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Feste di compleanno per bambini: decalogo di sopravvivenza (per genitori)

Articolo. Può sembrare eccessivo parlare di bon ton quando si tratta di bere tè alla pesca in bicchieri di carta mentre un animatore cerca di tenere a bada un nugolo di ragazzini. Ma, nella mia esperienza, ci sono alcune semplici regole di buonsenso che aiutano a rendere i compleanni dei bambini più sopportabili, se non addirittura piacevoli

Lettura 4 min.

Non sono in grado di dare consigli su come realizzare una festa a tema con un budget contenuto grazie al fai-da-te. Su Instagram o Pinterest troverete sicuramente delle belle idee. Questo è un puro decalogo di sopravvivenza, senza la pretesa che una festina di compleanno diventi un evento cool.

Fino ai 2 anni la festa non è per i bambini

Quand’è che i bambini cominciano ad aspettare con trepidazione il loro compleanno? Per mia esperienza a 3, 4 anni. Capiscono il rituale della torta, hanno soffiato già sulle candeline in altre occasioni, sono stati a qualche festa di amichetti, attendono i regali, sanno banalmente rispondere alla domanda: «Quanti anni hai?».

Le grandiose feste che si organizzano per il primo compleanno possono anche essere molto carine, a patto che ci ricordiamo che le facciamo per noi (noi genitori, noi parenti, amici: noi adulti) e non per loro. A loro dell’arco di palloncini o della torta cake design a forma di gattino o di astronave non interessa nulla. Anzi, se è un avvenimento che scombussola la loro routine quotidiana facilmente saranno intrattabili. Personalmente, ho preferito cominciare a organizzare feste di compleanno quando me lo hanno chiesto i festeggiati.

È ok non avere soldi da spendere

Per una festa in ludoteca i costi sono di circa 30 euro a bambino. Immaginate di invitare una classe di 20: partono facilmente 600 euro. Se ci aggiungete il mago, il truccabimbi, l’animazione, il cake design arrivate facilmente a mille euro. Ha senso? Sì, se due genitori senza particolari preoccupazioni economiche vogliono offrire un pomeriggio spensierato al figlio e agli amichetti, senza doversi occupare di organizzare nulla, è una valida opzione.

Ma se qualcuno legittimamente non vuole o non può spendere per una festa quanto la rata di un mutuo può benissimo evitare di farlo, senza sentirsi in imbarazzo alcuno. Le alternative per la bella stagione sono semplicissime: un appuntamento al parco con torta e due patatine. Oppure si affitta una sala in oratorio, a prezzi decisamente più modici. O ancora, per i più coraggiosi: festa in casa.

Chi invitare?

Qui ci sono diverse correnti di pensiero. Chi: «La festa è mia e decido io chi viene» e chi: «Fa brutto escludere qualcuno». Credo abbiano tutte e due delle ragioni.

Il mio consiglio, se non si vuole invitare tutta la classe (o tutta la squadra di calcio, o tutti i bambini del vicinato) è di invitarne un numero molto ristretto: 3, 4, 5 bambini. A quel punto si possono anche proporre attività alternative: fare una festa in casa senza problemi, oppure andare al cinema, o al bowling, o a mangiare la pizza (io sono della scuola che chi invita paga). Credo sia oggettivamente brutto invitare tutta la classe escludendo solo alcuni, qualunque sia la ragione.

Chi invita, paga (o se non lo fa, lo dice subito)

Per fortuna, quando i bimbi sono piccoli, è abbastanza scontato che nessuno chiederà una quota di partecipazione per una festa di compleanno. Quando crescono un pochino, anche per avere la possibilità di fare attività più particolari (fosse anche solo andare in piscina o a mangiare al sushi all you can eat) è possibile che venga richiesto un contributo economico. A me non piace, ma se scegliete questa opzione siate molto espliciti ed evitate di dire che è un “invito”. Meglio usare la formula: «Stiamo organizzando una serata, la quota è questa».

