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Cosa significa «donare»? Un progetto AVIS lo racconta nei CRE

Articolo. AVIS provinciale Bergamo ha lanciato un nuovo percorso nei Centri ricreativi estivi: ve lo raccontiamo a partire dalla prima tappa che si è svolta il 18 giugno a Dalmine

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Quando si parla di «dono», la prima cosa che spesso ci viene in mente sono i regali, quelli che ci scambiamo a Natale e che riceviamo al nostro compleanno. Ma ci sono tante cose preziose che possiamo offrire: che cos’è il volontariato se non il dono del proprio tempo a chi ne ha più bisogno? Proprio attorno all’importanza del dono ruota l’ultimo progetto di AVIS provinciale Bergamo, il primo nei Cre, intitolato « Io con te, tu con me: noi con AVIS! ». Con 1.3 milioni di iscritti in Italia e due milioni di prelievi nel 2024, AVIS è tra le più grandi comunità di donatori nel nostro Paese. Ma il progetto bergamasco – partito il 18 giugno con un incontro all’oratorio di Dalmine – non parla solo dell’importanza di donare il sangue.

«Con “Io con te, tu con me: noi con AVIS!”, rinnoviamo il nostro impegno verso le nuove generazioni, portando nei Cre un messaggio semplice ma fondamentale: donare significa prendersi cura degli altri. Abbiamo scelto gli oratori come cornice per il progetto perché è qui che, ogni estate, crescono relazioni, sorrisi e senso di comunità», ci racconta Roberto Guerini, presidente di AVIS provinciale Bergamo, che aggiunge: «Vedere bambini e ragazzi che scoprono cosa significa “donarsi” attraverso un’esperienza ludica e teatrale è un grande orgoglio: il dono è il gesto più bello e autentico che possiamo promuovere. Il futuro si costruisce così: con piccoli gesti che parlano di amore e responsabilità».

Regalare una parte di sé agli altri

«“Io con te, tu con me: noi con AVIS!” è la continuazione di ciò che facciamo lungo tutto l’anno nelle scuole: nel 2025, per la prima volta, abbiamo deciso di estendere gli incontri anche ai Cre con un progetto pilota», racconta la formatrice di AVIS provinciale Bergamo Serena Longhi. Che però ci tiene a precisare che «le attività che svolgiamo in aula sono ben diverse da quelle che proponiamo nei centri estivi: a scuola le interazioni fisiche sono limitate dalla presenza di banchi e sedie, perciò i nostri interventi hanno una componente frontale più ampia. Nei CRE, invece, puntiamo tutto sui giochi, sul movimento e sulla teatralità ».

A occuparsi della componente teatrale del percorso è stato Marco Menghini, attore di Teatro Prova e bibliotecario di Ponteranica: «Il mio lavoro nasce nelle scuole, principalmente per la promozione della lettura. Anche per i Cre siamo partiti dai libri: abbiamo scelto “Il pacchetto rosso” di Linda Wolfsgruber e “La grande fabbrica delle parole” di Agnès de Lestrade. A partire da queste due storie abbiamo creato dei brevi giochi teatrali che permettono ai ragazzi di toccare con mano il significato del dono, e soprattutto del dono “gratuito”, cioè senza sapere a chi stai donando e cosa può servire il tuo gesto, che è un po’ quello che succede agli associati di AVIS». Il programma si basa sui due albi illustrati e su una serie di giochi teatralizzati, con i quali i ragazzi imparano a prendere consapevolezza degli altri e della profonda relazione che possono instaurare con loro quando decidono di “regalare” parte di sé stessi a qualcun altro.

