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Per la musica bergamasca essere fuori dal «centro» non è un limite

Articolo. Bergamo, patria di una band come Verdena e Pinguini Tattici Nucleari, è una città molto legata alla musica indie. La provincia è spesso il filtro con cui gli artisti parlano e raccontano il mondo

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Verdena (Ufficio Stampa Verdena)

La prima volta che ho sentito i Verdena è stato in un viaggio in auto con mia sorella, toccava a lei scegliere la musica. Quando scoprii che quel rock emotivo e inconfondibile era di una band bergamasca, me ne meravigliai, senza ragione. Oggi, però, nessuno si stupirebbe nell’apprendere che i Pinguini Tattici Nucleari (PTN), okgiorgio o Spinozo sono di Bergamo. Anzi, forse ne capirebbe il motivo. Molti dei gruppi legati a Bergamo, infatti, raccontano qualcosa del loro luogo d’origine: lo trasformano in musica, in immaginari e in linguaggio.

Questa narrazione, che affonda le radici nella provincia, è cambiata nel corso degli anni, passando dal grunge ruvido dei Verdena, all’indie-pop dei PTN, fino all’elettronica contaminata di giovani producer come okgiorgio. C’è qualcosa nell’aria di Bergamo che accomuna gli artisti che ci crescono, qualcosa che non ha a che fare con un genere specifico, ma con un certo sguardo sul mondo. Grazie a loro, Bergamo è diventata un caso esemplare di scena musicale provinciale, che è tutto tranne che periferica, nel senso peggiorativo del termine.

Il ruolo di Bergamo

La provincia, si sa, spesso viene intesa come limite. Eppure, il suo spazio costrittivo si trasforma in spazio di libertà se lo si usa per guardare altrove, soprattutto verso il presunto centro da cui si irradiano le innovazioni culturali. Venire dalla provincia è spesso sinonimo di avere una grande voglia di dimostrare il proprio valore. Nel caso di Bergamo, succede proprio questo: la – seppur breve – distanza da Milano, centro nevralgico della musica italiana, diventa una sorta di carburante per i giovani desiderosi di “spaccare” nell’ambiente musicale.

Questo va di pari passo con la formazione di un’identità bergamasca riconoscibile nella musica indie: non si tratta di una rappresentazione stereotipata degli artisti – con cappello da muratore e cazzuola in mano –, ma di un insieme di pratiche, sensibilità condivise e limiti concreti. È una musica che nasce dall’incontro tra l’esperienza personale e un contesto urbano specifico, diventando espressione di un ethos: quello della Bergamo operosa, concreta, malinconica, ma profondamente creativa.

Abbiamo iniziato citando i Verdena, che potremmo definire gli apripista di questa tradizione alternativa e che, malgrado la grande notorietà nazionale, hanno scelto di restare ad Albino. Addirittura registrano in casa. Ma i Verdena non sono certo gli unici artisti così radicati a Bergamo e allo stesso tempo connessi con l’ambiente milanese e nazionale. Pensiamo, ad esempio, a Giorgio Pesenti – in arte okgiorgio – che, in breve tempo, è diventato uno dei producer più interessanti della nuova scena, grazie ad uno stile maturo e personale (qui si trova la sua discografia).

O ancora ai Pinguini Tattici Nucleari, che hanno contribuito alla crescita dell’indie e oggi riempiono gli stadi – grazie a una virata pop – ma che sono nati nei locali della bergamasca e hanno una fortissima identità territoriale. Lo raccontano con orgoglio in una canzone, chiamata proprio «Bergamo», in cui la città diventa metafora dell’amore: Zanotti paragona la sua innamorata proprio alla sua città, con le sue contraddizioni, i suoi pregi e i suoi difetti.

L’attitudine bergamasca

Nel tempo la scena bergamasca si è affermata nel panorama musicale italiano cambiando pelle, strumenti, linguaggi e generi. Ma ha mantenuto una forte coerenza nell’attitudine, difficile da definire, ma facile da riconoscere. C’è la rabbia malinconica dei Verdena, il quotidiano di Chiamamifaro – Angelica Gori – l’elettronica degli Iside, ma un elemento non è mai cambiato: l’atteggiamento.

