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Liberarsi dal superfluo (con calma): il decluttering che fa bene davvero

Articolo. L’obiettivo non è solo sbarazzarsi degli oggetti inutilizzati o rotti, ma anche ridurre l’ingombro psicologico, creando presupposti per una sensazione benessere che duri nel tempo

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Con il caldo e le vacanze, il desiderio di fare spazio e di ricominciare con maggior leggerezza si fa sentire più che mai. Da luoghi internazionali, il decluttering (parola inglese che letteralmente significa «liberarsi del superfluo») atterra anche a Bergamo, tra il popolo che naviga sui social e che importa giornalmente, nella quotidianità, piccole pratiche fino a qualche anno fa riservate a pochi eletti.

Il decluttering è legato a doppio filo al minimalismo, in una ricerca di leggerezza sia materiale che mentale. L’obiettivo non è solo sbarazzarsi degli oggetti inutilizzati o rotti, delle cianfrusaglie abbandonate in cantina, ma anche ridurre l’ingombro psicologico, creando presupposti per una sensazione benessere che duri nel tempo. Perché questi due aspetti della vita – psichico e materiale - convivono, anche se spesso e volentieri attribuiamo le nostre fatiche unicamente alla sfera più concreta.

Pur con il suo grande potenziale, il decluttering è un percorso che richiede calma e consapevolezza. Perché la fretta può causare l’effetto opposto, con il rischio che – subito dopo – si accumulino ancora più oggetti e stress di quelli a cui si è detto addio. I “guru social” del minimalismo sono abili nel farci credere che liberarsi del superfluo sia la soluzione universale a tutti i problemi; eppure – come ogni percorso di crescita personale – anche questo deve essere un percorso pensato.

La caduta della «regina del decluttering »

Il decluttering non è la soluzione definitiva a tutti i mali: lo ha ammesso anche Marie Kondo, creatrice di fama globale del metodo «KonMari», che per anni ha portato avanti la battaglia per uno spazio domestico sempre in ordine, per tenere in casa «solo ciò che dà gioia». Un approccio che non si concentra tanto su cosa eliminare, ma su cosa tenere. Il processo segue alcuni step fondamentali, tra cui impegnarsi a mettere ordine, immaginare lo stile di vita ideale, riordinare per categoria, non per stanza e chiedersi, per ogni oggetto: «Mi dà gioia?» Se la risposta è no, l’oggetto va ringraziato e lasciato andare. Una riflessione non solo pratica, ma anche emotiva, su ciò che conta davvero nella propria vita.

Ma facciamo un passo indietro… Marie Kondo è una consulente giapponese di organizzazione domestica diventata famosa grazie al suo metodo – ed è spopolata lontano dal Sol Levante grazie ai sui video su YouTube – che aiuta migliaia di persone a creare uno spazio domestico che porti gioia e serenità. Nel 2011 ha pubblicato il libro «Il magico potere del riordino», un successo tradotto in decine di lingue. La sua filosofia sembrava intoccabile ma, nel 2023, Marie ha sorpreso il mondo dichiarando che non si considerava più così ordinata come un tempo: con la nascita del suo terzo figlio, la sua visione era cambiata. In una conferenza stampa con il The Washington Post ha ammesso: «La mia casa è in disordine, ma il modo in cui sto vivendo adesso mi sembra giusto».

Questo è solo un piccolo aneddoto per una grande verità: il decluttering aiuta ad alleggerire la propria vita, ma non è l’unica soluzione. Per questo dovrebbe essere vissuto all’interno di un percorso di crescita personale più ampio, e non solo come un rapido e banale riordino dell’armadio. La stagione calda porta giornate più lunghe e voglia di novità: è naturale approfittare del cambio guardaroba per alleggerire l’armadio e per lasciare andare ciò che non usiamo da una vita. Togliere i maglioni pesanti dai cassetti, stendere i vestiti leggeri sul letto e valutare capo per capo aiuta a far emergere ciò che davvero serve.

Ma come fare davvero, realisticamente, un decluttering? Quali sono le sue potenzialità e quali sono i suoi lati più oscuri?

Benefici per la casa e per la mente

Il decluttering non alleggerisce solo l’armadio, la cucina o la cantina, ma influenza anche il benessere psichico: un ambiente non sovraccarico, in cui ogni oggetto ha un suo posto, crea una sensazione di benessere. Con meno oggetti superflui, le attività quotidiane diventano più semplici, e aumenta la produttività.

