbocchiamo un sentiero che si diparte ripido sulla destra, poco visibile dalla strada ma intuibile (c’è solo questo…).

Dopo i primi passi il tracciato diviene ampio ed evidente. Non è un sentiero bollato ma il cammino procede senza indugi. Si sale con decisione in un bel bosco di faggi e conifere e, dopo pochi minuti, si giunge ad una sorgente: consiglio di riempire le borracce perché l’acqua è di una bontà strepitosa. Anche nei periodi più siccitosi questa fonte regala sempre un getto fresco e abbondante.

In poche decine di minuti si guadagna la costa del Monte Campo, dove si trova il capanno di Costa di Campo (1750m), mirabile testimonianza della cultura venatoria delle nostre vallate fino a pochi decenni fa. A confermare la passione per la caccia degli abitanti della Valsecca è l’appellativo con cui vengono chiamati gli abitanti di Baresi, il centro abitato più importante fino al XIX secolo: essi infatti vengono simpaticamente soprannominati s-ciopetì di Bàres. Questi abitanti prediligevano la caccia all’avifauna piuttosto che la caccia agli ungulati e, in effetti, s-ciòp (fucili), piège (trappole), archècc (archetti) e bachetù (bacchette invischiate) un tempo erano presenti in tutte le case perché rappresentavano uno dei principali sistemi per procurarsi cibo. Da parecchi anni sono sistemi di cattura fuorilegge sanzionati con pene assai severe.

l Roccolo Zeb in veste autunnale
l Roccolo Zeb in veste autunnale
I Tre Pizzi dal Roccolo Zeb
I Tre Pizzi dal Roccolo Zeb
L’albero della Libertà a Baresi
L’albero della Libertà a Baresi

Il termine s-ciopetì allude anche al carattere vivace e indomito degli abitanti di Baresi. È curioso infatti sapere che nel 1794 un avvenimento mise in subbuglio tutta la valle e, in particolare, l’autorità veneziana: a Baresi, primo caso in tutto il territorio della Serenissima, venne innalzato l’«Albero della Libertà», simbolo della Rivoluzione Francese a rappresentare l’ideologia liberale repubblicana. I presunti autori del gesto vennero arrestati, tradotti a Venezia e giustiziati. Venezia, intimorita dall’ardita provocazione, inasprì il controllo imponendo una rigida censura per bloccare l’arrivo in valle di libri, giornali ed ogni tipo di informazione scritta. Di lì a poco, il 13 maggio 1797, la Repubblica di Venezia dovrà arrendersi di fronte all’irruente avanzata delle truppe francesi di Napoleone Bonaparte. A imperitura memoria dell’audace gesto, nel piccolo parco pubblico di Baresi (vicino alla chiesa) è stato eretto il tronco di un larice locale sormontato da un tricolore.

Al capanno Costa di Campo una freccia dipinta su un sasso indica chiaramente che il sentiero procede alle spalle del capanno. Risaliamo il crinale del Monte Campo immersi nel verde intenso dei pini mughi, allietati dall’inconfondibile aroma dei loro ciuffi. È interessante sapere che l’olio essenziale del pino mugo è uno stimolante del sistema nervoso, capace di ridare forza e vigore al fisico stanco. Così suggerisco di provare ad annusare intensamente i ciuffetti di mugo per vedere di nascosto l’effetto che fa... Che dire, la sensazione di riprendere forze l’abbiamo provata ma probabilmente legata al fatto che le pendenze dei sentieri si sono fatte più dolci.

La località Lagasöl lungo il Sentiero dei Roccoli
La località Lagasöl lungo il Sentiero dei Roccoli
Il laghetto presso il bivacco sormontato dalla cima Mencucca
Il laghetto presso il bivacco sormontato dalla cima Mencucca
Il bivacco Tre Pizzi
Il bivacco Tre Pizzi

Inebriati dal pino mugo raggiungiamo rapidamente il Roccolo Zeb (alias Roccolo di Monte Campo, 1805m) con la struttura in lamiera verde ed utilizzato tuttora come appostamento fisso per la caccia e non più per la cattura degli uccelli.

