Che il gioco da tavolo sia sempre più apprezzato da grandi e bambini non è di certo una novità. In città o nei grandi Comuni spesso si trovano eventi a tema, tornei o negozi specializzati. Spesso però l’appassionato, concentrandosi solo sui grandi centri urbani, tende a dimenticare che anche nei piccoli centri possono esistere realtà in grado di soddisfare le proprie esigenze in campo ludico. Un esempio è Umpalumpa, un negozietto incastonato nelle vie interne di Clusone, a pochi passi dall’Oratorio dei Disciplini e dal suo celebre affresco della Danza Macabra.
Spinto dalla curiosità di capire cosa potesse riservare Clusone ad un giocatore da tavolo, mi sono avventurato per le sue vie in un fresco lunedì di fine ottobre. Arrivato al negozio, ho trovato ad accogliermi la proprietaria – o come si definisce lei «timoniera» – Sara Savoldelli. Tempo di un breve saluto e, nell’attesa che Sara finisse di sistemare un paio di cose, ho cominciato a vagare per quello che esteticamente credo sia uno dei negozi visivamente più «belli» che abbia mai visto. Travi in legno, luci e piante che circondano scaffalature cariche di giochi da tavolo in un mix tra lo stile shabby chic e l’interno di una casa degli gnomi di un libro illustrato per bambini. Proprio sul paragone scopro di averci preso non appena ho cominciato a chiacchierare con Sara.
GT: Come nasce il negozio «Umpalumpa»?
SS: Bisogna tornare al 2012. In quel momento il negozio nasceva come libreria per bambini, perché io arrivavo dal mondo delle biblioteche. Lavoravo nel reparto ragazzi della biblioteca di Clusone, quindi mi veniva naturale immaginare uno spazio dedicato alla lettura per i più piccoli. In quegli anni molte librerie iniziavano ad affiancare ai libri anche i primi giochi da tavolo “moderni”: titoli come «Dixit» o «Dobble!» erano tra i primi a diventare popolari al di fuori del loro giro di appassionati, e arrivavano proprio nelle librerie. Così il passaggio è avvenuto quasi da solo. All’inizio erano pochi giochi, poi sono aumentati, e io stessa ho iniziato a interessarmi. Il problema è che quando qualcosa mi appassiona, io ci vado dentro completamente: studio, provo, ricerco. Durante il lockdown del 2020, quando eravamo tutti in casa, la cosa è esplosa.
GT: Ovvero?
SS: Ordinavo giochi su giochi, li testavo, imparavo le meccaniche, li confrontavo. In quei tre mesi, oltre a giocare tantissimo con il mio compagno, ho anche costruito il sito e l’e-commerce del negozio. Il mio primo gioco da tavolo “serio” è stato «Kingdomino». Da lì sono passata a provare giochi sempre più articolati, perché mi sono resa conto che se volevo consigliare davvero, non potevo fermarmi ai titoli più conosciuti. Oggi ho in negozio circa 600 titoli diversi, e la mia filosofia è che chi entra deve poter trovare risposte a qualsiasi domanda. Non volevo essere una negoziante che “vende”, ma una persona che accompagna nel gioco. Il passaggio da libreria semplice a negozio specializzato è stato impegnativo, perché molti mi identificavano ancora come «quella dei libri». Ma adesso mi sento di dire che mi sono formata e specializzata davvero in questo settore.
GT: Qual è il tuo gioco preferito?
SS: Il mio preferito è «Caverna» di Uwe Rosenberg, lo stesso autore di «Agricola». È un gestionale con piazzamento lavoratori: costruisci la tua caverna, ampli la tua fattoria, allevi animali, scegli azioni e pianifichi lo sviluppo della tua «famiglia di nani». È un gioco che mi regala grande soddisfazione, perché mette davanti il giocatore a tante possibilità, costruendo una strategia passo dopo passo. Io amo i gestionali: la sensazione di “costruire” qualcosa a livello mentale mi appaga tantissimo. Un altro che resta nella mia top10 è «Sagrada», un gioco bellissimo anche da guardare, con dadi colorati trasparenti che sembrano vetri di cattedrale. È strategico, pulito ed elegante. Dà proprio quella sensazione tattile e visiva di creare qualcosa di armonioso. È uno di quei giochi che quando appare sul tavolo fa dire a chiunque «wow».
