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Buon compleanno «Pac-Man»!

Articolo. Oggi è il «Pac – Man Day». Per celebrare la mascotte di Namco ripercorriamo la storia di cinque grandi videogiochi che negli anni Ottanta hanno fatto furore

Lettura 4 min.

Oggi vogliamo farvi sentire vecchi: lo sapevate che «Pac-Man» ha 45 anni? No, non stiamo scherzando: l’icona dei videogiochi anni Ottanta ha fatto la sua prima apparizione nei cabinati arcade di Namco nel lontano 1980. Con il tempo, «Pac-Man» – l’iconico globo mangiatutto la cui forma si ispira (si dice) a quella di una pizza da cui è stata tagliata una fetta – è diventato un simbolo della cultura pop in tutto il mondo e la mascotte di Namco Bandai, uno dei colossi nipponici dei videogame, nonché l’azienda dietro a serie del calibro di «One Piece», «Dragon Ball», «Tekken» e «Dark Souls», dalla quale discende il popolarissimo genere dei soulslike . Quale occasione migliore del 45esimo anniversario dalla nascita di «Pac-Man» per fare un tuffo nel passato, alla (ri)scoperta di cinque indimenticabili videogiochi degli anni Ottanta che hanno segnato intere generazioni di gamer in tutto il mondo?

«Pac-Man» (Arcade, 1980)

Non potevamo non partire da lui: «Pac-Man», uscito proprio nel 1980 nelle sale giochi sotto forma di cabinato arcade. Sviluppato da un team di nove persone capitanato da Toru Iwatani – oggi considerato uno dei pionieri del videogioco giapponese – «Pac-Man» è stato uno dei primi fenomeni dell’elettronica di consumo, al punto da guadagnarsi un Guinness World Record come «Videogioco a gettoni di maggior successo di tutti i tempi». Titolo più che meritato: ad oggi, infatti, si contano più di 300mila arcade di «Pac-Man» in tutto il mondo, mentre il protagonista del gioco viene riconosciuto con successo dal 95% della popolazione americana.

Al di là del suo impatto sul costume e sulla cultura pop, «Pac-Man» porta con sé un’importante eredità culturale: quello di Namco è infatti il primo gioco slegato da meccaniche shooter (cioè focalizzate sullo sparare al nemico), nonché l’antesignano dei platformer moderni e l’antenato di personaggi come «Super Mario», «Donkey Kong» e «Sonic The Hedgehog». Non solo: «Pac-Man» è stato anche la primissima mascotte di un videogioco a ricevere un nome e una caratterizzazione ben definite, nonché la prima a vantare degli avversari gestiti da Intelligenze Artificiali multiple, benché alquanto basilari.

«Dragon’s Lair» (Arcade, 1983)

Uscito nel 1983 su LaserDisc, «Dragon’s Lair» è stato un gioco estremamente influente sullo sviluppo successivo dell’industria, nonché un immediato successo di pubblico e di critica. Si trattava di un’esperienza completamente diversa da tutto ciò che era venuto prima: il gioco aveva una componente narrativa preponderante, al contrario di tutte le opere che ponevano al centro il gameplay duro e puro (tra cui lo stesso «Pac-Man»). Di fatto, «Dragon’s Lair» è un cartone animato interattivo realizzato da Don Bluth – forse ve lo ricorderete per i film di «Piedino e la Valle Incantata», per «Fievel sbarca in America» o per «Anastasia» – nel quale viene richiesto al giocatore di premere i pulsanti giusti al momento giusto per far proseguire la narrazione.

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«Dragon’s Lair» giocava attorno alle limitazioni del LaserDisc – una su tutte la scarsissima libertà concessa al giocatore – per creare una storia coinvolgente, con personaggi iconici (due su tutti, il paladino Dirk the Daring e la principessa Daphne) e un ritmo sostenuto. Pur limitando la libertà del giocatore, inoltre, la piattaforma basata sui CD su cui girava il gioco garantiva una grafica che per i cabinati tradizionali era semplicemente irraggiungibile. È da qui che nasce l’idea di mettere la trama al centro dei videogiochi, affiancando una storia ben scritta a un gameplay immediato.

«Tetris» (PC, 1985)

Se siete nati negli ultimi quarant’anni, ci sono delle ottime probabilità che abbiate giocato a «Tetris» almeno una volta. Quello creato da Alexei Pajitnov è d’altro canto il secondo videogioco di maggior successo di tutti i tempi, con una pubblicazione su 65 console diverse (per un totale di 200 versioni!) e qualcosa come 520 milioni di copie vendute nel corso del tempo. Sviluppato in un centro informatico universitario dell’Unione Sovietica, «Tetris» è un puzzle game semplice e immediato, ma anche estremamente coinvolgente: le partite sono brevi, le meccaniche semplici – di base si tratta di completare quante più righe orizzontali di blocchi utilizzando un numero limitato di «tetramini» di sei forme diverse – e il ritmo incalzante.

