Il cibo è un dono prezioso: ci nutre e ci ricorda le nostre tradizioni di famiglia, che in bergamasca vantano radici forti anche nel 2025. Nonostante ciò, nelle cucine di oggi, rischiamo ancora di gettare nella spazzatura avanzi di alimenti ancora buoni, dimenticandoci che ogni boccone richiede acqua, terra e fatica per crescere. A livello globale, la FAO (acronimo di Food and Agriculture Organization, un’organizzazione intergovernativa delle Nazioni Unite) segnala che quasi un terzo del cibo prodotto viene perso o sprecato durante l’intera catena di produzione. In Italia ogni persona butta circa 37 kg di alimenti all’anno, pari a oltre 2.2 milioni di tonnellate complessive: numeri non indifferenti che, secondo ConfCommercio, si traducono in una perdita annuale di 14.1 miliardi di euro, di cui una perdita di 8.2 miliardi di euro che deriva direttamente dallo spreco domestico.
Tra gli alimenti che più facilmente gettiamo nella spazzatura di casa ci sono pane, frutta, verdura e insalata e spesso la causa è dovuta alle confezioni sovradimensionate proposte dalla grande distribuzione organizzata, i supermercati.
Sprecare cibo ancora commestibile non è solo un atto di noncuranza (facilmente evitabile dato che la tecnologia nella conservazione del cibo ha fatto enormi passi avanti negli ultimi decenni), ma si tratta anche un’azione che aumenta drasticamente il nostro impatto sul pianeta. Al contrario, valorizzare le parti che spesso definiamo «scarto» è un gesto di gratitudine e di responsabilità.
Non serve immaginare chissà quale utopia futuristica, basta guardare al passato: le nostre nonne e i nostri nonni salvavano ogni prezioso avanzo in cucina, trasformandolo ogni volta in qualcosa di buono. Un brodo preparato con pochi avanzi delle verdure o la famosa polenta riscaldata del giorno dopo (ancora più buona!) erano – nemmeno tanto tempo fa – gesti quotidiani. Anche oggi, con un po’ di creatività e di attenzione, possiamo riportare in tavola quella saggezza che sembra andata perduta. Ogni piccolo cambiamento nelle nostre abitudini quotidiane può fare la differenza, partendo anche dalla cucina di casa.
I consigli per non buttare cibo
A chiunque può capitare, nel corso della settimana, di ritrovare in dispensa o in frigorifero scarti che possono trasformarsi in risorse inaspettate: con un po’ di allenamento ti abituerai a riconoscerne il potenziale, con tanti benefici per te, per il pianeta e anche per il tuo portafoglio. Ecco allora qualche suggerimento per dar una seconda vita anche al più malconcio degli alimenti.
- Brodi e vellutate: i gambi di sedano, le bucce di carota o quelle della cipolla, bolliti con acqua e aromi danno un brodo vegetale saporito. Questi scarti si possono conservare a mano a mano in una scatola ermetica in freezer e – quando si ha raggiunto un buon quantitativo – unirli ad acqua e sale per un brodo ricco di gusto, da fare invidia a quelli granulari che troviamo sugli scaffali dei supermercati! Le foglie dure del finocchio, del cavolo o le estremità della zucchina, tritate e cotte, arricchiscono vellutate di verdure, polpette o sughi.
- Salse e creme spalmabili: le foglie più coriacee delle erbe aromatiche (come il prezzemolo o il coriandolo) o le cime del finocchio e della carota, frullate con olio e sale, possono dare vita a salse da spalmare: un accompagnamento rapido da preparare all’ultimo minuto, muniti solo di frullatore! Vi faranno fare un figurone (e risparmiare anche qualcosa, sia economicamente che in termini di impronta ambientale) per un aperitivo zero-sprechi.
- Marmellate e conserve: le bucce di frutta (mela, pera, arancia, limone, pesca) sono ricche di pectina: cuocile con zucchero e succo di limone per marmellate e composte fatte in casa, da consumare al momento, anche come accompagnamento per piatti salati… trasformerai la tavola in un piccolo ristorante, portando a casa tua la nomea delle trattorie più in voga della bergamasca.