Proporre il gioco da tavolo senza pregiudizi
Chi è pratico del mondo dei giochi da tavolo e della cultura geek (legata a passioni come la tecnologia, i fumetti, i videogiochi, la fantascienza e l’animazione) avrà provato almeno una volta la sensazione di sentirsi giudicato davanti a un gruppo di appassionati per la mancanza di conoscenza verso un gioco o un prodotto. Fortunatamente questo fenomeno sembra essere legato principalmente a vecchi gruppi di gioco: le realtà attuali stanno prendendo posizione per evitare questo tipo di situazione. Spesso però la paura di incappare in questi «circoli chiusi» spaventa molti nuovi giocatori. Nella mia discussione con Sara ci siamo trovati a parlare anche di questo argomento.
GT: Ti capita di avere clienti alle prime armi con il gioco da tavolo?
SS: Sì e, onestamente, faccio di tutto per non farli sentire a disagio. Nel mondo del gioco da tavolo esiste un certo linguaggio “da addetti ai lavori”, che può creare distanza. Ci sono negozi che diventano quasi dei circoli chiusi, dove entrano sempre le stesse persone, che parlano lo stesso gergo, e chi arriva da fuori si sente un po’ straniero. Io invece volevo il contrario: un negozio aperto. Mi piace quando entrano coppie, famiglie, turisti che il sabato vengono da fuori e mi dicono: «Non sappiamo nulla, facci una panoramica». Quelle situazioni sono le mie preferite. La gente ha spesso paura del giudizio: c’è chi entra quasi giustificandosi dicendo «noi giochiamo solo a “Risiko” o “Cluedo”» come se dovesse scusarsi. Questo secondo me è un problema culturale. Io stessa, quando ho iniziato, ero nuova. Non è che nasci sapendo cos’è «Terraforming Mars». Quindi la mia idea è stata di creare uno spazio dove nessuno si sentisse fuori posto. Perché il gioco da tavolo non è qualcosa che appartiene a pochi: può essere per tutti, basta che qualcuno te lo faccia conoscere nel modo giusto.
GT: Perché, secondo te, una persona dovrebbe avvicinarsi al gioco da tavolo?
SS: Ognuno può avvicinarsi per motivi diversi, ma per me una delle ragioni principali è che il gioco da tavolo ti permette di staccare la testa. Ci sono momenti difficili della vita in cui la mente ha bisogno di una pausa, di un obiettivo piccolo, chiaro, contenuto, come quello dentro un gioco. Io conservo ricordi molto precisi di periodi in cui il gioco mi ha aiutata: ad esempio dopo una perdita familiare molto importante, io e il mio compagno abbiamo passato una giornata intera a giocare. Detto così potrebbe sembrare strano, ma quel concentrarsi sul regolamento, sulle mosse, su un obiettivo comune ci ha aiutati a respirare di nuovo. E poi c’è la dimensione relazionale. Molte persone, diventate amici, le ho conosciute grazie al negozio e al gioco. Il gioco da tavolo è inclusivo: ti mette allo stesso tavolo con persone diverse e ti dà un linguaggio comune. Infine è un esercizio mentale pazzesco. Lo faccio fare anche ai miei genitori, che hanno più di settant’anni, proprio per tenere attiva memoria e concentrazione. È uno stimolo continuo.
«Umpalumpa» e il futuro
Parlare di progetti futuri ed eventi in un negozio non è mai semplice perché, di fatto, l’obiettivo di un punto vendita è, appunto, vendere. Sara però non vuole limitarsi ai numeri del registratore di cassa, portando il gioco da tavolo anche in spazi solitamente non concepiti per una partita.
GT: Quali sono i progetti che hai in mente per il futuro?
SS: Sto lavorando a un progetto che mi entusiasma molto: portare i giochi da tavolo nei ristoranti e nelle pizzerie. L’idea è creare serate tematiche in cui si abbina un menù a un gioco. Ad esempio, menù giapponese più un titolo ambientato in Giappone. Mi piace l’idea di portare il gioco da tavolo in luoghi dove non te lo aspetti, perché è lì che si raggiunge davvero chi non ha ancora avuto la possibilità di provarlo. Poi c’è «Games & Lemonade», che si fa ogni anno la prima domenica di agosto qui a Clusone. È un evento che negli anni è cresciuto tanto: l’anno scorso abbiamo avuto 70-80 persone, che per Clusone è tantissimo. Mi piace far vedere che il gioco da tavolo può stare all’aperto, nei musei, tra le famiglie, ovunque. Perché non è una nicchia: è un modo di stare insieme.
Umpalumpa si trova a Clusone in via Querena, 42. Oltre allo store fisico è possibile anche visitare il sito internet per trovare tutti i prodotti in catalogo e per approfondire la storia di questo negozio.
