93FE310D-CB37-4670-9E7A-E60EDBE81DAD Created with sketchtool.
< Home

I miei nonni del Nord. Irma e Cornelio attraverso il tempo e le stagioni

Articolo. L’8 marzo alle 21, al Cineteatro Qoelet di Redona andrà in scena «Capelli d’argento labbra rosse», lo spettacolo che il team di Eppen proporrà in occasione della Giornata internazionale della donna. Partendo dalle fiabe di Cappuccetto Rosso e Biancaneve, racconteremo il viaggio della donna attraverso i passaggi fondamentali della vita, tra incontri, oggetti magici e colori simbolici. Le narrazioni che si susseguiranno sul palco si uniranno alle testimonianze delle tante donne che in queste settimane abbiamo incontrato nelle Residenze per Anziani della provincia di Bergamo.

Lettura 8 min.
Irma e Cornelio, nel giorno del loro matrimonio

Per accompagnarci e accompagnarvi in questo viaggio, abbiamo chiesto agli autori di Eppen di condividere con i lettori le storie dei loro nonni e delle loro nonne. Storie di vita e di futuro di persone che, come (anche) le fiabe, hanno le rughe e tanta esperienza. Ecco il primo racconto.

Quando penso ai miei nonni del Nord penso a Dio, al mio Dio. Penso a due personaggi entrati nella mia vita in modo casuale e inaspettato, per incarnare quella forma di provvidenza, quell’altruismo, che sono propri dell’essere umano, ma che in qualche modo abbiamo ereditato da qualcuno o qualcosa di superiore.

Irma e Cornelio sono diventati i miei nonni di Bergamo nel 2021 quando, dopo aver concluso il mio percorso universitario, sono andata ad abitare al piano di sopra della loro villa bifamiliare. Ero molto spaventata all’inizio perché, dopo aver vissuto per più di tre anni in una residenza universitaria, un ambiente protetto, mi apprestavo a fare un passo ulteriore: dovevo cavarmela da sola.

Cornelio e Irma hanno rispettivamente 82 e 78 anni e sono sposati da 57. Sì, cinquantasette sono gli anni di matrimonio, poi ci sono da aggiungere quelli di fidanzamento, la pausa di riflessione che si prese lui perché doveva studiare ragioneria, il corteggiamento, l’emozione delle prime volte. Ma andiamo per gradi.

Se dovessi sintetizzare brevemente il successo del loro matrimonio, intendendo per successo la capacità di mantenere stima affetto e complicità, direi che sicuramente il loro deriva dall’attitudine di entrambi a saper coltivare interessi per così dire indipendenti, trovando al tempo stesso dei punti di contatto che li avvicinano ancora oggi.

Alle origini del mito

Irma e Cornelio sono nati a Ponte Nossa, un paesino nella provincia di Bergamo. Irma è la prima di tre figli, dopo di lei due maschi: Antonio e Fabio. Il papà non era molto permissivo con lei, era estremamente protettivo, tanto che le era permesso di uscire solo per andare a insegnare il catechismo.

Per la precisione, Irma era la responsabile della biblioteca nella zona destinata ai ragazzi. Quando ho chiesto a Irma perché insegnava agli uomini, mi ha risposto senza esitazione che nella sezione dedicata alle donne aleggiava la volontà di convincerla a prendere i voti, ma lei di diventare suora non voleva saperne minimamente. Proprio nella biblioteca della chiesa di Ponte Nossa, gli sguardi di Irma e Cornelio si incrociarono per la prima volta.

Cornelio, invece, era il secondogenito di quattro fratelli. Prima c’era l’amata Piera, che io non ho mai conosciuto e poi sono nate due sorelle gemelle: Elvezia e Angela. Entrambe somigliano a Cornelio in modo diverso: una per la stazza e l’altra per la fisionomia ed è bello vederli insieme. Perché quando vengono a trovarlo si percepisce il legame forte che li unisce, si abbracciano e si baciano con un affetto che è puerile e commovente e Cornelio sorride a trentadue denti. Sì, proprio trentadue, anche se non ho mai avuto il coraggio di chiedergli se porta la dentiera. In verità, si chiama Cornelio perché ha ereditato il suo nome da un’altra sorella morta pochi mesi prima ancora che lui nascesse: Cornelia.

Il papà Elvezio lavorava come tessitore e tirava la cinghia per consentire a tutti di studiare: Piera laureata in Filosofia, Elvezia e Angela anche loro laureate a pieni voti. E poi Cornelio, che dello studio non voleva proprio saperne. «A me piaceva lavorare, e studiare solo le cose che mi interessavano e facevo arrabbiare mio padre che una volta disse a mia sorella una frase che mi ferì molto: “dalle pietre non si può estrarre l’olio”».

