93FE310D-CB37-4670-9E7A-E60EDBE81DAD Created with sketchtool.
< Home

Canti di festa, lotta e memoria. Il folk tra la gente secondo i La.P.I.S

Articolo. Dalla Resistenza ai canti d’osteria, il gruppo formato da Sara Alberti, Elio Biffi, Andrea Calini, Matteo Gambirasio, Manuele Mariani, Marta Suardi, Miriam Togni e Samuele Togni, riporta la musica dove è nata, nelle osterie tra le persone

Lettura 6 min.
La P.I.S. (Foto de Il Merlo - Ospitalità e bevande spiritose)

Campagna Bergamasca, settembre di un anno imprecisato di inizio ‘900. È iniziata la raccolta del granturco e tutte le famiglie della cascina lavorano a spron battuto per arrivare a conclusione prima del gelo invernale. Dopo una giornata passata a cogliere le pannocchie dai fusti di mais, la sera le famiglie si riuniscono per «fà i fòe», levando loro quasi tutte le foglie ad eccezione di quelle necessarie per legarle in mazzi che poi andranno appesi per l’essiccazione. Tra il frusciare del fogliame, una donna comincia ad intonare un canto che, a metà tra il malinconico e il tragicomico, racconta di un amore perduto. Subito, il resto del gruppo la segue, improvvisando un coro che, canzone dopo canzone, racconta la vita gioie, dolori e rituali della vita di tutti i giorni. Ad un ascoltatore moderno alcuni temi potrebbero sembrare strani e la scelta stessa di alcuni termini discutibile, ma le famiglie della cascina cantano di ciò che hanno visto e vissuto. È il canto popolare.

L’incontro con i La.P.I.S.

I lettori di Eppen forse ricorderanno di un articolo pubblicato intorno a metà aprile in cui si parlava di una serata di dibattiti e concerti legata al tema della Liberazione promossa dal Comune di Levate. In quell’occasione, dopo una serie di esibizioni amplificate con formazioni che spaziavano dall’indie al rock, rimasi particolarmente colpito da un gruppo di molte persone che, senza amplificazione di alcun tipo, chiesero al pubblico di riunirsi a cerchio intorno a loro per poi cominciare ad intonare canti popolari legati al tema della Resistenza. Uno spettacolo a metà tra la rappresentazione teatrale e la divulgazione, dove ogni pezzo venne spiegato o comunque introdotto con interpretazioni allegoriche per creare un contesto adatto.

Quel gruppo erano i La.P.I.S., acronimo di «Laboratorio Popolare ì Sifulére» e gli otto cantori erano Sara Alberti, Elio Biffi, Andrea Calini, Matteo Gambirasio, Manuele Mariani, Marta Suardi, Miriam Togni e Samuele Togni. Al momento non sono presenti sui social poiché, per loro stessa ammissione, stanno cercando di rimanere il più ancorati possibile alla dimensione della musica dal vivo. L’unico mio contatto era quindi il loro fisarmonicista e cantore Elio Biffi, noto al grande pubblico per essere il tastierista dei Pinguini Tattici Nucleari e dei Mercanti di Liquore. Dopo una breve chiacchierata online, ci diamo appuntamento a casa di amici nella zona di Valtesse.

La nascita dei La.P.I.S.

Al mio arrivo, ad accogliermi ci sono Elio Biffi e Sara Alberti, entrambi in rappresentanza del gruppo. Dopo un caffè in veranda, cominciamo a discutere. Scopro che la passione di Sara per la musica popolare deriva dalla sua frequentazione sin dall’adolescenza con la compagnia degli Zanni, storico gruppo folcloristico della zona di Ranica dedito alla ricerca sul folclore locale. Ad un certo punto della sua maturazione artistica, Sara ha sentito la necessità di contestualizzare differentemente quello che era il suo bagaglio musicale e culturale, con l’idea di modificare e modernizzare il linguaggio con cui esponeva al pubblico il folclore e la tradizione locale.

Tramite le serate dei «Mercoledì da Beoni» di Città Alta, altre persone sono confluite in spontaneità verso quella che era ancora solo un punto di vista sul mondo della musica popolare. Con il tempo e, soprattutto, canzone dopo canzone, i legami si sono rafforzati, creando terreno fertile per la nascita del «Laboratorio Popolare ì Sifulére», appunto, i La.P.I.S.

L’obiettivo del gruppo

Si continua discutere in veranda, guardando il sole che scompare all’orizzonte mentre gli ultimi raggi di luce giocano con lo skyline di Bergamo Alta. Elio mi parla di come i La.P.I.S. non siano da considerare come un gruppo rievocativo ma, semplicemente, parte dell’attuale generazione di cantori che guarda ad una tradizione musicale radicata nel territorio. Ogni momento degli spettacoli nasce da una ricerca storica, ma dietro ad ogni pezzo c’è anche la volontà di non renderlo artefatto o decontestualizzato sia dalla situazione in cui esso è nato, sia da quella in cui viene eseguito. Per questo motivo, l’intero gruppo si prodiga per creare piccole narrazioni, siano esse teatrali, divulgative o informali, per far sì che il pubblico venga in qualche modo trasportato nel mondo di un determinato filone di canzoni.

