Capita che, talvolta, la scienza intrecci la musica in una simbiosi di «contaminazioni». Un percorso tra due discipline all’apparenza così lontane che si trasforma, come succede nella nostra città, in un cammino condiviso di riflessione e ricerca. È quello che, da diversi anni, cerca di trasmettere infatti «BergamoScienza» con il festival internazionale di musica contemporanea «Contaminazioni Contemporanee», giunto quest’anno alla sua 19esima edizione. La rassegna musicale propone quest’anno, tra il 17, 18 e 19 ottobre presso la Basilica di Santa Maria Maggiore di Bergamo, tre appuntamenti con protagonisti tre grandi talenti internazionali del panorama musicale contemporaneo.
«Il legame con la musica nella programmazione di “BergamoScienza” – spiega Alessandro Bettonagli, direttore artistico di «Contaminazioni Contemporanee» e di «BergamoScienza» e vicepresidente della neonata Fondazione BergamoScienza – c’è stato fin da subito, andando a ricercare all’interno della produzione di Johann Sebastian Bach i rapporti matematici e i sistemi che si trovano alla base delle opere del grande compositore tedesco. La musica, da diversi anni, è così entrata nel festival grazie anche al coinvolgimento di artisti di respiro internazionale che ci hanno permesso di offrire al nostro pubblico non solo concerti, ma appuntamenti di vera riflessione».
Attraverso il tema di quest’anno, «In-formazione», il festival «Contaminazioni Contemporanee» punta alla valorizzazione – e alla scoperta per il pubblico – di nuove musiche, un «atto educativo» attraverso la musica: «La rassegna propone, da quasi vent’anni, repertorio contemporaneo, lontano dalla sperimentazione fine a se stessa. L’arte musicale contemporanea, organizzata assieme a Verbo Essere, ha avuto – e continua ad avere – come finalità la scoperta di nuove musiche, andando a ricercare una connessione con l’ambito scientifico fin dall’inizio. Le prime edizioni riflettevano sull’assimilazione, da parte del cervello, della musica e sul suo ruolo all’interno delle terapie neuronali», sottolinea Bettonagli.
Tra le figure indagate nel corso delle scorse edizioni del festival spicca quella del compositore estone Arvo Pärt. Secondo il direttore artistico «le composizioni di Pärt si possono connettere alla forza creatrice della musica, quasi biblica. La musica, attraverso le sue opere, diventa un viatico per la creazione-informazione, concetto che si colloca alla base del nostro progetto di festival. È anche per questo che, quest’anno, abbiamo voluto dedicare all’interno di “BergamoScienza” una mostra fotografica dedicata a questo grande compositore in occasione del suo 90esimo compleanno».
Le fotografie, realizzate dai pluripremiati Luciano Rossetti e Birgit Püve, che dal 2018 lavora a stretto contatto con Arvo e Nora Pärt, offrono uno sguardo intimo e profondamente evocativo sul volto e sull’anima di Pärt, evidenziando la sua presenza pacata e il suo percorso artistico unico. La mostra, inaugurata giovedì 9 ottobre, sarà visitabile da giovedì 16 a domenica 19 ottobre.
Il programma
La 19esima edizione del festival avrà luogo quest’anno al termine delle iniziative di «BergamoScienza», quasi un saluto finale pensato come pausa di meditazione finale nel cuore di Città Alta, presso la Basilica di Santa Maria Maggiore. «Ciò che ci ha spinto nella scelta di questa location per i tre concerti – precisa il direttore artistico – è stata senza dubbio l’atmosfera che si respira in questa chiesa: rappresenta, sia per il pubblico che per il musicista, una zona di confort capace di accogliere e dare supporto e valore alle proposte musicali. Inoltre, il nostro festival è nato come spazio per accogliere la musica sacra contemporanea, anche attraverso le connessioni tra Oriente, Occidente e del bacino mediterraneo. Anche la qualità sonora è un fattore importante: molti degli artisti che sono stati ospiti della nostra rassegna – una su tutti Meredith Monk – ancora ricordano con grande piacere l’atmosfera della basilica bergamasca».
