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Il profumo del ginepro e le piante del Natale

Articolo. Le piante simbolo delle feste nascondono leggende popolari, usanze bergamasche e interpretazioni religiose

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«R itenevasi di buon augurio l’arsione del ginepro a Natale, perciò si diceva: “Brüsé zöèrnes a Nedàl, se öli mangià con fam l’öf pasqual”». «Brucia ginepro a Natale, se vuoi mangiare con fame l’uovo pasquale», la traduzione è mia. Anche nella bergamasca, come riferisce Antonio Tiraboschi ne «L’anno festivo bergamasco», si usava bruciare il ginepro (zöèrnes) nei fuochi del Natale, come in tante zone d’Europa.

Fin dai tempi antichi si riteneva la fumigazione con ginepro adatta a purificare luoghi e persone, tanto che ancora nel 1870, a quanto riferiscono i giornali dell’epoca, negli ospedali di Parigi si mise in atto tale metodo per contrastare un’epidemia di vaiolo che flagellava la città. Il ginepro ha un aroma resinoso e balsamico che lo rende sicuramente piacevole, ma la valenza difensiva riconosciuta alla pianta deriva probabilmente dal suo essere aghiforme e sempreverde, così appuntito da ben rispondere intaccato a minacce di varia natura. Vi ricorda qualche altra pianta più tipicamente “natalizia” nella nostra moderna iconografia? L’agrifoglio, naturalmente. Sempreverde, lucidissimo, con bei frutti rosso vivo; era usato con funzione di “talismano” fin dagli antichi romani. Anche il pungitopo può assolvere funzioni simili. Tutto può venire letto in chiave cristiana: il profumo del ginepro è giusto che nei giorni santi delle festività natalizie salga fino a Dio; l’agrifoglio rappresenta la corona di spine di Gesù e le bacche rosse simboleggiano il suo sangue.

Per queste, e altre curiosità su piante, usanze, simboli legati al Natale rimando al libro degli etnologi Eraldo Baldini e Giuseppe Bellosi «Tenebroso Natale», edito da Il Ponte Vecchio. Di Eraldo Baldini vi consiglio anche la produzione narrativa, per la quale è stato coniato il termine «gotico rurale», che è anche il titolo di una sua raccolta di racconti.

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