Passando al lato più pratico, una casa libera dal superfluo raccoglie meno polvere, che si traduce in un ambiente più salubre e più comodo da pulire. Una ventata (psicologica) di aria fresca è immediata: ci si sente più leggeri, si guadagna tempo per se stessi e per ciò che porta davvero gioia nella nostra vita. Come in ogni cambiamento, la fretta è cattiva consigliera, quindi si deve procedere a piccoli passi, lasciando da parte la smania di concludere tutto subito: dedica ogni giorno a un’area specifica della casa o della camera (per esempio la camera da letto, il bagno o un cassetto o quella specifica mensola della cucina che ti mette sempre in difficoltà). Prendiamo per esempio il guardaroba. Chiediti: quali vestiti non ho indossato nell’ultimo anno? In quali non mi sento a mio agio? Lascia sedimentare questa domanda anche per qualche giorno, poi lascia andare ciò che è superfluo. Esistono molti modi per dare nuova vita a ciò che non utilizziamo più perché – diciamolo – spesso e volentieri quei capi di abbigliamento che consideriamo superflui sono ancora in buone condizioni, e meritano una seconda, nuova vita.

Quindi metti da parte ciò che vorresti donare (a conoscenti, a parenti oppure a un negozio di seconda mano), oppure vendere: esistono infatti siti web proprio per la vendita di second hand, come «Subito.it», oppure app come «Vinted», «Depop» o «Wallapop». Nonostante questa economia capitalistica ci illuda che ogni rifiuto che finisce in discarica non sia più affare nostro, è di vitale importanza ricordare che anche un decluttering può avere sbocchi sostenibili, e che buttare nell’indifferenziata un vestito deve essere l’ultima spiaggia, solo quando in vestito in questione è vecchio e inutilizzabile. Secondo una stima del Parlamento Europeo, nel 2020, il settore tessile è stato la terza fonte di degrado delle risorse idriche e dell’uso del suolo. In un solo anno sono stati necessari in media 9 metri cubi di acqua, 400 metri quadrati di terreno e 391 chilogrammi di materie prime per fornire abiti e scarpe per ogni cittadino dell’UE.

Spesso è controproducente svuotare tutto in un colpo solo. In caso di indecisione ci può venire in soccorso una sorta di «scatola dell’attesa», dove lasciare “decantare” per un mese ciò che non si è certi se lasciare andare o no. «Lontano dagli occhi, lontano dal cuore»: nascondere all’interno della scatola alcuni capi di abbigliamento fa letteralmente sperimentare un armadio senza di essi, così da renderci conto della loro utilità… o, in caso contrario, capire che sia arrivato il momento di salutarli.

I limiti del decluttering

Il proposito di svuotare rapidamente l’armadio e di completare il decluttering in poche ore sembra alettante. Eppure la fretta, come abbiamo vista, è nemica di un decluttering soddisfacente e che – soprattutto – non conduca a una nuova sessione di shopping. Basta un attimo, l’esaltazione di un secondo, per scaraventare un vestito nel sacchetto degli abiti da donare e accorgersi, il giorno seguente, che avremmo bisogno esattamente di quello. Per questo il decluttering non è un atto da prendere sottogamba. Oltre al gesto fisico del fare spazio entrano in gioco cognizione di causa, attesa, e conoscenza di sé. Perché il fine di questo esercizio minimalista non è semplicemente fare spazio, ma allenarsi a diventare consumatrici e consumatori un po’ più consapevoli.

Lasciare andare il superfluo è necessario in alcuni momenti della vita, ma non deve diventare un’abitudine, una rete di sicurezza pronta per salvarci dalle sessioni di shopping compulsivo. Perché la vera consapevolezza dovrebbe arrivare prima di un acquisto, già tra gli scaffali del negozio: mi serve questo vestito o lo userò una sola volta? Mi dona questo colore o lo acquisto solo perché è la moda del momento?

Immersi come siamo nei social, è facile fraintendere il decluttering, percepirlo come un’azione superficiale. Eliminare il superfluo dall’armadio è però un’occasione preziosa per alleggerire la casa e in special modo la mente. Con un po’ di metodo e di pazienza, si possono ottenere benefici concreti e duraturi: più serenità all’interno dello spazio domestico, meno fatica nell’ “affrontare” il guardaroba ogni mattina e, soprattutto, più serenità. Prendersi del tempo per chiedersi «mi serve davvero?» (spesso prima di un acquisto extra) può sostenere ciascuno di noi nel vivere con più leggerezza l’estate e a sentirsi a proprio agio durante le prossime stagioni.

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