Il primo appuntamento, in programma il 17 ottobre alle 21, vedrà la partecipazione di uno dei più importanti pianisti della scena jazz internazionale, lo statunitense Fred Hersch, il quale avrà modo di presentare il suo ultimo disco «Silent, Listening» pubblicato nel 2024, in uno spazio sacro in dialogo tra lirismo e innovazione. Hersch, musicista nominato per diciassette volte ai Grammy sia come pianista che come compositore, è considerato dalla critica «una forza creativa pervasivamente influente che ha plasmato il corso della musica per più di tre decenni come improvvisatore, compositore, educatore, bandleader, collaboratore e artista discografico». «Hersch – afferma Bettonagli – è un nome importante e la sua musica, carica di lirismo, si lega perfettamente all’ambiente della basilica. Nella nostra programmazione, mancava un pianista come lui da proporre a Bergamo».
Sabato 18 ottobre, sempre alle 21, la Basilica di Bergamo ospiterà il secondo appuntamento del festival, questa volta esplorando le sonorità musicali armene intrecciate alle sonorità contemporanee. Protagonista sarà così il Gurdijeff Ensemble, proveniente dall’Armenia, fondato da Levon Eskenian e composto da musicisti che suonano strumenti tradizionali armeni e del Medio Oriente. In realtà, questa «contaminazione» non è una novità nel panorama del festival orobico: «fin dalle prime edizioni – conferma il direttore artistico – si è voluto portare un dialogo con le culture mitteleuropee e orientali, soprattutto intessendo legami con la musica sacra e cercando quelle contaminazioni sonore verso un altrove diverso».
Il gruppo si occupa, fin dalla sua costituzione, della tradizione musicale armena, proponendo arrangiamenti «etnograficamente autentici» della musica per pianoforte del compositore e filosofo armeno Georges Ivanovič Gurdjieff (1866 – 1949). Il repertorio di questo compositore è radicato nelle diverse tradizioni che ha incontrato nel corso del suo percorso artistico, spaziando dall’Armenia e dalla Persia al Caucaso, al Medio Oriente, al Nord Africa e all’Asia Centrale. Nel corso degli anni, il repertorio si è ampliato, includendo musiche del Medio Oriente, antiche e medievali, musiche folcloriche e spirituali armene, la musica di Padre Komitas, canzoni dei trovieri del Caucaso e opere di compositori contemporanei.
Il 19 ottobre alle 21, nell’ultimo appuntamento, la protagonista sarà la chitarrista ungherese Zsófia Boros con un programma che offrirà un dialogo tra il repertorio classico e quello contemporaneo, composto appositamente per lei da diversi autori. Boros, musicista di grande talento, ha viaggiato a livello internazionale in importanti festival di musica classica e jazz e in tour da solista, suonando in alcuni dei teatri più apprezzati di tutto il mondo. In questa edizione di «Contaminazioni Contemporanee», Zsófia Boros avrà modo di proporre al pubblico bergamasco il suo ultimo lavoro discografico, dal titolo «El último alieno» (2023), nel quale i brani musicali che lo costituiscono rappresentano, per la chitarrista ungherese, un vero universo da attraversare: «sono luoghi, spazi che visito, entro e vivo. Tutti hanno il loro umore e colore, il loro profumo, il loro battito e un effetto speciale su di me. Ogni luogo richiede in me diverse forme di comportamento. A volte mi è permesso di abbandonarmi liberamente al momento, a volte mi metto al ritmo e volo con esso. Altrove mi limito a osservare. Sono una parte dello spazio. E ancora altrove mi adatto alle usanze locali. Quindi cerco di seguire le regole non scritte».
Tutti gli appuntamenti sono ad ingresso libero.