C’è chi sogna di cambiare vita da giovane, e chi quel sogno lo realizza a cinquant’anni passati, quando tutto dovrebbe già essere scritto. I bergamaschi Silvio Vista e Terry Tasca hanno fatto una scelta che molti definirebbero folle, altri coraggiosa. Ma loro la inquadrano semplicemente come «necessaria». Dopo decenni trascorsi tra reparti, uffici, pressioni e ruoli fissi, hanno deciso di interrompere una traiettoria obbligata e imboccare una nuova strada. L’hanno fatto su un mezzo a quattro ruote, alimentato a energia solare, che oggi profuma di nocciola IGP, stracciatella artigianale e brioche col tuppo.
La loro è una gelateria itinerante, ma è anche un manifesto: per una vita più semplice, più umana, più a misura di persona. Hanno chiamato il progetto «Spirali», ispirandosi alla forma del gelato soft, ma anche al moto circolare della vita: non sempre lineare, spesso pieno di curve, ritorni e nuovi inizi. E come una spirale, anche il loro cammino si è stretto su ciò che conta davvero — la qualità, la relazione, il tempo condiviso — per poi riaprirsi verso gli altri, verso i paesi e le città del Nord Italia, con una proposta gustosa e consapevole. A bordo del loro food truck, Silvio e Terry girano tra Bergamo, Brescia, Verona e il Lago di Garda, portando non solo gelato artigianale completamente gluten free, ma anche torte fatte in casa, dolci della tradizione e gusti gourmet che sorprendono. E ovunque vadano, raccolgono entusiasmo. Non solo per la qualità delle materie prime, ma per il legame autentico che riescono a creare con le persone.
In un’epoca in cui tutto corre, in cui si rincorre il profitto a scapito del senso, Silvio e Terry hanno scelto di rallentare, di tornare a sporcarsi le mani con impasti veri, di guardare in faccia ogni cliente, di costruire ogni giorno un microcosmo di fiducia e bontà. Perché a volte cambiare vita non è fuggire da qualcosa, ma andare finalmente verso ciò che davvero ci somiglia. Questa è la storia di un nuovo inizio. Un inno al coraggio di cambiare, una spirale dolce che unisce passato e futuro, memoria e sperimentazione, cuore e palato. Ne parliamo con Silvio.
CP: Perché una gelateria su quattro ruote? E perché a energia solare?
SV: Abbiamo scelto una gelateria itinerante perché volevamo portare un servizio direttamente alle persone, nei loro paesi, nelle piazze, invece di aspettare che venissero loro da noi. Dopo anni passati chiusi in locali, ristoranti, supermercati – io ho fatto 25 anni nella grande distribuzione – sentivamo entrambi il bisogno di respirare. Di stare all’aria aperta, di avere un contatto umano vero. Il food truck è stato un modo per trasformare tutta l’esperienza accumulata in ambienti chiusi in qualcosa di vivo, itinerante. E poi volevamo che il nostro progetto fosse anche sostenibile. Per questo abbiamo scelto l’energia solare. Il nostro pianeta non se la passa bene, e già che facevamo questo grande salto, abbiamo deciso di farlo nel modo più rispettoso possibile. Il nostro mezzo è alimentato da pannelli solari e tutto quello che usiamo è compostabile. È una scelta consapevole e bella.
CP: Quando avete iniziato?
SV: Abbiamo inaugurato l’attività il primo febbraio e siamo partiti ufficialmente sul campo, con i clienti, ai primi di marzo. A oggi abbiamo 57 recensioni a cinque stelle su Google, tutte entusiaste. Questo ci gratifica moltissimo, ma la soddisfazione più grande è quando le persone tornano non solo per il gelato, ma per noi: per il progetto e per l’energia che portiamo.
CP: Come organizzate oggi la vostra giornata? È cambiata rispetto a prima?
SV: lavoriamo tanto, anche di più di prima. Ma è cambiata completamente la qualità della vita. Prima eravamo stanchi e svuotati. Ora torniamo a casa stanchi, sì, ma soddisfatti. Io ero responsabile di tre reparti, sempre sotto pressione, con zero gratificazioni. Ero esausto. Ora no. Ora siamo noi a decidere il ritmo. Abbiamo due giorni fissi, il lunedì e il giovedì, in cui produciamo il gelato. Poi carichiamo il nostro furgoncino e iniziamo il giro: scuole, parchi, eventi, fiere, matrimoni. La settimana scorsa eravamo al Kilometro Rosso, oggi (riferito al giorno in cui è stata fatta l’intervista, ndr) siamo al Parco della Trucca. I pomeriggi ci trovate lì, dalle 17 fino alle 19 circa. Facciamo anche consegne a domicilio al mattino, la sera e nel weekend.
CP: Parliamo di gusti. Qual è quello che più vi rappresenta? E avete proposte particolari?
SV: Abbiamo i grandi classici, ma realizzati con materie prime eccellenti: nocciola IGP del Piemonte, pistacchio dell’Etna salato, stracciatella bergamasca con scaglie esagerate di fondente 81% del Perù. Poi c’è l’uva fragola, che è uno dei nostri gusti più amati. Abbiamo anche gusti gourmet, come il gorgonzola con pere, miele d’acacia e pepe della Valmaggia, o il cioccolato bianco con fave di tonka, lampone e pepe rosa. E poi l’esclusiva: una bacca canadese chiamata Haskap (simile a un mirtillo, ma con un sapore più aspro e fruttato, ndr), che ci viene fornita da un piccolo produttore locale. Questa bacca, per intendersi ha un tempo di maturazione di 15 anni. Nessun altro la usa.
CP: Il vostro gelato è anche adatto a chi ha intolleranze?
SV: Assolutamente. Il nostro gelato è 100% gluten free, e abbiamo anche gusti vegani e senza lattosio. E non solo gelato: produciamo anche torte artigianali fatte da Terry, completamente da zero, come facevano le nostre nonne. Farine biologiche, marmellate bio, uova bio. Tutto vero, tutto fatto a mano. E poi la nostra brioche col tuppo, artigianale, perfetta con la granita o con il gelato.
CP: Come mai vi chiamate «Spirali»?
SV: Il nome viene dal gesto, dal ricordo del gelato soft, quello che usciva a spirale dalla macchinetta. Ma ci piace pensare che sia anche un simbolo del nostro percorso: non lineare, ma pieno di movimento, come una spirale.
CP: Qual è stato il momento più difficile da quando avete aperto?
SV: Il più difficile è questo: oggi, a mesi dall’apertura, non abbiamo ancora uno stipendio. Tutto quello che guadagniamo lo reinvestiamo. Lo sapevamo, eravamo pronti. Ma è dura. Le tasse sono pesanti, il sistema non ti aiuta. Però non torneremmo indietro nemmeno per il triplo dello stipendio.
CP: Che consiglio date a chi si sente intrappolato in un lavoro che non ama?
SV: Di non farsi bloccare dalla paura. È la paura che paralizza tutto. Noi avevamo esperienza, sì, ma soprattutto credevamo in noi. E la qualità della vita non te la paga nessuno. Devi costruirtela da solo. Basta sentirsi numeri. Basta spegnersi lentamente.
CP: Ultima domanda, per chiudere con leggerezza: se il vostro gelato fosse una canzone, quale sarebbe?
SV: «Gelato al cioccolato... dolce e un po’ salato».
Vista la portata del mio cognome, mi astengo dai commenti.