All’alba del 6 giugno scorso, Bergamo si è risvegliata con una sorpresa (o con una scossa?): un bel bambinone, neanche a dirlo in “camicia rossa”, si è arrampicato sulla statua di Garibaldi che troneggia sulla Rotonda dei Mille, si è seduto a cavalcioni sulle spalle dell’Eroe dei due mondi, e tenendosi saldo con una mano piazzata sulla sua fronte stempiata, ha alzato il braccio destro, mimando il gesto della pistola. È l’ultima provocazione dell’artista Maurizio Cattelan, svelata poche ore prima dell’apertura della sua «Seasons», la mostra diffusa tra Bergamo alta e Bergamo bassa, proposta da GAMeC fino al 26 ottobre, nell’ambito del programma «Il Biennale delle Orobie - Pensare come una montagna». I social sono subito impazziti (e per qualche ora anche il 112) per il piccolo «One», il giocherellone o rivoltoso che in un attimo ha trasformato l’eroe in antieroe e il monumento in un contro-monumento.
Il dibattito si è innescato immediatamente perché, come sempre accade, le opere di Cattelan sono dispositivi che moltiplicano le domande senza mai fornire risposte definitive. Se Bergamo è la «Città dei Mille», allora perché «One»? Chi è questo «Uno”? Un nipote che gioca sulle spalle del nonno? Un piccolo vandalo? Un ribelle? È un nuovo simbolo di unità? O una nuova generazione che si fa gioco di vecchi valori?
Cattelan – è assodato – o si ama o si odia, e così ciascuna delle cinque opere ideate appositamente per la mostra «Season» è sicuramente destinata ad accendere dibattiti. Tanto più che ciascuna di esse è stata pensata per incastonarsi in quattro luoghi familiari, identitari e rassicuranti della città, nei quali le idee di Cattelan riescono ad innescare altrettanti cortocircuiti visivi e dell’immaginario collettivo. « Scommettere sull’arte contemporanea con un artista come Maurizio Cattelan significa scegliere il confronto, anche il dibattito, come parte integrante della crescita culturale di una città», conferma la sindaca di Bergamo Elena Carnevali. «La presenza di Maurizio Cattelan, con la sua prima mostra in città, conferma l’approccio internazionale dato dalla direzione di Lorenzo Giusti alla programmazione del museo», ha sottolineato l’assessore alla Cultura Sergio Gandi. Ed è la Presidente di GAMeC Simona Bonaldi a ricordare che «la GAMeC rinnova con convinzione il proprio impegno nel promuovere un’idea di museo aperto, diffuso, capace di dialogare con il territorio e le sue comunità, di mettere in relazione arte contemporanea e identità locale».
Cinque opere per quattro luoghi della città
L’arte «non si limita a rappresentare il mondo, ma lo interpreta, lo problematizza e lo trasforma». È la promessa della mostra «Seasons», disegnata da Maurizio Cattelan (Padova, 1960) dentro la città di Bergamo, in quattro sedi. La mostra, oltre ad «One», si sviluppa come un percorso visivo nella città di Bergamo che vuole stimolare una riflessione sulla ciclicità della vita e della storia, sulle generazioni, sull’ascesa e sulla caduta dei valori e sulle trasformazioni dell’individuo e della società. La Sala delle Capriate del Palazzo della Ragione, in Piazza Vecchia, accoglie «November» (2024), la scultura in marmo statuario che ritrae un homeless, con i pantaloni slacciati, che si sta urinando addosso. La riflessione suggerita è quella sul nostro rapporto con la marginalità, la giustizia, la decadenza, ma anche sul senso di libertà che, talvolta, i più deboli e vulnerabili possono incarnare.
All’ Ex Oratorio di San Lupo, la scultura «Bones» (2025) sfida la tradizione simbolica dell’aquila come emblema di dominio, potere, imperialismo, rappresentata da Cattelan accasciata a terra, con le ali spiegate. Il lavoro è stato ispirato dalla visione dell’aquila commissionata nel 1939 dalla Dalmine – al tempo acciaieria di Stato – per la decorazione del ceppo commemorativo del discorso tenuto da Benito Mussolini nel 1919 agli operai dell’azienda in «sciopero creativo». Dopo la guerra l’aquila fu trasferita nel giardino della colonia estiva dell’azienda a Castione della Presolana dove, perso il riferimento al regime, si era trovata a rappresentare i più alti valori della natura selvaggia e della libertà.
Alla GAMeC, in via San Tomaso, sono esposti due lavori. In «Empire» (2025), un mattone di terracotta è intrappolato in una bottiglia di vetro, a suggerire un potenziale atto di ribellione che non riesce a prendere forma, un desiderio di rottura che non si compie, una rivoluzione senza esito. In «No» (2021), invece, l’iconica scultura «Him» in cui Cattelan rappresentava Adolf Hitler in ginocchio, questa volta ha il volto coperto, scelta nata da una richiesta di censura in occasione di una mostra in Cina ma che ora diventa il fulcro dell’opera: l’occultamento del volto non è solo un atto di censura, ma un dispositivo che sposta il focus su ciò che non si mostra, che diventa più inquietante di ciò che si vede.
Non solo Cattelan
Non solo Cattelan, per il quarto ciclo del progetto di Gamec «Pensare come una montagna». Per tutta l’estate, l’arte contemporanea viaggia anche sul territorio, facendo tappa, oltre che in GAMeC, anche al Linificio e Canapificio Nazionale di Villa d’Almè e nei Comuni di Dossena e Roncobello. Artista, coreografa e ballerina, Cecilia Bengolea (Buenos Aires, 1979) ricorre alla danza nella performance «Spin and Break Free» che, nata dalla ricerca condotta al Linificio di Villa d’Almè, collega l’epoca della Rivoluzione Industriale alla pratica delle «Free Dances», danze libere ideate da coreografi noti e meno noti tra le due guerre mondiali, per elaborare una riflessione sull’alienazione contemporanea. Nell’antico comprensorio minerario di Dossena, l’artista tedesco Julius von Bismarck ha realizzato il suo «Landscape Painting» intervenendo direttamente sulle pareti di roccia all’interno della miniera. Il progetto «Magnitudo» di Francesco Pedrini (Bergamo, 1973) per la comunità di Roncobello ha previsto, invece, la realizzazione di un nuovo punto di osservazione della volta celeste al Passo del Vendulo, in un’area in cui è stato necessario rimuovere gli abeti rossi colpiti dalla colonizzazione del bostrico.
Per questa estate, poi, la GAMeC presenta un progetto speciale, frutto della collaborazione con la sezione di Bergamo del Club Alpino Italiano: «EX.», laboratorio di progettazione nato dal lavoro di Andrea Cassi e Michele Versaci, si occuperà della ricostruzione dello storico Bivacco Aldo Frattini a Valbondione, situato a circa 2.300 metri lungo l’Alta Via delle Orobie Bergamasche, reimmaginandolo come una “sede” della GAMeC in alta quota, che offre non solo sosta e protezione ma anche una diversa esperienza estetica. Il progetto «Mountain Forgets You» è presentato dal 7 giugno al 14 settembre nello Spazio Zero della GAMeC, attraverso l’installazione «Thermocene», creata da Giorgio Ferrero e Rodolfo Mongitore (Mybosswas) ed «EX.», registrando a 3.000 metri di altitudine la moltitudine delle tracce invisibili dell’uomo – onde radio, segnali satellitari e militari, rumori – per poi trasformarle in una sinfonia corale.
Info sul sito ufficiale GAMeC