Continuo a sostenere che andare nei locali di musica dal vivo senza informarsi preventivamente su chi suoni quella sera sia il modo migliore per conoscere nuove band. Era un sabato sera come tanti altri e l’idea era quella di passare una serata in compagnia di amici. Scegliamo una birreria nella zona di Martinengo, beviamo un bicchiere parlando di questo e di quello senza prestare particolare attenzione al resto del locale.
Ad un certo punto, quattro personaggi truccati di bianco salgono sul palco in fondo alla sala e cominciano a suonare qualcosa a cavallo tra il punk, lo stoner e l’hard rock con riferimenti più o meno marcati al mondo della cinematografia horror di serie B. «Wow, horror punk a Bergamo! Devo saperne di più». Ed eccoci quindi al nuovo capitolo della rubrica «Sala prove», che vede protagonisti i «The Crimson Ghost», band che ha saputo prendere quell’horror punk nato ormai quasi cinquant’anni fa dai Misfits per riforgiarlo in uno stile unico ed in costante evoluzione.
L’arrivo in sala
Attraverso amicizie comuni arrivo a parlare con la cantante Chiara Vanoncini e, dopo un po’ di chiacchiere legate al cinema horror (di cui Chiara è praticamente un’enciclopedia su gambe), mi accordo per poter assistere alle prove del gruppo. Ci rivediamo quindi qualche giorno dopo a Ghisalba, dove il chitarrista e co-fondatore della band Ferdinando Cortinovis mi introduce nella sala prove privata dei «The Crimson Ghost». Essendo arrivato in anticipo, ho modo di dare un’occhiata al posto in cui mi trovo. Già ad un primo sguardo è chiaro che la sala sia organizzata per poter diventare all’occorrenza anche uno studio di registrazione.
L’intero ambiente è diviso in due stanze: la prima adibita a salotto/zona pc mentre la seconda, accessibile tramite una porta ricoperta da isolante acustico, è la sala prove vera e propria. Le pareti sono ricoperte da pannelli fonoassorbenti e, dove necessario, anche dagli immancabili cartoni delle uova vuoti nel formato «da trenta», forse la miglior soluzione per l’insonorizzazione fai da te a basso costo. Rimango colpito dalla barriera antirumore di legno e plexiglass costruita attorno alla batteria, un vero e proprio fortino in grado di ridurre l’impatto acustico del martello della band, cosa da non sottovalutare quando la tua sala prove è in pieno centro abitato. Ovviamente non mancano strumentazione, appunti scritti ovunque ma anche poster e ritagli di giornale legati ad eventi musicali.
L’inizio delle prove
Tempo qualche minuto e tutti i componenti della band sono sul posto. Al chitarrista Ferdinando si uniscono Chiara alla voce, Daniele Gotti alla batteria e Damiano Beccalossi – definito da Ferdinando «l’infiltrato bresciano» in quanto unico membro non bergamasco della band – al basso. L’ambiente è allegro, Ferdinando e Damiano si prendono in giro reciprocamente su questioni legate al mondo del calcio mentre Chiara sistema i fogli con i testi delle canzoni, discutendo con Daniele di improbabili nuovi oggetti su cui stampare il logo della band per farli diventare merchandising ufficiale.
A preparazione ultimata, la band decide di partire con qualche pezzo tratto dai precedenti album, per poi concentrarsi sulla preparazione delle nuove tracce che verranno ufficialmente prodotte a settembre da Gotama Studio. Tutto procede senza intoppi, la band è preparata o comunque dà l’impressione di riuscire a correggere in corso d’opera gli errori, capacità da non sottovalutare perché l’errore sul palco è inevitabile. Chiunque abbia provato ad esibirsi dal vivo è consapevole che l’errore è sempre dietro l’angolo: saper porre rimedio senza fermarsi significa saper gestire davvero un concerto nella sua interezza.
