Ogni mamma ha la sua canzone preferita, quella che le fa brillare gli occhi o battere il cuore per l’emozione. Per questo, quest’anno, per la festa della mamma, abbiamo voluto che fosse la musica a parlare per noi: abbiamo creato una playlist su Spotify pensata per accompagnare sorrisi, ricordi e abbracci in questa giornata speciale. Dai grandi classici alle hit condivise nella quotidianità, questa selezione – fatta dalla redazione di Eppen con i contributi delle sue autrici e dei suoi autori – è un piccolo viaggio nella nostra vita, che abbiamo scelto di condividere con i nostri lettori come un piccolo “regalo” musicale.
Le canzoni selezionate ricordano le nostre mamme o, più in generale la figura materna. Per ciascun brano è associato un breve ricordo o pensiero personale. Buona festa della mamma a tutti!
La nostra playlist
«La canzone che mi è venuta in mente è “Anna e Marco” di Lucio Dalla – spiega Alessia Lorenzi, che ha un pensiero per la sua nonna materna, che è venuta a mancare quasi sei anni fa e con la quale aveva un legame speciale – Si chiamava Annamaria, ma tutti la chiamavano Anna. È stata sposata per quasi cinquant’anni con mio nonno, Marco, lei con gli occhi verdi brillanti di amore e sogni, lui con il suo quasi metro e novanta di poche parole e grandi gesti. Hanno vissuto nella stessa casa per tutto quel tempo. Di fianco abitavano la mamma e la sorella di mio nonno, di cui lei si è sempre presa cura con un’attenzione e una premura infinite». Innamorarsi per Anna e Marco negli anni Sessanta è stato raccontato cosi: «fortuitamente, senza cercare chissà quale via di fuga, ma senza più lasciarsi e lavorando giorno per giorno costruendo un amore speciale, che pure in una casetta a Seriate, con un piccolo orto in giardino, senza tanti soldi, sembrava tutto quello che si potesse desiderare. Questa canzone, in ogni suo verso che sembra raccontare la sua vita, mi ricorda sempre tanto la nonna, tanto da commuovermi e da sentirla vicina quando la sento».
«Credo che funky sia l’aggettivo più calzante per descrivere mia madre – prosegue Emma Salone che cita «Partymen» di Prince – Stravagante, colorata, sempre pronta a ballare con un ritmo tutto suo. Prince se la gioca con Dalla, ma è l’artista che me la ricorda di più. Soprattutto per questa canzone, perché, ai suoi primi attacchi nel film di Batman, è venuta di corsa solo per cantarla e ballarla. È lei “the funkyiest man (woman) you’ve ever seen”».
«Portami a ballare» di Luca Barbarossa, nella versione di Tiziano Ferro, è invece la canzone scelta da Carmen Pupo per parlare del rapporto con la sua giovane mamma. «Adoro questa canzone perché una delle mie più grandi paure è sempre stata di vedere mia madre invecchiare. Per fortuna lei è ancora molto giovane perché mi ha avuta a 23 anni. Ora ne ha trenta in più e soffre molto l’avanzare dell’età: noi figli e il suo compagno la prendiamo sempre in giro aggiungendo qualche anno in più a quelli reali». « Lei odia i social, usa Facebook solo per guardare le nostre foto e, soprattutto, odia le smancerie – continua Carmen – Ho usato questa canzone per farle gli auguri di compleanno lo scorso anno. Non riuscivo a farle sui social una dedica speciale, come succede spesso con le persone che amiamo, così mi viene in mente questa canzone dolcissima che dice appunto “non pensiamo a quei discorsi sulle rughe e sull’età”. Ho pianto per tutto il giorno prima di pubblicarla perché c’è un passaggio che dice “parlami di te, di quello che facevi, se era proprio questa la vita che volevi, di come ti vestivi, di come ti pettinavi e se avevo già un posto in fondo ai tuoi pensieri”. Questo perché mi ha sempre raccontato che mi ha desiderata tanto: siamo lontane eppure sempre vicine perché abbiamo avuto una vita molto difficile, siamo cresciute insieme e siamo state forti, insieme ».
E poi ci sono le anime più rock della redazione. Manuela Assolari abbina infatti il multiforme capolavoro dei Queen, «Bohemian Rhapsody», alla figura della mamma. «Il brano monstre di 6 minuti che, nel 1975, Mercury e compagni scelsero per lanciare l’album “A Night at the Opera” ruppe tanti schemi (a partire dalla durata - per niente radiofonica - che all’epoca fu considerata un vero azzardo) – spiega Manuela – e fu soggetto a numerose interpretazioni. Una canzone che mescola stili differenti – ballata, opera e rock – per raccontare la crisi di un uomo alla ricerca di se stesso, dilaniato dai sensi di colpa o dall’urgenza di un coming out liberatorio. Eppure quel “Mamaaaaa” splendidamente intonato da Freddie sulle note del pianoforte è sempre stato per me il più accorato e intenso appello di un figlio alla figura materna e alla sua capacità di consolarci o di salvarci, nonostante tutto ». Matteo Minali invece si sofferma su una delle canzoni più belle degli U2: «One». «Alcuni anni fa – ci riferisce Matteo – mia madre mi raccontò di come durante la gravidanza fosse solita dedicare del tempo ad ascoltare musica insieme al suo futuro bambino (io). Il repertorio era composto da musica classica e dagli U2. Quando arrivava “One”, il suo pezzo preferito, era solita appoggiare le cuffie direttamente sulla pancia per condividere quelle sonorità. Forse è per quello che a mia volta sono diventato un grande fan del gruppo. Ad oggi continuo a provare uno strano senso di nostalgia, felicità e connessione ogni volta che sento questo pezzo ».