- Snack: le bucce di carota, di patata o di zucca, lavate adeguatamente, condite e tostate in forno diventano in pochi minuti croccanti chips, che non hanno nulla da invidiare agli snack confezionati più salutistici!
Sperimentare con questi ingredienti all’apparenza inutili ti permetterà soprattutto di scoprire nuovi sapori. Sorprendentemente, persino molti chef e ristoranti stellati oggi trasformano scarti vegetali in ricette gourmet, facendone un punto di forza.
Oltre la cucina
Anche lontano dai fornelli gli scarti vegetali hanno un potenziale ancora da esprimere: i fondi di caffè, ricchi di azoto, sono un ottimo fertilizzante per orto e piante: spargili sul terreno, ineriscili poco alla volta nel terriccio delle tue piante da esterno o mescolali al compost. Le bucce di banana e di mela nel compost arricchiscono il terreno di potassio e minerali. I gusci d’uovo, tritati finemente, sono un ottimo fertilizzante per il terriccio: lo arricchiscono di calcio e migliorando il drenaggio. Non buttate le scorze degli agrumi (anche se la stagione di arance, pompelmi e mandarini è ormai al termine): mettile a bollire in acqua all’interno di una piccola pentola per profumare l’intera casa con zero-sprechi.
Ridurre le emissioni partendo dal cibo
Riutilizzare gli scarti in cucina non è l’unico modo, né il più efficace, per ridurre la propria impronta ecologica: prediligere prodotti di stagione e locali e ridurre il consumo di cibi animali consente di vivere in modo ancora meno impattante. Sempre la FAO, nella Giornata Mondiale sulla consapevolezza degli sprechi e perdite alimentari ha sottolineato che lo spreco di cibo globale genera l’8 – 10% delle emissioni di gas serra: preferire ortaggi e frutta locali significa ridurre le emissioni dovute ai trasporti, gli imballaggi e il consumo di energia dovuto all’impiego massiccio di celle frigorifere. In Lombardia e in provincia di Bergamo c’è solo l’imbarazzo della scelta, così come nel resto del vario e ricco territorio italiano: in primavera maturano fragole, asparagi e spinaci; in estate ci sono pomodori, zucchine e meloni nostrani; in autunno pere, mele e funghi; in inverno cavoli, verze e radicchi locali.
Scegliere prodotti coltivati nel nostro territorio significa sostenere l’economia agricola bergamasca: comprare direttamente dai contadini o nei mercati rafforza il legame tra consumatore e produttore e fa vivere le nostre tradizioni agricole. In questo modo gustiamo i prodotti al picco di sapore e nutrimento, valorizzando le ricchezze e l’economia bergamasca. Sabato, 31 maggio, a Bonate Sotto ci sarà ad esempio un mercato agricolo con i produttori del territorio che proporranno i loro prodotti freschi, genuini e a costi accessibili.
Un atto di cura verso le generazioni future
Ridurre gli sprechi è un gesto concreto che ci fa sentire custodi della nostra terra. È un atto di cura verso le generazioni future. Gli ultimi rapporti della FAO ci invitano a un impegno collettivo: dobbiamo agire insieme per ridurre le perdite e gli sprechi alimentari, per avere persone sane e un pianeta sano.
Certo, noi cittadini, in confronto alle grandi multinazionali, responsabili di sprechi enormemente maggiori lungo tutta la catena di produzione, siamo una minuscola goccia nell’oceano, ma questo non deve impedirci di agire nel quotidiano. Non serve rivoluzionare la propria vita: bastano attenzione, consapevolezza e un pizzico di creatività. Valorizzando gli scarti alimentari e prediligendo cibo dalla minore impronta ambientale, ognuno di noi può lanciare un forte messaggio: in un mondo in cui le grandi multinazionali dettano le regole di un consumismo frenetico, noi consumatori ci stiamo riappropriando di un futuro dove il cibo non è merce usa e getta, ma un valore condiviso. Impegniamoci già da oggi: ogni volta che apriamo il frigorifero proviamo a pensare che gli avanzi di oggi potrebbero diventare un gustoso piatto per domani.