Una partita tira l’altra: come in «Pac-Man», l’enfasi è tutta sulla ricerca del punteggio più alto possibile, mentre non c’è una trama vera e propria. A dare personalità all’opera ci pensa la colonna sonora ispirata alle sonorità tradizionali russe, che riprende (tra le altre) il canto popolare «Korobeiniki». Oggi, «Tetris» è una proprietà intellettuale multimediale, che mantiene intatta la formula originale di Pajitnov ma la adatta alle nuove console e a qualsiasi dispositivo elettronico in circolazione. Addirittura, nel 2023 è stato pubblicato un adattamento cinematografico di «Tetris», disponibile su Apple TV+ e che racconta la travagliata vicenda produttiva del gioco, sovrapponendola al contesto geopolitico della guerra fredda.

«Super Mario Bros» (Nintendo Entertainment System, 1985)

«It’s-a-me, Mario!». «Super Mario» è una delle icone videoludiche più amate e riconoscibili di tutti i tempi, al punto da giocarsela con «Pac-Man» per lo scettro di mascotte più amata di sempre. Creato da Shigeru Miyamoto – che negli anni successivi avrebbe ideato altre serie di successo come «The Legend of Zelda» e «Donkey Kong» – Mario è stato inizialmente protagonista di un videogioco arcade chiaramente ispirato a «Pac-Man», e poi è diventato il personaggio principale di una popolarissima serie di giochi di piattaforme partita nel 1985, con la pubblicazione del capostipite per Nintendo Entertainment System (NES per gli amici). Subito dopo la sua uscita, «Super Mario Bros.» godette di un successo clamoroso di pubblico e spinse le vendite della prima console fissa targata Nintendo oltre i 60 milioni di copie.

Da allora, le avventure dell’idraulico baffuto hanno accompagnato tutta la storia (e tutte le piattaforme) del colosso di Kyoto. «Super Mario Bros.» è il capostipite dei platform moderni e vanta una progressione basata sullo scorrimento laterale dello schermo mai vista prima. Non solo: la sua struttura a livelli, molti dei quali colmi di tesori e di segreti che permettono di completare più rapidamente il gioco, contribuiscono al suo spirito innovativo e anticipatore dei tempi. Più di ogni altra cosa, però, a contraddistinguere «Super Mario Bros.» è il senso di meraviglia che pervade l’intera produzione, trasmesso dalla sua grafica di impatto, dalla creatività profusa nel design dei livelli, dei mondi e dei nemici, e dalla trama sì semplice, ma anche estremamente efficace per il suo tempo.

«Final Fantasy» (Nintendo Entertainment System, 1987)

La storia dietro a «Final Fantasy» è permeata dal senso di rivalsa. A metà anni Ottanta, la software house giapponese Squaresoft era sull’orlo della bancarotta. Per salvarsi, l’azienda ha deciso di investire tutto ciò che le rimaneva in un titolo fantasy di un genere molto apprezzato in patria. Il risultato fu la «Fantasia Finale», «Final Fantasy» per l’appunto: un gioco di ruolo giapponese (JRPG, per farla breve) con un combattimento a turni, mostruosità assortite da sconfiggere, una storia che metteva a repentaglio l’esistenza stessa dell’universo e un gruppo affiatato di personaggi che crescevano (sia per potenza che nella caratterizzazione) insieme al giocatore, di partita in partita.

Il risultato fu un enorme successo: «Final Fantasy» cementò il genere dei giochi di ruolo giapponesi come una delle costanti dei videogiochi, dando inizio a una lunghissima e fortunata saga. Ormai, «Final Fantasy» è arrivata al sedicesimo capitolo principale, più una serie interminabile di rifacimenti, spin-off, capitoli secondari e rivisitazioni in chiave action, platform e persino ritmico-musicale. Non solo: «Final Fantasy» permise a Squaresoft di risollevarsi economicamente e di acquisire Enix (un altro colosso giapponese) nel 2003: dall’operazione nacque «Square Enix», che ancora oggi è uno dei nomi più importanti del mondo dei videogiochi, con all’attivo serie del calibro di «Dragon Quest», «Kingdom Hearts», «Nier» e «Chrono Trigger».

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