Bergamo non è solo il luogo in cui nascono certi artisti, ma spesso è proprio il filtro attraverso cui parlano e raccontano il mondo. La provincia di Bergamo è il linguaggio e lo esprimono i Bye Bye Cachi con il loro EP «Provincia Boy» (qui per ascoltarlo). Il gruppo racconta l’esperienza di ragazzi nati e cresciuti in provincia, che provano a uscirne, ma che sono profondamente consapevoli che è stata proprio questa a renderli quello che sono. Nei Pinguini Tattici Nucleari, invece, la provincia bergamasca è la stessa, ma è osservata con uno sguardo diverso: ironico e focalizzato sul quotidiano. O ancora, Pietro Raimondi, in arte Montag, che scrive gran parte delle canzoni dei GIALLORENZO (qui la discografia del gruppo) e che racconta la sua vita in una grande città conservando però uno sguardo da outsider.

Se non entra nei testi, la provincia è presente nelle sonorità. Nei Verdena la provincialità bergamasca si traduce in frasi spezzate e in inquietudini giovanili (qui per ascoltare). Loro stessi si sono autodefiniti “muratori del rock” in quanto bergamaschi, in riferimento certo alla costruzione dei loro suoni, ma anche per descrivere il loro approccio alla musica, fortemente legato alla mentalità orobica. È forse la provincia ad aver dato origine a quelle sonorità, a quelle dissonanze che sembrano scaturire dalle cave di pietra cote della Valle del Lujo, così secche, così petrose. A unire tutti questi artisti, dunque, è un’attitudine precisa: fare musica dalla provincia, ovvero usare il margine come lente d’ingrandimento.

La scena bergamasca oggi non è più caratterizzata solo da pochi nomi famosi. Ci sono molti giovani artisti emergenti di grande talento che affrontano generi diversi. Pensiamo ad Asteria – all’anagrafe Anita Ferrari – che si fa portavoce di un profondo senso di spaesamento tipico della sua generazione con un pop elettronico raffinato. O a Spinozo – Francesco Spinelli – con il suo pop-folk profondamente intimo e poetico, in grado di raccontare il suo mondo con delicatezza. O ancora a Lietto – Giulio Mastropietro – che canta la sua esperienza semplice e magica, con un cantautorato nostalgico e fresco allo stesso tempo. Tutti loro mostrano come la spinta bergamasca non si sia esaurita, anzi.

I luoghi dove si “scolpisce” la musica

Una scena musicale non potrebbe esistere senza i luoghi in cui praticarla e viverla. Bergamo dimostra il proprio ruolo centrale nella scena indipendente non solo per la rilevanza nazionale dei suoi artisti, ma anche per la qualità di festival, concerti e locali. E qui, fortunatamente, ne esistono molti.

Non si può non parlare, ad esempio, del «Filagosto»: festival emblema della scena indipendente, dove hanno suonato moltissimi artisti oggi apprezzati a livello nazionale, spesso anche molto prima del loro successo. Si pensi, soprattutto in relazione al suo recente successo, a Lucio Corsi, che ha suonato al «Filagosto» nel 2015, ma anche a Vasco Brondi o a Giorgio Poi. La kermesse è il simbolo della vivacità di Bergamo e del legame della città con il mondo della musica indipendente e, proprio per questo, la sua sospensione per quest’anno è una ferita ancora aperta. Le ottime lineup, il costo contenuto – inizialmente gratuito e poi alzato a 5 euro negli ultimi anni – e l’attenzione alla buona musica sono un bene prezioso, che spero torneranno presto ad essere centrali.

La bergamasca, in generale, è stata una tappa spesso presente all’interno dei tour degli artisti italiani: Colapesce e Dimartino, ad esempio, hanno suonato gratuitamente al «Bum Bum Festival» a Trescore Balneario la scorsa estate. Non mancano, poi, anche locali importanti dove sono chiamati a suonare artisti della nuova scena indipendente: il Druso, con un programma molto attento ai progetti emergenti, l’Edoné, che unisce varie forme di musica, e il Polaresco, dove è centrale la musica dal vivo. Questi spazi sono fondamentali non solo perché ospitano concerti, ma perché educano il pubblico. Grazie a loro Bergamo è diventata un ambiente attento, con un pubblico molto affezionato alle sue glorie locali, ma anche molto curioso delle novità. Forse proprio questi luoghi, in un contesto altrimenti povero di alternative, hanno fatto la differenza nella creazione di una scena bergamasca.

Bergamo è «il peso di un accento troppo spiccato che non ti toglierà di certo l’università fatta a Milano», cantano i Pinguini Tattici Nucleari in «Bergamo». È il desiderio di crescere e uscire dai margini, ma anche la necessità di rimanere legati alle proprie origini. Bergamo, con la sua fiorente scena musicale, è la prova che essere fuori dal «centro» non è affatto un limite. Anzi, a volte, il centro si vede molto meglio proprio dai margini.

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