Il paradosso è che io non ho mai conosciuto una persona che legge quanto e come legge lui, su qualsiasi supporto, perfino sul Kindle, quando aspetta in macchina. Legge riviste scientifiche, romanzi, saggi di storia; fa i cruciverba tutte le settimane, la sua casa è piena di libri, collane intere si trovano anche nell’appartamento in cui io sto al piano di sopra. Tanto che se chiediamo a Irma chi sia il migliore amico di Cornelio, risponde senza esitazione: Focus, il canale di scienze del digitale terrestre.

Irma è una cuoca sopraffina, ha un temperamento timido e gli occhi azzurri. È una combattente, una persona ironica, una donna moderna che guarda le serie tv su Netflix e ama stare in mezzo alla gente, circondarsi di persone, respirare vita, nonostante la vita le abbia remato sempre contro. Irma ha avuto due grandi amori nella vita: Cornelio e la cucina. Mi ha raccontato che il primo giorno da sposini decise di sfruttare quel che c’era in casa per preparare una frittata. La frittata, secondo lei, non uscì bene perché non era porosa e quindi scoppiò in lacrime temendo di deludere il novello marito.

Cornelio rimase sorpreso da quella reazione e cercò di capire cosa stesse succedendo ma Irma, in tutta risposta, si chiuse in un sonoro silenzio, così il marito infastidito se ne andò sbattendo la porta. Finché poi Andreina (secondo nome della nonna) non trovò il coraggio di dirglielo: era triste perché la frittata non si era gonfiata come avrebbe dovuto.

L’inizio di una vita insieme

Il percorso imprenditoriale della famiglia Guerinoni Bertoli comincia nel ’68, quando decidono di aprire un bar a Ponte Nossa. Per dieci anni cercano di far quadrare le spese e così mentre Irma sta al bar, Cornelio nel frattempo si destreggia facendo altri lavori: rappresentante di liquori e operaio in fabbrica. Gli chiedo come facesse a venderli dal momento che l’unica cosa che beve a tavola è l’acqua liscia col limone e fuori dai pasti le sue proverbiali tisane (tra le sue preferite spicca la rosa canina). E lui mi risponde: «Beh, raccontavo quello che mi dicevano i rappresentanti». Per dieci anni vanno avanti così, gestendo il bar, tre figli e tre lavori. A ciò si aggiunge che Irma, per non farsi mancare nulla, fa avanti e indietro da Bergamo a Ponte Nossa per frequentare la scuola di cucina.

Nel frattempo, arriva il primo ostacolo da superare per la signora Bertoli, che lamenta continui dolori alla pancia bollati dai medici come psicosomatici. Finché non decide di mettere le sue cose in valigia e andare a ricoverarsi da sola. Diagnosi inequivocabile: tumore all’intestino. Non avrebbe mai potuto cucinare senza farsi aiutare da qualcuno, dissero i medici. Ma evidentemente non avevano mai studiato un caso clinico come quello di Andreina, che fece l’intervento e non solo si riprese, ma andava pure a fare le chemio in autostop.

Nel ‘78 la famiglia si trasferisce a Bergamo. Cornelio e Irma rilevano l’Hotel San Giorgio, ne risollevano le sorti e la reputazione, lo ristrutturano e in pochi anni da 23 le camere diventano 38. Irma, nel frattempo, è diventata una cuoca sopraffina, vincendo anche concorsi regionali che l’avrebbero portata all’estero per rappresentare la cucina italiana nel mondo, se non fosse che da donna quale era non avrebbe potuto mai primeggiare in un ambiente come quello della cucina, dominato dagli uomini, almeno a quei tempi.

Ma poco importa, perché Irma, oltre a gestire l’albergo con Cornelio, continuava a tenere corsi di cucina e la sera andava anche a ballare. A tutt’oggi è una grande appassionata di tango e di musica, e non c’è giorno in cui non la becchi a ritagliarsi dei momenti in cui guarda video sul telefono di spettacoli di danza, senza comprendere come sia riuscita a mandarli in riproduzione.

Di contro, a Cornelio la musica non interessa. A Irma piace uscire la sera con gli amici, a Cornelio piace stare a casa a leggere e bere il suo intramontabile brodino. Tanto che spesso soprattutto d’estate si verificano dei siparietti nei quali io resto sveglia finché non sento il cancello che si apre e so che è tornata a casa sana e salva, dopo aver passato la sera a litigare col nonno perché lui vuole vedersi uno speciale di Rai Storia sulla Seconda Guerra Mondiale, mentre io dall’altro lato del tavolo inveisco al pc guardando la partita del Milan. Lui in tutta risposta si mette le cuffie e poi si lamenta con la moglie quando arriva a casa. Che ovviamente mi dà ragione.

Irma ha una cabina armadio in camera da letto che è piena di vestiti e certe volte quando entro nella sua stanza lei si perde dentro perché, quando si prepara per uscire, il problema è sempre uno: non ha niente da mettersi.