«Ol lentù»
La particolarità di questa sessione di prove è stata quella di poter assistere ai primi approcci della band a una canzone ancora non del tutto completa. «Ol lentù», ovvero «Il lentone» volendolo tradurre dal bergamasco, è una sorta di horror ballad a cui i The Crimson Ghost lavorano da qualche mese. Ovviamente «Ol lentù» non è il titolo del brano, ma solo il modo con cui la band si riferisce ad esso e, a tal proposito, credo che in molti si stupirebbero scoprendo che anche le rockstar internazionali, durante le prove, spesso si riferiscono ai propri pezzi chiamandoli con nomi totalmente diversi dai titoli con cui sono diventati celebri. Dalla batteria arriva una domanda: «Partiamo tutti insieme e Chiara attacca al secondo giro, giusto?»
Tutti rispondono affermativamente. Parte la canzone, si arriva al secondo giro, ma Chiara non attacca. Risate e si ricomincia. Tutto perfetto fino al ritornello, in cui però Damiano non cambia giro di basso al momento giusto, venendo richiamato all’ordine da Chiara che smanaccia in sua direzione senza smettere di cantare. Si arriva all’assolo di chitarra, un pezzo che verrà ripetuto più volte per stabilirne lunghezza e tonalità. La parte più critica è però quella del ritornello finale. I due giri di arpeggio “calmo” sono una novità da gestire per la band e i soli due giri di ritornello finale non bastano per sfogare la tensione accumulata. Dopo minuti di discussione (ovviamente scherzosa) si decide di raddoppiare il ritornello finale per dare enfasi al crescendo post assolo. Infine, per cristallizzare il tutto, l’intera canzone viene provata un’ultima volta registrando ogni singolo componente, in modo da poter avere un campione di studio utile alla band.
I progetti futuri
Superato lo scoglio «Ol lentù» in circa un’ora – dal mio punto di vista un momento stupendo perché vedere dall’esterno una canzone evolversi è un privilegio che in pochi possono dire di aver avuto – i The Crimson Ghost decidono di provare un’ultima canzone – dal titolo provvisorio «Zio zombie» – prima di dichiarare conclusa la sessione. Torniamo nella saletta con il pc e ci sistemiamo sui divanetti, eccezion fatta per Ferdinando intento ad elaborare le tracce audio registrate poco prima. Parlando con i vari membri della band, scopro che il loro nuovo lavoro sarà una trilogia: i capitoli parleranno di tre temi cari all’immaginario horror cinematografico classico, ovvero licantropia, stregoneria e vampirismo. Curioso di scoprire le origini di questa band, scopro che la prima formazione risale al 2013, anno in cui la band si formò come tributo ai Misfits (da qui il nome The Crimson Ghost come il simbolo dei Misfits, tratto a sua volta da una serie di film horror degli anni ‘40) per un singolo evento, per poi diventare una formazione stabile ed arrivare solo tre anni dopo a comporre brani originali.
Vengo inoltre a conoscenza del fatto che Daniele e Damiano si sono uniti alla band solo nell’ultimo anno per via di alcune sostituzioni dovute ad esigenze lavorative, cosa che non avrei mai sospettato considerando la coesione e l’affinità vista durante le prove. Per tutti gli appassionati del genere, non posso che consigliare di assistere ad un concerto dei The Crimson Ghost. In particolare consiglio la data del 13 luglio al «Cast Hell», festival che si terrà presso il castello di Malpaga, sia per la location sia perché i The Crimson Ghost stanno limitando le date per questa stagione estiva in modo da prepararsi al meglio alla registrazione dei nuovi pezzi. La data del prossimo mese potrebbe essere una delle poche occasioni disponibili per vederli dal vivo nel breve periodo.
Post scriptum
L’articolo riporta osservazioni e fatti raccolti durante una sessione in sala prove. È importante sottolineare che eventuali errori o imprecisioni menzionati non riflettono le reali capacità degli artisti, ma sono parte integrante del normale processo di prova. Allo stesso modo, alcune fotografie potrebbero non rispecchiare la qualità professionale attesa, poiché sono state scattate con uno smartphone in un ambiente ristretto e in condizioni non ottimali, cercando di disturbare il meno possibile la band durante la performance.