Il sentiero ora abbandona il crinale e, procedendo quasi pianeggiante in direzione Nord, ci conduce in una conca pascoliva. Un grande gregge occupa il sentiero obbligandoci a dribblare le pecore intente a brucare. Il contrasto tra il bianco delle pecore, il verde dei pascoli e l’azzurro del cielo è spettacolare. Superate le pecore raggiungiamo la penzana (riparo per le bestie) di pertinenza della vicina malga di Monte Campo, ove sono presenti alcuni cartelli segnalatori: seguiamo un tratto del «Sentiero dei Roccoli» (segnavia CAI 272), ignorando il sentiero CAI 217 diretto ai Tre Pizzi, che percorreremo sulla via del ritorno. Del «Sentiero dei Roccoli» abbiamo già parlato in precedenza, ma è sempre avvincente percorrerne anche solo un tratto.

Altra prospettiva del bivacco Tre Pizzi
Altra prospettiva del bivacco Tre Pizzi
Verso il laghetto di Pietra Quadra
Verso il laghetto di Pietra Quadra
Il laghetto di Pietra Quadra
Il laghetto di Pietra Quadra

Dalla penzana il tracciato procede pianeggiante in direzione Ovest, transitando accanto alla pozza di Campo per poi addentrarsi in una valletta dove è facile imbattersi in caprioli e camosci. Superata la deviazione per il Roccolo del Veroppio (meritevole di una sbirciatina) si entra in una conca che ospita quel che rimane di una piccola palude ormai quasi completamente asciutta, detta Lagasöl. Qui ci dilettiamo nella raccolta dei gustosissimi mirtilli che abbondano a lato del sentiero.

Con le lingue rese bluastre dal pigmento dei mirtilli, riprendiamo il cammino e abbandoniamo il «Sentiero dei Roccoli» deviando a destra (cartello indicatore per i Tre Pizzi-Pietra Quadra-Bivacco). Si riprende a salire all’interno del vallone pratoso compreso tra il Veroppio (la cima più meridionale dei Tre Pizzi, sulla destra) e la cima Mencucca (a sinistra). Superata una balza erbosa si entra in una conca dove riluce un piccolo specchio d’acqua al di sopra del quale si intravede il bivacco. Un ultimo sforzo ed eccoci sul meraviglioso terrazzo che ospita il bivacco dei Tre Pizzi (2060m): inaugurato nel 2009 è riservato ai volontari della Protezione Civile di Roncobello e Isola di Fondra come punto d’aggregazione per le due comunità. Dispone comunque di un locale sempre aperto e adibito a bivacco che può ospitare al massimo due persone. Da qui si gode di una bella prospettiva sui Tre Pizzi (ad Est) mentre dal terrazzo erboso la vista spazia sulle Torcole. Spingendosi sul bordo ecco apparire la Valle di Fondra con la contrada di Trabuchello laggiù, 1300m più in basso. Il luogo meriterebbe molta più fama di quella che il pubblico gli riserva ma forse è meglio così, godiamo appieno di questa quiete meravigliosa.

Il laghetto di Pietra Quadra in veste autunnale
Il laghetto di Pietra Quadra in veste autunnale
Verso la cima del Pietra Quadra (in basso il laghetto)
Verso la cima del Pietra Quadra (in basso il laghetto)
La Madonnina del Pietra Quadra
La Madonnina del Pietra Quadra

È una zona bellissima anche d’inverno, anche se la chiusura della strada di Mezzeno obbliga a un percorso molto più lungo. Alzando gli occhi verso Nord siamo sormontati dalla mole del Pietra Quadra e si può comprendere bene il perché di tale nome: è un monte dalla forma squadrata molto allungata (oltre un chilometro) con poca differenza di quota tra l’estremità occidentale e quella orientale. La parete Nord è rocciosa e i suoi aspri versanti sono frequentati più dai camosci che dagli uomini.

