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#notedicasa: la musica sacra nel repertorio di cinque (non scontati) compositori bergamaschi

Articolo. L’anima del fedele è sempre alla ricerca di modi per esprimere il proprio credo, la musica è uno di questi. Molti autori hanno scritto per l’ambito sacro: non si contano le versioni di Kyrie, Credo o Gloria. Gli autori bergamaschi non sono stati da meno, contribuendo a scrivere pagine di altissimo valore musicale: oggi ne scopriremo cinque, attraverso un viaggio di qualche secolo, dal Settecento al Novecento.

Lettura 4 min.
Organo serassi Villa d’almé

Fin da quando ero bambino, mi piace spesso recarmi nelle chiese della mia provincia per scoprire la bellezza e la meraviglia che custodisce ogni edificio, a partire dalla piccola e modesta chiesa di paese a quelle più maestose, come la meravigliosa Basilica di Santa Maria Maggiore nel cuore di Bergamo Alta.
Mi piace immergermi nei capolavori che ciascuna di queste realtà conserva e lasciarmi incantare anche dalle sinuose forme delle cantorie degli organi.
Le chiese sono le custodi della grande arte e tra le loro mura risuonano note che elevano lo spirito: note che fanno sentire “a casa” chiunque sia disposto a mettersi in ascolto.

Il vasto mondo musicale del nostro territorio non è da meno, in questa ricerca di bellezza: luoghi come la Basilica di Bergamo o quella di Gandino sono stati, nel corso dei secoli, spazi in cui l’arte della musica si è unita alla preghiera di moltissimi fedeli, che ritrovavano nei suoni uno spazio di conforto e un luogo ideale per l’anima per potersi confidare a Dio.

In questo breve viaggio andremo alla scoperta di cinque nomi di autori bergamaschi che hanno contribuito ad elevare la propria musica al servizio divino, attraverso un viaggio che, dal Settecento, ci porta “all’altro ieri”, ovvero il secolo scorso (concludendo con un brano notissimo, che pochi sanno legato alla nostra terra…).

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Quirino Gasparini (1721-1778): «Adoramus te, Christe»

Link: https://youtu.be/iFYftEKqpzk?si=YVu4cSOwUjG2Ypss

Insieme a Bergamo, Gandino ha rappresentato, nei secoli passati, un importante centro culturale e soprattutto musicale: infatti, attorno alla Basilica di Santa Maria Assunta, si è sviluppata un’attenta e raffinata produzione musicale, fatta di nomi importanti, tra i quali spicca quello di Quirino Gasparini.

Nato, appunto, a Gandino, Gasparini intraprende gli studi musicali nel territorio, per poi proseguirli e concluderli a Milano. Non trascorre molto tempo che il suo nome inizia ad essere noto nel panorama musicale del Nord Italia, tanto da essere nominato Maestro di Cappella del Duomo di Torino, incarico che manterrà fino alla morte.

Il nome di Gasparini diventa subito noto nell’ambito musicale italiano, tanto che un musicista di fama internazionale e conclamata come Mozart viene a conoscenza del repertorio del gandinese, tanto da trascrivere una sua composizione sacra, il mottetto Adoramus te, Christe, per poterlo studiare.

I musicologi, nel corso dell’Ottocento e per buona parte del secolo successivo, ritrovando tra le carte del compositore salisburghese la pagina trascritta da Mozar t (senza che vi fosse il nome dell’autore) attribuirono al brano la paternità del celebre autore austriaco, rivelandosi poi - dopo alcuni studi - errata, e riportando onore al compositore di Gandino, come vero autore del brano.

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Gaetano Donizetti (1797 - 1848): «De Torrente»

Link: https://youtu.be/5jIUlg3wrcQ?si=bDoYfXFfM4QjGZ8J

Il più importante compositore bergamasco, che ha scavalcato i confini d’Italia e conquistando l’Europa sulle note delle sue Lucia, Elisir, Anna Bolena, Maria Stuarda, Don Pasquale è Gaetano Donizetti.

Molti di noi sono abituati a sentire il suo nome associato al grande melodramma ottocentesco - di cui fu un grande protagonista – ma Donizetti non fu solo questo: le sue composizioni spaziano anche fino a quelle per strumento (pianoforte, violino, orchestra), per voce e strumenti e comprendono anche un vastissimo repertorio sacro, produzione che abbraccia tutta la vita dell’autore, fin dai primi studi a Bergamo sotto la guida di Mayr e proseguiti a Bologna con Stanislao Mattei.