Il progetto «Io con te, tu con me: noi con AVIS!» è diviso, nello specifico, in due parti: ci sono infatti degli interventi ludici per bambini, bambine, ragazzi e ragazze, pensati per un pubblico compreso tra i nove e i tredici anni, e poi ci sono degli incontri informativi per gli animatori dei Cre, specie per i più giovani, per gli adolescenti dai quindici anni in su. «Ad aprile c’è stata una fase di formazione per le psicologhe di AVIS provinciale Bergamo, che conducono in prima persona gli appuntamenti in oratorio. A maggio, poi, abbiamo fatto una serie di dimostrazioni nelle sezioni AVIS comunali, che sono entrate a contatto con ciò che proponiamo sul territorio», continua Menghini, che aggiunge: « Per gli animatori facciamo formazione, mentre per i bambini proponiamo dei giochi: l’approccio è diverso, ma l’obiettivo resta grossomodo lo stesso». Longhi gli fa eco: «I concetti principali del progetto sono il dono, la comunità e la fiducia. Quando ne parliamo, non ci limitiamo al contesto di AVIS, ma allarghiamo il discorso al territorio e a come lo viviamo, alle associazioni e al volontariato. Per questo, proponiamo una serie di giochi che si basano sul dare fiducia ai compagni e sull’importanza dello sguardo ».

L’apertura di ogni incontro si concentra sull’importanza di riconoscere l’altro e di instaurare con lui o lei un rapporto diretto: «proponiamo, a seconda dell’età, un’esperienza con il pallone basata sullo sguardo, sul riconoscere il proprio nome e sul dover guardare gli altri. Per i più grandi, invece, abbiamo pensato a un’attività chiamata “gesto – nome”, che associa a ciascun partecipante un gesto che lo rappresenta e chiede agli altri di memorizzarlo e riconoscerlo: anche qui, al centro dell’esperienza c’è la necessità di prestare attenzione a chi ci circonda».

Un progetto con due anime

«Spesso – conferma Menghini – si parte da un cerchio. Tutti i giochi sono legati all’utilizzo del corpo e dello sguardo: donare vuol dire instaurare un rapporto con la persona a cui stai donando. Valorizziamo l’importanza di guardare gli altri perché crediamo che nella nostra società i volti non si rivolgono più verso le persone: non guardano in alto, ma sono chini verso il basso o sui dispositivi elettronici - specie quando si tratta di adolescenti». Per questo, conferma il formatore, tutti i giochi sono basati sull’importanza di alzare lo sguardo, a partire dal sollevamento del capo come gesto fisico. «Per ottenere questo risultato, la dinamica del cerchio è importantissima: quando si è in cerchio occorre guardarsi reciprocamente. Se non lo si fa, non si riesce proprio a giocare. Il cerchio è una forma che ci “costringe” a guardarci negli occhi», conclude il bibliotecario di Ponteranica.

Cosa cambia tra i corsi per animatori e quelli per ragazzi? «L’idea di base è quella di far sperimentare agli adolescenti gli stessi giochi che saranno poi loro, in prima persona e se lo vorranno, a proporre agli iscritti ai Cre. In generale, puntiamo a coinvolgere sia gli animatori che i bambini, in modo che tutti si considerino parte della stessa comunità», riporta Longhi, che conclude: «Poi ci sono degli incontri specifici pensati per gli adulti. In quel caso, alla parte di gioco – che ci serve per mostrare le attività del percorso – si affianca una presentazione del progetto, delle sue finalità e di cosa fa AVIS, anche perché le donazioni si aprono solo al compimento dei diciotto anni».

La prima tappa del progetto «Io con te, tu con me: noi con AVIS!», quella del 18 giugno a Dalmine, ha riscosso un grande successo tra i partecipanti al Cre del paese. «Il laboratorio è stato molto interessante: abbiamo giocato con il tema della fiducia e con quello del dono, tramite attività in cui ciascuno era chiamato a considerare il ruolo e l’importanza degli altri», racconta Mario Ubiali, animatore del CRE di Dalmine che ha partecipato all’incontro. «Ai ragazzi è piaciuto molto uno dei giochi basato sul tema della fiducia: ci si metteva in cerchio, con una persona al centro. Questa si lasciava cadere e gli altri dovevano cercare di sorreggerla e rimetterla in piedi. Abbiamo anche letto una storia sull’importanza e sul peso delle parole: credo che il ragionamento sui significati di ciò che diciamo sia importantissimo tanto per gli adolescenti quanto per i più piccoli».

Il progetto ha riscosso un grande successo: tutte le date disponibili per il 2025 sono già al completo. Se qualcuno fosse interessato a portarlo la prossima estate in un Cre o desiderasse ricevere maggiori informazioni, può mandare una mail a [email protected]. Tutte le informazioni sono disponibili sul sito ufficiale e sui canali social dell’associazione.

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