E chi non ha mai “intonato” un pezzo in auto con la propria mamma? È il pensiero di Marialuisa Miraglia che inserisce nella nostra playlist «Runaway» di Del Shannon, come «ricordi di cantate (e grandi stonate) in macchina con mia mamma e mia sorella... auauauaua uaaaander». Per Benedetta Sabia il brano che le ricorda la mamma è invece «Open Arms» di Tracy Chapman. «Il brano – sottolinea Benedetta – parla di un amore incondizionato e io lo associo a quello che una mamma prova per i propri figli. Per me la mamma accoglie sempre a braccia aperte in qualsiasi situazione, anche per la riconciliazione dopo una discussione».
Nella playlist ci sono anche «La vie en rose», capolavoro senza tempo di Édith Piaf e colonna sonora per Iman Bouader del rapporto con la sua mamma, «The best day» di Taylor Swift, canzone citata da Martina Flebus, e «Hasta la raíz» di Natalia Lafourcade pensata da Anna Rota Martir. «La ascolto sempre con mia madre, mentre lavoriamo in serra – spiega – e ci ricorda sia la nostra passione per il verde che i nostri viaggi a Madrid, dove la sentivamo in tutti i caffè. La trovo una dichiarazione d’amore profonda e poetica, basti pensare al ritornello “io ti porto dentro, fino alla radice”». «La dolcezza di questa melodia – continua Chiara Prometti riferendosi a «E yo mamma» di Coez – richiama una ninna-nanna. Il testo parla della frenesia della vita adulta, che ci fa scrivere “ti richiamo mamma” e dopo abbiamo da fare, come canta Coez. Eppure, a volte, torniamo a essere quei “bambini delle elementari, che scarabocchiano sui diari”, e trovano rifugio dove si può ancora dire “ho fatto un incubo ma”!».
Per Federica Fumagalli, Chiara Donizelli e Laura Arrighetti il pensiero corre ad alcuni capolavori della musica italiana. «Scelgo “Azzurro” di Adriano Celentano – racconta Federica – perché mi ricorda la mia infanzia e la leggerezza di quei momenti. La mia mamma che metteva il cd in radio e noi che cantavamo insieme». Per Chiara Donizelli bastano le parole di «Ancora tu» di Lucio Battisti. «Il suo sorriso rimasto giovane, siglato dalle fossette. Mamma non c’è più da tanti anni, ma ancora cantiamo insieme le sue canzoni. “E come stai? Domanda inutile / Stai come me / E ci scappa da ridere”». Anche per Laura Arrighetti sono le note di Battisti a ricordare la mamma. «La sua canzone preferita è “I giardini di marzo”. Si emoziona ogni volta quando l’ascolta. E devo dire che ha trasmesso anche a me l’amore per il cantautore scomparso nel 1998. Battisti è stato un poeta dell’amore e dei sentimenti e anche questo pezzo ne è la prova: “E ho nell’anima/ In fondo all’anima cieli immensi/ E immenso amore/ E poi ancora, ancora amore, amor per te». Per Fabrizio Fustinoni è il pezzo senza tempo «Vorrei incontrarti fra cent’anni» di Ron a creare una connessione con la sua mamma.
Per la nostra direttrice Daniela Taiocchi è il “dolce suono” di una filastrocca a ricordarle la mamma con un emozionante messaggio diretto direttamente a lei. «Il lasciapassare che mia mamma mi ha consegnato per la vita è chiuso dentro una filastrocca che cantavamo insieme. Per un po’ l’abbiamo riascoltata perché era registrata su un’audiocassetta. Parla di una cinesina chiusa dentro un vaso di porcellana a danzare una musica americana con il capitano di una nave. Scarpe e bustino stretto, sottana larga e un orologio che scandisce il tempo che passa. Su quel ticchetà mi stringevi la mano e dondolavamo insieme la testa. A partire da quel ticchetà ho iniziato a vivere. Ho anche incontrato ragazze cinesi, ballerine e anche soldati e capitani e non ho smesso di amare i vasi di porcellana sperando di trovarci dentro la cinesina. Dopo tanti anni siamo ancora qui insieme a dondolare. Come allora. La mano però adesso te la stringo io. E non te la lascio».
Bonus track
Per chiudere vi proponiamo il pezzo che ci ha indicato Laura Fumagalli – «La mia mamma è Taissina», cantata dal gruppo folclorico Le Taissine di Gorno –, non disponibile su Spotify, ma ascoltabile su YouTube. Un omaggio a 360 gradi alla forza delle mamme e delle donne: «Oggi diciamo sempre che le mamme sono lavoratrici, che corrono tutto il giorno, che fanno più cose insieme e che sono impegnate giorno e notte. Ma le mamme lavoratrici non ci sono da pochi anni. Le donne che lavorano e che tengono la casa nella nostra provincia ci sono almeno da un secolo. Madri che lavoravano in filanda, che facevano le lavandaie. Tante sono le canzoni dedicate a loro. Tra tutte le donne lavoratrici, ho scelto questo brano che racconta la vita delle Taissine di Gorno, le cernitrici di minerali delle miniere della Val del Riso che facevano le mamme, le donne e le lavoratrici in miniera. Tra tutte le canzoni che raccontano le donne e le madri, scelgo questa che racconta anche il nostro territorio».