Questo è un aspetto molto importante per la comprensione dei testi, poiché spesso molti argomenti o linguaggi popolari trasmessi in musica non sono figli del nostro tempo o della nostra etica. Capita così che alcune canzoni parlino di violenza domestica in maniera scherzosa o di stereotipi di genere che ormai non fanno (o non dovrebbero fare) più parte della nostra società. A tal proposito, Sara e Elio mi raccontano quasi all’unisono di tutti gli esperimenti fatti per far cantare canzoni tipiche del panorama musicale femminile, solitamente legati a sentimenti e passioni amorose, a uomini e, viceversa, di come siano riusciti a creare situazioni in cui voci femminili potessero interpretare i canti da osteria che, tradizionalmente, sono tipici del repertorio maschile. Tutto questo, invece di snaturare i pezzi, aiuta la comprensione al pubblico di ogni età, avvicinando in qualche modo le voci di vizi e virtù di una società passata all’orecchio dell’ascoltatore moderno.

La ricchezza del cantore, il viaggio e il «Cantarsi addosso»

Volendo citare un posto in cui il canto popolare si è particolarmente fatto sentire nel corso dei secoli, sicuramente quello è l’osteria. Terzo polo della vita di paese dopo Comune e Chiesa, l’osteria era contemporaneamente tribuna politica, luogo di svago, piazza d’affare e un comodo letto per i viandanti. Qui, tra bicchieri di vino e chiacchiericcio, si sono sviluppati alcuni dei canti più celebri del panorama folcloristico goliardico. Spesso i giri di bevute erano inframezzati di cantori – troppo – allegri che narravano di conquiste amorose più o meno rocambolesche insieme a viandanti che, insieme a mercanzia e informazioni, portavano i canti delle loro terre. Fondamentale quindi per ogni cantore era il confronto con realtà del territorio che lo circondava e, perché no, anche di altre zone.

Questo i La.P.I.S. lo sanno bene, e sia Sara che Elio tengono ogni volta a specificare in quale festa hanno sentito cantare e a cui hanno partecipato nelle loro «gite del folk», parlandomi di celebrazioni tradizionali come quella della «galina grisa» (in italiano «gallina grigia», tipica della primavera nelle province di Pavia e Piacenza, oppure i «canti della merla», caratteristici della stagione invernale in cui i cantori di paesi limitrofi divisi dall’Adda si “sfidano” in un botta e risposta musicale da una riva all’altra del fiume. Questo è diventato un bagaglio culturale fondamentale per i La.P.I.S. poiché, appunto seguendo quest’idea di canto celebrativo e di festa, sono riusciti nei loro spettacoli a togliere l’attenzione sul musicista, ovvero il perno del moderno mercato musicale, per darla invece alla musica in sé generando una situazione in cui tutti, a livello celebrativo, possono partecipare «cantandosi addosso» come si era soliti fare nei momenti di festa.

Gli spettacoli dei La.P.I.S.

Ad oggi, il «Laboratorio Popolare ì Sifulére» propone due spettacoli:

- «Gli uomini presi di spalle sono tutti uguali – Sentieri di parole e musica intorno a Fenoglio» è frutto di una ricerca site specific. Il materiale è tratto in gran parte da un canovaccio più ampio in fase di elaborazione, in cui le voci del popolo dei tanti passati della nostra terra si mescolano attraverso temi musicali in un tutt’uno di denuncia d’ingiustizie e fame di libertà. I canti di guerra e di Resistenza sono il fulcro di questo lavoro che si snoda tra le pagine de «Una questione privata» di Beppe Fenoglio, scrittore partigiano.

- «Fanfalöche e Biligorgna, canti di educazione sentimentale popolare», che sarà ufficialmente presentato alla «Festa in Rosso» di Torre Boldone il 23 agosto alle 21, si propone come ricerca e studio di un estratto dal repertorio popolare lombardo legato ai canti d’osteria e di stalla, dove la libertà di espressione del popolo minuto si concretizza semplicemente nello stare insieme, cantando di gioie, dolori, lazzi e malinconie. Luoghi dove la voce di tutta quella gente che non è passata alla storia si faceva tonante nella rivendicazione come nello scherno e nel lamento.

Oltre a ciò, sarà eseguita una selezione di brani popolari alla «Festa de L’Unità» di Stezzano domenica 3 agosto, sempre alle 21.

Un invito alla musica partecipata

Ci sarebbe molto di cui parlare riguardo alla conversazione avuta con Sara ed Elio, dalla volontà di creare un archivio con il materiale di studio accumulato a tutte le storie dei singoli componenti e il relativo avvicinamento al mondo del folk, anche perché la musica popolare non è altro che la trasposizione in canto e melodia della vita delle persone.

Va però fatta una riflessione su questo «strano» collettivo e il suo cercare la partecipazione e la contestualizzazione di un determinato tipo di arte che, per quanto ci sembri lontano, in fin dei conti ci rimanda sempre a qualcosa di familiare. Partecipare ad un’esperienza, in un contesto aggregativo fatto di persone con storie, emozioni e sentimenti, ed unirsi a questi estranei nel nome del canto permette in qualche modo di creare un legame con chi ci circonda, con la musica che diventa contemporaneamente protagonista del concerto ma anche vettore di una comunicazione non verbale che stabilisce un contatto scevro da inutili questioni ideologiche o politiche con la nostra identità culturale.

Una comunicazione chiara ed assolutamente esplicativa, molto più di quanto questo stesso articolo possa essere. L’unico consiglio che posso dare è quindi quello di partecipare ad uno degli eventi dei La.P.I.S., perché sono sicuro che ci sarà in repertorio almeno una canzone che significherà qualcosa di unico e speciale per ogni ascoltatore, sbloccando un ricordo legato alla propria identità e tradizione.

Approfondimenti