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“A Bergamo ci sono i fantasmi” (e raccontano ai più piccoli com’era Città Alta cinquant’anni fa)

Articolo. Il libro di Rosella Ferrari è una guida pratica per fare scoprire la parte storica (e un tempo popolare) della nostra città ai bambini. Attraverso piccole narrazioni vere legate all’infanzia e ai ricordi

Lettura 3 min.

È nella storia della letteratura per bambini la ricorrenza del fantasma come figura positiva, mentre per gli adulti è il più delle volte negativa (si pensi ad esempio alla letteratura gotica). Rosella Ferrari, scrittrice e guida turistica bergamasca, utilizza la figura del fantasma per raccogliere in un libro per i più piccoli, “A Bergamo ci sono i fantasmi” (Edizioni Gruppo Aeper), un repertorio di ricordi di quando lei era bambina e viveva in Città Alta, che non era una meta soprattutto turistica come oggi ma un luogo popolare, un “paese” dove i bambini erano liberi di scorrazzare per le strade.

Stiamo parlando della Città Alta di qualche decennio fa, che Ferrari racconta con l’aiuto dei fantasmi immaginari – abbigliati da pezzi di giornale e non da lenzuoli – di Maria Grazia Nilges, a rappresentare ricordi di persone che non ci sono più o sono altrove. “Questo era Città Alta una cinquantina di anni fa – scrive l’autrice nell’introduzione – un paese, fatto di quartieri (preferisco sempre definirli vicinie) che facevano capo alla loro chiesa. Io sono nata in S. Andrea, dove vivevano già i miei bisnonni, cioè i nonni materni della mia mamma. La famiglia del suo nonno paterno, invece, abitava, sempre da generazioni, nella parrocchia del Carmine”.

Pur essendo in tutto e per tutto un libro per bambini, “A Bergamo ci sono i fantasmi” può essere letto in almeno due modi: come guida turistica per un giro in Città Alta (magari con le Guide Turistiche Città di Bergamo, come la stessa autrice invita a fare), ma pure come libro di storie della buonanotte, perché, fantasmi a parte, sono molte quelle curiose e suggestive. In entrambi i casi la cartina geografica nel retrocopertina può essere molto utile per collocare spazialmente i racconti.

Sono diciotto le storie narrate con stile semplice e leggero da Rosella Ferrari – ma in arrivo c’è anche un secondo volume, per poi passare a Città Bassa. Si parte dalla funicolare, costruita inizialmente in legno con uno stuolo di polemiche perché l’impianto avrebbe bucato le Mura storiche; e si prosegue con la Farmacia Guidetti (dove vendevano il cioccolatino per i vermi da spavento); il convento di suore dove oggi c’è il Liceo Sarpi, il palazzo della MIA che prima accolse i bisognosi (ad esempio nella peste del 1600) e poi divenne la “Pia Scuola di Musica” e quindi il Conservatorio; l’Osteria dove gli anziani giocavano a carte, oggi diventata il Circolino Alto (in cui gli anziani continuano a giocare a carte); il Teatro Sociale che allora era il teatro cittadino principale; la locanda Il Sole (attualmente hotel-ristorante vicino a piazza Vecchia); il Campanone; il Soldato d’Oro (sant’Alessandro) sulla cupola del Duomo e via dicendo.

Ogni luogo ha i suoi fantasmi, “persone che ho conosciuto, persone delle quali mi hanno parlato, persone che erano – sono – l’anima di questo paese che adoro”: personaggi divertenti, imprevedibili, ma anche commuoventi. Come il fantasma di Gaetano Donizetti seduto sulla poltrona dove morì, ad ascoltare il fantasma di Giovannina – la figlia della famiglia Rota Basoni, che ospitò il musicista negli ultimi giorni della sua vita – suonare il pianoforte per quietare l’agonia del compositore (c’è una scena simile in un quadro di Ponziano Loverini all’Accademia Carrara). Oppure la storia di Luigi Biffi, patriota che non poteva essere fra i 180 bergamaschi che parteciparono ai Mille perché era troppo giovane, ma riuscì ad infilarsi comunque nella spedizione che portò i bergamaschi a Genova per l’imbarco verso la Sicilia e divenne portaordini di Garibaldi. Morì a 14 anni proprio mentre portava un ordine del Generale, epilogo di una vicenda iniziata al Caffè del Tasso, a pochi metri dal “Torquatone”, la statua (maldigerita dai bergamaschi) in onore del poeta Torquato Tasso che visse a Bergamo parte della sua vita.

La chiamavano Pallina
La chiamavano Pallina
Pane e musica
Pane e musica

La memoria, la (ri)scoperta e la nostalgia di un luogo che non c’è più: oggi Città Alta è tutt’altro, hotel, ristoranti e negozi di ghiottonerie per la gioia di tutti. Un bambino non può sapere di santa Grata e della statua con la testa di sant’Alessandro, delle entrate differenziate fra poveri e ricchi al Teatro Sociale, del perché dei cento colpi del Campanone (che ci sono ancora), del passerotto di Medea e delle pietre firmate, del Fontanone e del Lavatoio dove le donne andavano a lavare i panni e d’inverno l’acqua si ghiacciava e allora ne veniva fatta bollire dell’altra per sgelare. Non c’è nulla qui della retorica dei bei tempi andati, tutt’altro. Sono altri tempi che devono essere ricordati. Anche se a tenerli in vita sono dei fantasmi.

A Bergamo ci sono i fantasmi” verrà presentato martedì 13 luglio alle ore 18.30 presso il Circolino in Città Alta, ingresso gratuito (qui l’evento Facebook)
Il libro si trova presso La Libreria Punto a Capo (via Colleoni 17); l’Edicola di Colle Aperto in Città Alta; la Libreria San Paolo (via Paglia 2H); la Libreria Libraccio (via Europa 9 a Curno e via XX Settembre 93 a Bergamo); e la Libreria Spazio Terzo Mondo (via Italia 73 a Seriate).

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