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«Fino alle stelle!». Scalare lo Stivale a ritmo di musica, per esaudire un sogno

Articolo. Martedì 19 marzo alle 21, al TNT-Teatro Nuovo di Treviglio andrà in scena «Fino alle stelle!». Uno spettacolo di e con Agnese Fallongo e Tiziano Caputo, diretto da Raffaele Latagliata con il coordinamento creativo di Adriano Evangelisti. Una commedia musicale romantica e poetica, che spicca all’interno di una stagione teatrale ricchissima. Ecco qualche anticipazione

Lettura 4 min.
«Fino alle stelle!» (Manuela Giusto)

Se dovessero definirsi usando solo due parole, Agnese Fallongo e Tiziano Caputo non avrebbero dubbi: «Teatro popolare». Che significa non aver paura di attingere ai temi e ai linguaggi vicini alla quotidianità delle persone più comuni. Non esitare a dare voce agli “Ultimi”, come suggerisce il titolo della loro fortunata trilogia teatrale («Letizia va alla guerra»; «Fino alle stelle!», «I Mezzalira»), ma continuare invece ad esplorare con coraggio musiche, canti, leggende custodite e tramandate in ogni angolo d’Italia. Senza dimenticare la «lingua del cuore»: il dialetto.

Martedì 19 marzo alle 21, il TNT-Teatro Nuovo di Treviglio accoglierà uno dei cavalli di battaglia del duo Agnese&Tiziano, diretto da Raffaele Latagliata con il coordinamento creativo di Adriano Evangelisti. Una commedia prodotta da Teatro de Gli Incamminati in collaborazione con Ars Creazione e spettacolo, che diverte e commuove, parlando di passato per «sfiorare il presente».

Il sogno folle di Tonino e Maria

Inizia tutto in una calda estate degli anni Cinquanta, in Sicilia. Tonino è un cantastorie dall’animo poetico, un musicista istrionico e affabulatore che si guadagna da vivere cantando e suonando per la strada. Maria, invece, è una ragazza dal temperamento apparentemente mite, ignara di avere un dono: una voce incredibile. Ecco allora che il primo convince la seconda a seguirlo in un’impresa folle: scalare, tra un’esibizione e l’altra, l’intero Stivale in cerca della fama e della gloria.

Comincia così un’avventura impreziosita da gag esilaranti e canti popolari, dalla Basilicata alla Campania, dal Molise alle città del Nord Italia, per arrivare, appunto, fino alle stelle. Che sono (o potrebbero essere?) quelle della bandiera americana.

«È nato tutto come un divertissement – racconta Agnese Fallongo Era uno spettacolo che io e Tiziano portavamo nei locali, con cui ci avevano chiesto di intrattenere il pubblico. Poi, grazie a un lavoro molto incisivo e intenso sulla drammaturgia, e all’apporto fondamentale di Raffaele Latagliata e Adriano Evangelisti, “Fino alle stelle!” è diventato quello che è ora. Non un mero esercizio virtuosistico, di stile, ma qualcosa di più poetico. Uno degli spettacoli più rappresentativi per il nostro collettivo, che lavora in sinergia ormai da sette anni, scambiandosi l’uno con l’altro competenze e ruoli. Uno spettacolo esemplificativo della nostra cifra musicale, ma anche tragicomica».

Si ride e si piange, mentre Tonino e Maria si avventurano su e giù per l’Italia e scoprono di essere legati da un sentimento che va oltre la pure ambizione lavorativa. Con sé portano un baule, il baule degli emigrati e dei sogni. «Abbiamo scoperto che Tonino e Maria sono un po’ Agnese e Tiziano» rivela Fallongo. «Per prima cosa perché reclamano un diritto alla felicità, fanno di tutto per realizzare un sogno. C’è una frase di Tonino che a me piace molto, che è “Mica ti cade dal cielo, sai? La felicità, quella... te la devi conquistare!”. Noi siamo un gruppo che parte proprio dall’artigianato teatrale e che si è fatto da solo, senza alcun aiuto, all’interno di un ambiente complesso com’è quello del teatro. Tonino e Maria raccontano gli anni Cinquanta, partono dalla strada, io e Tiziano no. Ma in un certo senso sono il nostro alter ego, con il loro desiderio anche naif, il loro sogno comune. È uno spettacolo che abbiamo costruito su di noi, perché mette in luce le nostre caratteristiche: quelle di essere attori, autori, cantanti, musicisti, oltre che la nostra alchimia in scena».

