Il mondo del pianoforte contemporaneo vive nell’edizione di quest’anno del «Festival Pianistico Internazionale di Brescia e Bergamo» nel segno della Spagna: si tratta della rassegna «Uno sguardo al presente», organizzata dal festival in collaborazione con il Politecnico delle Arti di Bergamo (nato dalla fusione tra il Conservatorio «Gaetano Donizetti» e l’Accademia di Belle Arti «Giacomo Carrara»), ed interamente dedicato al repertorio pianistico del nostro tempo. Saranno quattro gli appuntamenti (tre concerti ed una conferenza) che si terranno al Ridotto «Gavazzeni» del Teatro Donizetti da venerdì 6 a domenica 8 giugno, nei quali il nostro oggi dialoga con il “suo” pubblico attraverso le proposte musicali dei giovani talenti ed ex allievi dell’istituto bergamasco. Per conoscere i dettagli di questa novità, aperta al nostro presente, abbiamo voluto intervistare Alfonso Alberti, docente di pianoforte del Politecnico e coordinatore di questa interessante kermesse musicale.
WL: Che cos’é «Uno sguardo al presente»?
AA: «Uno sguardo al presente» è una rassegna satellite del «Festival Pianistico Internazionale di Brescia e Bergamo» dedicata al repertorio moderno e contemporaneo. Si compone di tre concerti preceduti da una conferenza, che ruotano attorno al nostro tempo e alla musica come espressione della nostra contemporaneità, con un particolare riferimento al mondo musicale spagnolo, dato il tema di quest’anno del festival, «Noches de España». La sinergia tra le due scuole bergamasche che hanno dato vita al Politecnico – resa possibile anche grazie alla direttrice Daniela Giordano – è stata importante. Il Conservatorio parteciperà infatti con i propri ex-studenti e i propri insegnanti, mentre l’Accademia di Belle Arti si è occupata dell’aspetto grafico per quanto riguarda le locandine e i programmi inerenti alla rassegna: è stato infatti selezionato, su diverse proposte degli studenti, un progetto grafico inerente al tema e alla finalità del nostro percorso, il quale è stato poi adottato per tutti materiali di «Uno sguardo al presente».
WL: Chi sono i protagonisti della rassegna?
AA: I concerti della rassegna vedranno protagonisti gli ex-studenti del Conservatorio. Oltre ad un mio appuntamento – in programma il 6 giugno alle 20 – saranno infatti coinvolti diversi ex-studenti del Politecnico e del master di pianoforte contemporaneo nelle scorse annualità. Questi altri concerti si svolgeranno domenica 8 giugno alle 11 (sul palco saliranno Silvia Giliberto e Daniele Guerra) e alle 18 (con Dario Falcone e Daniele Fasani). L’altro protagonista di «Uno sguardo al presente» sarà il compositore in residence, Tomàs Peire Serrate, catalano ma residente ed insegnante a Los Angeles, che ha composto un brano per il «Festival Pianistico» di quest’anno e che avremo ospite nella conferenza di venerdì 6 giugno alle 18.
WL: Venerdì 6 giugno ci sarà quindi il suo concerto. Qualche anticipazione sul programma?
AA: I nostri programmi spazieranno dal primo Novecento spagnolo (Isaac Albéniz, Manuel De Falla, Federico Mompou) fino ai giorni nostri (con Tomàs Peire Serrate, ma anche Luis De Pablo, Mikel Urquiza, Jesús Rueda). Tra gli autori del presente, ci sarà spazio anche per le firme locali: nel mio recital, infatti, proporrò una pagina di uno studente di Composizione del nostro Conservatorio, Luca Brembilla.
WL: Si parla di continuità storica con il passato: in che modo questo aspetto si presenta nel panorama pianistico contemporaneo?
AA: Io sono convinto che sia i compositori di oggi che del nostro ieri più recente non siano degli «alieni»: sono persone che, al contrario, si inseriscono in una storia precisa che – di solito – conoscono molto bene. Se scelgono di continuare su quella strada oppure rompere con essa, ciò viene fatto conoscendola a fondo: il pianismo di alcuni di questi autori, ad esempio, fa riferimento esplicito alla storia (la composizione di Jesús Rueda si intitola «Mephisto» e il riferimento agli omonimi brani di Franz Liszt è evidente: sintomi di una conoscenza da parte dell’autore di quel mondo musicale e tecnico); altri, invece, se ne discostano (come il «pianoforte preparato» esplorato da Dario Falcone all’interno del suo concerto), ma sempre mantenendo una forte parentela e un legame con ciò che è stato il passato.
WL: Parliamo del compositore in residence di questa prima edizione, Tomàs Peire Serrate, che ha scritto un brano per questa occasione.
AA: Il compositore di fama internazionale e pluripremiato è attivo in diversi ambiti: musica applicata alle immagini, con diversi titoli firmati per Netflix, ma anche in quello operistico, essendogli stata da poco commissionata un’opera per il Liceum di Barcellona. Il brano che Tomàs ha composto per la rassegna si ispira al concetto dei «sentieri» o «destini intrecciati» in maniera quasi calviniana: tanti sono gli elementi musicali che vengono via via presentati nel brano, ma sempre rimessi in discussione. La strada finale – il sentiero che il compositore ci fa seguire – segue le orme di Benedetti Michelangeli, del quale quest’anno ricorrono i trent’anni della scomparsa, presentando una figura pianistica ricorrente e molto cara al grande artista bresciano, ovvero quella del trillo.
WL: Lei è stato tra i coordinatori e docenti del master di pianoforte contemporaneo del Politecnico delle Arti, unico nel suo genere. Com’è andata?
AA: È stata una bellissima avventura, vissuta con ragazzi preparati, curiosi e molto desiderosi di mettersi in gioco, insieme ad importanti docenti che hanno contribuito a rendere questo progetto un’eccellenza, come Maria Grazia Bellocchio. Prima o poi, ci sarà anche una seconda edizione, dopo il notevole successo riscontrato: il repertorio affrontato è particolare e difficile, ed è importante costituire un buon numero di studenti interessati e determinati, ma le premesse sono state ottime e perciò siamo fiduciosi.
WL: In tutta questa pluralità di stili che si presentano nel nostro tempo, qual è il ruolo dell’esecutore in tutto questo?
AA: Il ruolo dell’esecutore è, a mio avviso, triplice: il primo è un ruolo ricco di generosità, ovvero quello di permettere alla musica scritta oggi – o nel nostro ieri più prossimo – di esistere per davvero nelle orecchie dell’ascoltatore, dando così la possibilità di vivere a tante musiche. Inoltre, l’esecutore ha il dovere della severità e della selezione, scegliendo per il pubblico un repertorio rispetto ad un altro. Infine, il musicista ha il ruolo del «paladino divulgatore», capace di far avvicinare e far conoscere al pubblico che vive l’oggi anche la musica del nostro tempo.
WL: Idee per le future edizioni di questa rassegna?
AA: Questa rassegna satellite si lega in modo assolutamente naturale alle tematiche affrontate dal festival: il tema della Spagna abbraccia e permea ogni composizione che verrà presentata. Le avventure che il festival sceglierà di percorrere il prossimo anno, sicuramente condizioneranno felicemente le proposte di «Uno sguardo al presente».
La conferenza di venerdì 6 giugno alle 18 è ad ingresso libero, mentre i tre concerti (venerdì 6 giugno alle 20 e domenica 8 giugno alle 11 e alle 18) prevedono un biglietto di ingresso unico di 10 euro. Maggiori informazioni sono disponibili sul sito ufficiale del «Festival Pianistico Internazionale di Bergamo e Brescia».