L’aspetto più interessante che si può cogliere da queste composizioni - come quella qui proposta all’ascolto - è il forte legame con il mondo del melodramma: permea infatti ogni nota e ogni parola delle composizioni, ed anche un Kyrie o un Credo può diventare facilmente un recitativo o un’aria operistica, se noi ne cambiassimo opportunamente il testo…

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Padre Davide da Bergamo (1791 - 1863): «Nell’ospital cenacolo»

Link: https://youtu.be/thBt2eO18C8?si=ulHiMkO-O-EZgdX9

Assieme alla musica sacra, dedicata specificatamente al culto, un altro strumento è il protagonista nelle funzioni liturgiche: stiamo parlando dell’organo, strumento che, nella Bergamasca, è presente in ogni chiesa.
La nostra città vanta un patrimonio strumentale di organi davvero straordinario
, grazie alla presenza di famiglie artigiane che li costruivano: i più importanti sono i Serassi, oltre ai Bossi, Locatelli, Perolini e molti altri.

Il rapporto tra i musicisti e l’organo è sempre stato stretto, in particolare nei confronti di Padre Davide da Bergamo, considerato dai più come uno tra i più importanti organisti della prima metà dell’Ottocento. Nato a Zanica, studia privatamente e poi, forse, prosegue con Mayr (anche se non ci sono certezze su questo fatto). In breve tempo diventa uno degli organisti più celebrati e famosi nel territorio, ricoprendo il posto di organista a Torre Boldone, nella nativa Zanica ed infine a Gandino.

Ed è proprio nella cittadina montana che avviene una rivelazione: nel 1818, forse a seguito di una delusione amorosa, prende i voti e si ritira nel convento di Santa Maria di Campagna a Piacenza, dove rimarrà per il resto della vita e divenendone l’anima musicale per eccellenza.
Le musiche composte da Padre Davide sono diverse: oltre alle centinaia di pagine organistiche, molte composizioni sono destinate alla musica vocale, scritte appositamente per le liturgie nel convento piacentino. «Nell’ospital cenacolo» è uno di questi brani: dedicato alla Comunione, rispecchia la semplicità musicale che Padre Davide voleva trasmettere alla sua assemblea, per unire in preghiera ogni fedele.

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Don Tommaso Bellini (1880 - 1928): «Magnificat»

Link: https://youtu.be/IozsoJHgESk?si=ook0Pdtw_TgRNw4p

A partire dagli ultimi anni dell’Ottocento, la musica sacra viene fortemente rinnovata: le autorità religiose iniziano a mal tollerare le influenze ‘teatrali’ sulla musica liturgica. Si decide quindi di mettere un freno a questo aspetto, concretizzato in un documento papale (il cosiddetto Motu Proprio Inter sollecitudines) del 1903 nel quale veniva stabilito un ritorno al ‘decoro’ della musica liturgica: da quel momento, lo sguardo non era più rivolto a Rossini, Bellini, Donizetti, ma ben prima, ovvero ai grandi autori del passato del XVI secolo, come Palestrina e Orlando di Lasso.

I compositori dovettero adeguarsi ad uno stile musicale più rigido e “osservato” , espressamente dedicato alla funzione liturgica: tra i tantissimi autori ricordiamo il poco noto Tommaso Bellini, nato a Villa d’Ogna, in Alta Valle Seriana, nel 1880.

Bellini, sacerdote egli stesso e musicista raffinato, unisce la propria conoscenza teologica alla scrittura musicale, dando vita a pagine ispirate di grande bellezza, come questo Magnificat, unica composizione pubblicata dell’autore.

Andrea Castelli (1876 - 1970): «Nome dolcissimo»

Link: https://youtu.be/JoOImTVa_r4?si=VVfhEf8iUJFtB0L_

La devozione mariana è un aspetto diffusissimo in tutto il territorio bergamasco: pensiamo soltanto ai numerosi santuari dedicati alla Vergine nella nostra provincia.

Ogni paese, insomma, “ha la sua Madonna”, ed è proprio a partire da una devozione così profonda per Maria che nascono moltissimi canti destinati proprio al popolo e uno di questi è il celeberrimo «Nome dolcissimo», brano che - pochi sanno - fu scritto da un compositore bergamasco, ovvero Andrea Castelli.

Nato a Cisano Bergamasco (nella località di Villasola) in Val San Martino, fin da piccolo fu avviato al mondo musicale dal padre, organista dilettante e suonatore di campane, per poi proseguire al Collegio di Celana ed infine al Conservatorio di Milano. Ordinato sacerdote, affiancò per tutta la vita l’attività pastorale a quella musicale, diventando uno dei responsabili dell’Ufficio di Musica Sacra della diocesi di Bergamo, insieme a Egidio Corbetta e Giuseppe Pedemonti, componendo diverse pagine per la liturgia dove prendeva parte come celebrante.

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«Nome dolcissimo» è la composizione più famosa di Castelli: il brano riscosse fin da subito un ampio successo in tutto il territorio bergamasco e non solo, superando anche i confini italiani e giungendo persino in Sud America, dove ancora oggi è cantato ed apprezzato dai fedeli.

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