Nella vita di Agnese e Tiziano, il teatro è arrivato intorno ai diciotto anni. Prima, racconta Tiziano, è arrivata la teatralità, che è cosa diversa. «Volevo fare il musicista e il cantante, tant’è che ho iniziato a suonare da piccolo, poi a cantare per locali, per le piazze. Cercavo di essere estroso e istrionico sul palco, così ho fatto un corso di teatro». Anche per Agnese il primo amore è stato la musica. «Il secondo amore, di solito, è più consapevole del primo. Ho scoperto che il teatro è multidisciplinare, che potevo mettere il canto, la parola, al servizio di una storia. Mi sono resa conto di come la musica potesse diventare sublimazione della parola».

Sulla musica, da appassionato polistrumentista, Caputo si sofferma in modo particolare. Negli spettacoli scritti e interpretati dal duo, l’elemento sonoro non è mai un contorno, ma parte integrante della drammaturgia. «Soprattutto in “Fino alle stelle!” volevamo che la musica fosse sempre contestualizzata con la situazione o comunque con la narrazione. Volevamo che portasse avanti la storia, la relazione tra Tonino e Maria. Suoniamo dal vivo canzoni popolari italiane, che sono state rielaborate, riarrangiate e rivisitate».

Dietro la scalata musicale di Tonino e Maria lungo lo Stivale, c’è un’ampia ricerca e documentazione storica e linguistica. Negli anni, Caputo e Fallongo hanno studiato e lavorato sulle leggende popolari, sugli aneddoti più rappresentativi dei diversi popoli di Italia, sul dialetto. «L’utilizzo di dialetti da parte nostra non è semplicemente un esercizio di stile – commenta l’attrice e autrice – I dialetti raccontano chi siamo, la morfologia di un territorio, il mondo che abitiamo, tant’è che io e Tiziano quando costruiamo un personaggio partendo da un dialetto o da un altro, ci accorgiamo di come cambi anche la postura del corpo, l’attitudine».

Il dialetto è musica, le fa eco Caputo. E c’è di più: è un patrimonio da salvare e da curare. «Noi ci occupiamo di raccontare storie e delle storie fanno parte le persone. Alcuni utilizzano un linguaggio forbito, altri parlano solo il dialetto, altri ancora hanno un accento misto, anche in base alla loro classe sociale. Quindi, nel momento in cui porti in scena le persone, per quale motivo le devi “appiattire” dando loro un linguaggio che non appartiene loro, l’italiano? Nessuno parla davvero l’italiano, nessuno pensa in italiano. L’italiano è un codice che fa sì che ciò che dici sia comprensibile a tutti. E va bene. Ma a teatro secondo me non può esistere solo quello: solo il dialetto ti consente di raccontare quel determinato personaggio».

Una stagione teatrale variegata

Che la musica abbia un ruolo chiave all’interno della stagione teatrale in corso al TNT-Treviglio non lo dimostra solo «Fino alle stelle!». Basta dare un occhio al palinsesto, che alle rappresentazioni accompagna diverse performance musicali, per rendersene conto.

Martedì 9 aprile alle 21, al TNT vi aspetta il documentario teatrale « Matteotti medley », di e con Maurizio Donadoni per la regia di Paolo Bignamini. Una narrazione d’un solo attore che ripercorre la storia di Giacomo Matteotti, alternando il racconto dei fatti nudi e (talvolta) crudi a citazioni da musiche all’epoca popolari: dalle marcette squadriste alle canzoni d’amore diffuse dalle radio Balilla, fino agli esperimenti di quella musica colta d’avanguardia. Sabato 20 aprile, non perdetevi «Omar Pedrini 35. Dai Timoria ad oggi: goodbye rock’n’roll» , il concerto con cui Omar Pedrini, una delle penne più influenti del panorama cantautorale italiano, festeggerà i 35 anni di carriera.

E ancora, mercoledì 8 maggio (attualmente sold out in biglietteria) andrà in scena «FRA. San Francesco la super star del Medioevo», un monologo di e con Giovanni Scifoni, orchestrato con le laudi medievali e gli strumenti antichi di Luciano di Giandomenico, Maurizio Picchiò e Stefano Carloncelli, che si interrogherà, come si legge nella sinossi, sull’enorme potere persuasivo che genera la “figura pop” di San Francesco. Infine, il 15 maggio, a chiudere la stagione sarà lo splendido « In nome della madre », in cui Erri De Luca racconta la gravidanza di Miriàm/Maria e la nascita di Gesù in chiave laica e contemporanea. Sul palco, diretta da Gianluca Barbadori, salirà Galatea Ranzi.

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