Il regalo: nessuna regola, nessuna pretesa

Credo che l’opzione più elegante, soprattutto per le feste più informali, sia dire chiaramente che il regalo non serve. Confesso, però, che a me non è mai capitato né di proporlo («Venite senza regalo») né di essere invitata a una festa per bambini che non li prevedesse.

Questo perché, consumistico quanto vorrete, il rito dello scarto dei regali è atteso con gioia. I miei bambini, per fortuna, hanno ancora l’età in cui la sorpresina dell’uovo di Pasqua o il gioco da cento euro hanno lo stesso valore e vengono accolti con la stessa gratitudine. Credo sia anche una bella occasione per insegnare a ringraziare come si deve. Ci sarà chi compra il regalo da 30 euro, chi lo ricicla (giustamente! Sono una grande fan del riciclo), chi regala un album da colorare, chi un libretto (i miei preferiti) o le bolle di sapone: non ha nessuna importanza.

La colletta

Può anche essere che si decida di fare un regalo comunitario, per mettere insieme le forze e offrire qualcosa di azzeccato per il festeggiato. Iniziativa lodevole, ma a patto di rispettare alcune regole: l’iniziativa non deve partire da chi festeggia («Dobbiamo comprare la bici, facciamo una colletta»); la quota di partecipazione deve essere assolutamente minima, sotto i 5 euro, per non mettere in imbarazzo nessuno; chi anticipa e raccoglie i soldi è un santo e va trattato con la massima deferenza possibile: i soldi vanno consegnati nel giro di un paio di giorni.

Non è un matrimonio

Non c’è una lista nozze da prevedere (leggi: regali su ordinazione); non è necessario consegnare gli inviti a mano; nessuno ha bisogno di bomboniere o torte multipiano, non c’è dress code, non c’è bisogno di decorazioni a tema. Tutte cose che si possono fare se piacciono. C’è solo una regola che gli invitati, che sia un matrimonio o la festa al parco di un quattrenne, devono rispettare: dire per tempo se vengono o no. È un segno di rispetto per chi sta organizzando.

I pensierini per gli invitati

A proposito di matrimoni, una deriva recente prevede il regalino da consegnare a fine festa ad ogni bimbo: di solito un sacchettino di caramelle o anche gadget di diversa natura (matitine, giochini, adesivi). Ho sentito anche di bambini che, pur senza fare feste, portano il regalino in classe. Da un lato mi sembra un’attenzione carina, dall’altro l’ennesima fatica per le famiglie, diventata pressoché obbligatoria: non è obbligatoria. Non è maleducato non prevedere pensierini per gli invitati.

Un occhio all’ambiente

A proposito di regalini per gli invitati, a una festa a mia figlia regalarono dei semi da piantare e mi sembrò una bella idea. Senza per forza doversi inventare qualcosa di speciale, possiamo facilmente ridurre l’impatto ambientale della festa evitando la plastica usa e getta.

Esistono le stoviglie compostabili, le posate si possono addirittura noleggiare o prendere in prestito per evitare sprechi. Le decorazioni possono essere tutte di cartoncino e carta (e riutilizzabili di anno in anno, se vi ricordate dove le mettete). Attenzione anche ai palloncini: io li compro perché i bambini ci si divertono ancora molto, ma se scoppiano (soprattutto all’aperto) bisogna stare attenti a recuperare tutti i brandelli di plastica.

Le piccole attenzioni

Più significative del regalino a fine serata sono le piccole attenzioni che possono aiutare gli invitati a divertirsi: ad esempio prevedere alternative senza glutine o senza lattosio se sappiamo che c’è qualcuno di intollerante; offrirsi di portare o riportare il bambino che non può essere accompagnato dai genitori; assicurarsi che il luogo sia accessibile e raggiungibile anche a chi ha qualche disabilità. Last but not least: prevedere qualcosa che non sia succo di frutta o coca cola per gli adulti. Nessuno si ubriacherà alla festa del figlio, ma un bicchiere di prosecco aiuterà a creare un’atmosfera più gaia.

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