La favola continua

Cornelio per i suoi vestiti ha un solo cassetto e forse un’anta di armadio, ma ovviamente non sa quali siano. Quindi succede che se Irma va in ospedale per una settimana per fare degli accertamenti, lui va avanti a mangiare insalatone a pranzo (non sa come si accende il fornello) e a vestirsi con delle camicie e dei maglioni improbabili. E quando gli chiedo se posso dare una mano con gli abbinamenti, lui acconsente senza protestare. Ovviamente non sa dove mettere mano e sembra quasi che non abbia mai abitato in questa casa, che non a caso prende il nome da chi comanda veramente: Villa Irma.

Irma è il nostro perno, la nostra colonna portante, Irma è attaccata alla vita in maniera viscerale, mentre Cornelio si perde continuamente nei meandri della conoscenza, del sapere che a 82 anni non gli basta mai. E così non c’è una volta che non scenda a trovarli chiedendo: «Dov’è Irma?» senza che lui risponda: «Ah, non so, era qui fino a un momento fa». Perché per Cornelio il momento ha una durata variabile che indica un lasso di tempo compreso tra un minuto e due ore, nelle quali Irma può essere andata in bagno, uscita con le amiche a bere il caffè, dalla parrucchiera, in camera sua a guardare un film e lui non lo sa.

Cornelio ha un’ingenuità disarmante che non dipende dall’avanzare dell’età, ma dal fatto che è altruista in modo disinteressato. Quindi tocca a Irma farlo rinsavire. Cornelio sa tante cose, ma è inconsapevole della sua bellezza e della sua fortuna: questo spirito ingenuo che gli permette di approcciarsi alle cose come se le vedesse per la prima volta. Ecco perché continua a leggere e ascoltare le storie sui Celti e sugli Egizi, riuscendo a convincerti quasi che ci sia un finale diverso. Irma è bella e lo sa. È una donna curata che va dal parrucchiere tutte le settimane, ama truccarsi e avere le unghie sempre di un colore diverso.

Irma dopo il tumore all’intestino ha sconfitto un mieloma, ha ricevuto un autotrapianto di cellule staminali e Cornelio quando lo racconta dice sempre che i suoi capelli hanno ricominciato a crescere neri e folti. Dopo il mieloma, a Irma è stata diagnosticata la malattia di Parkinson, che oggi per lei è certamente una compagna indesiderata con la quale convive con caparbietà e senza arrendersi. Perché anche se la malattia le toglie le forze, lei riesce sempre a cucinare per un esercito, ad andare a ballare, al cinema, in vacanza.

Una vita in vacanza… anzi no, in pensione!

Irma e Cornelio hanno ceduto l’attività del San Giorgio nel 2000 e hanno viaggiato tanto in camper, in tutto il mondo. Hanno la mente aperta, sono ospitali e quando camminano si tengono per mano. Irma ama Cornelio perché rispetta i suoi spazi e prima di uscire si assicura di preparargli il suo amato brodino. E lui si inginocchia per allacciarle le scarpe. Non ho mai visto Cornelio triste o arrabbiato. Tranne quando Irma ha dovuto affrontare il secondo ricovero da quando abito con loro, che non si sapeva per quanto tempo l’avrebbero trattenuta. Se ne stava lì triste, davanti alla sua vetrata, tenendo in mano il suo libro come un adolescente che aspetta che la sua cotta faccia ritorno a casa. Così, quando Irma è tornata a casa, abbiamo fatto una festa perché Villa Irma non ha ragion d’essere senza la sua matrona.

Prospettive future…

Gli aneddoti sono tanti. Eppure, ho ad oggi un grande rammarico: quello di non averli conosciuti prima. Prima quando Irma guidava la macchina e andava a prendere suo nipote in discoteca alle due di notte, prima quando Cornelio faceva delle lunghe passeggiate in montagna e vedeva tanti funghi, però non si fermava mai a raccoglierli perché non li conosce. La verità è che a lui i funghi non piacciono e quindi non ha interesse a conoscerli.

Ho deciso però che tutto l’affetto e l’amore che mi donano ogni giorno, a piccoli gesti, mi basta. Ho deciso che in fondo posso essere grata alla vita, al destino e a Dio che ancora oggi mi rendono testimone e messaggera della loro storia, del loro amore e di essere parte integrante della loro esistenza e della loro famiglia come nipote acquisita.

La mia prospettiva per il futuro insieme a loro? Diventare una nipote di fatto. Come? Beh, facendo in modo che il mio nome componga insieme a quello degli altri nipoti la password di qualche credenziale che mio malgrado tocca puntualmente a me ripristinare. Del resto, qualcuno deve pur farlo.

Firmato: Carmen Pupo, Bertoli Guerinoni.

Approfondimenti