Ci muoviamo in direzione Ovest per guadagnare un’ampia sella pratosa (2116m) da cui si accede alla vasta conca solitaria del Monte Pietra Quadra che ospita l’omonimo laghetto (2100m). È un piccolo specchio d’acqua cristallina circondato da prati e massi che, in quanto a bellezza, non ha nulla da invidiare ai più celebri laghetti delle Orobie. Non avendo immissari il livello delle sue acque è molto variabile, condizionato dalla piovosità del periodo. Essendo uno specchio d’acqua piccolo e poco profondo le sue acque si scaldano rapidamente consentendo spesso bagni gradevoli. Prima di concederci lo splash, decidiamo di fare una capatina in cima al Pietra Quadra. Dal lago, con direzione Nordest, inizia il sentiero che rimonta repentinamente il vallone puntando ad una selletta aguzza da dove, per cresta, si accede alla vetta. In quest’ultimo tratto occorre “attaccare le mani” su facili roccette, nulla di esposto ma bisogna prestare attenzione.

La cima senza croce del Pietra Quadra
La cima senza croce del Pietra Quadra
Le Alpi Retiche dal Pietra Quadra
Le Alpi Retiche dal Pietra Quadra
Puciatina al laghetto di Pietra Quadra
Puciatina al laghetto di Pietra Quadra

Poco prima della cima si incontra una Madonnina bianca, statua eretta in ricordo dei caduti delle montagne. La sommità (2356m) è un piccolo terrazzino privo di croce, solo un mucchietto di sassi ne celebra la vetta. Il panorama è gustoso: la vista spazia su tutte le Orobie brembane e lecchesi e, in lontananza, raggiunge le Alpi retiche con i loro ghiacciai in risalto.

Ripieghiamo rapidamente al laghetto per la puciatina rigenerante. Un grande scoglio piatto sul lato occidentale del lago offre un ottimo punto per tuffarsi e un piano su cui sdraiarsi al sole. Si avvicina l’ora del desinare così ci incamminiamo verso valle percorrendo il sentiero CAI 217 diretto alle baite di Mezzeno. Superata la baita dei Tre Pizzi, in disuso da parecchio tempo, il sentiero regala splendide vedute della prateria di Monte Campo, sorprendente balconata pascoliva affacciata sulla conca di Mezzeno con i Monti Arera e Menna a fare da sfondo. In breve ci ritroviamo alla penzana della baita di Monte Campo e teniamo la sinistra diretti a Mezzeno. Superato il panoramico Roccolo del Tino, il sentiero scende rapidamente verso valle innestandosi, all’altezza di un acquedotto, sul sentiero proveniente dal rifugio Laghi Gemelli (sentiero CAI 215).

La baita dei Tre Pizzi
La baita dei Tre Pizzi
Sulla via del ritorno verso Mezzeno (sent. 217)
Sulla via del ritorno verso Mezzeno (sent. 217)
Gregge alla baita di Monte Campo (con vista sull’Arera)
Gregge alla baita di Monte Campo (con vista sull’Arera)

In pochi minuti siamo al posteggio delle baite di Mezzeno. Per tornare alla macchina percorriamo a ritroso la strada asfaltata. Numerose auto sono posteggiate a lato della strada, alcune di queste sfoggiano vistosissimi pietroni posti alla base delle ruote per impedire lo scivolamento a valle dell’auto: un commovente tuffo nel passato che sistematicamente si rivive ogni estate a Ferragosto! Rientrati all’auto ci precipitiamo presso il rifugio Valle del Drago, a Baresi, giusto in tempo per gustare gli ottimi piatti della tradizione bergamasca a chilometro zero.

P.S. l’itinerario qui descritto è lungo poco più di 10 chilometri con un dislivello positivo di 950 metri. Calcolare quattro orette di comodo cammino. Senza l’ascesa al Pietra Quadra (consigliata ad escursionisti esperti) prevedere un’ora in meno. Chi vuole cimentarsi in una divertente facile “arrampicatina” può puntare alla cima Nord dei Tre Pizzi (che è anche la più alta, 2167m) seguendo la traccia che si diparte dalla ampia sella posta tra il laghetto di Pietra Quadra e il Bivacco.

Tutte le foto sono di Camillo Fumagalli

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