Ogni 25 novembre, Giornata internazionale contro la violenza di genere, numeri, analisi e testimonianze riempiono le pagine dei giornali. Ma c’è un’informazione che non dovrebbe mai mancare: come chiedere aiuto, subito e in sicurezza. Perché riconoscere la violenza è difficile, ma ancora più difficile è trovare il coraggio e gli strumenti per uscirne. Eppure esistono percorsi discreti, gratuiti e accessibili a tutte, pensati proprio per proteggere chi vive situazioni complesse e spesso invisibili.
Il primo riferimento è il 1522 , il numero nazionale antiviolenza e stalking. Un servizio telefonico e digitale attivo 24 ore su 24, 365 giorni l’anno, multilingue e anonimo. Le operatrici offrono ascolto, un primo supporto psicologico e indicazioni legali, oltre a orientare le vittime verso i servizi del territorio: centri antiviolenza, forze dell’ordine, strutture sanitarie. La garanzia dell’anonimato rende più facile un primo contatto, anche per chi teme ripercussioni o non si sente ancora pronta a denunciare.
Tra gli strumenti istituzionali, un ruolo importante lo gioca l’ ammonimento del Questore . Poco conosciuto, è in realtà un dispositivo di tutela preventiva rivolto a chi subisce atti persecutori, violenza domestica, percosse o lesioni. La persona offesa può presentare una richiesta alla polizia o ai carabinieri prima di sporgere querela, esponendo i fatti e allegando eventuali documenti, come messaggi, certificati medici, lettere o registrazioni. Per avviare il procedimento non servono prove piene: il Questore può basarsi su elementi indiziari, spesso gli unici disponibili in situazioni private o prive di testimoni. Se ritiene fondata la richiesta, ammonisce formalmente l’autore delle condotte, avvertendolo che le forze dell’ordine sono a conoscenza della situazione e monitorano il rischio. Una misura discreta, ma capace di prevenire escalation e di rafforzare la protezione della vittima.
Accanto a questi strumenti, un supporto fondamentale arriva dai centri antiviolenza , presenti capillarmente in Lombardia e in tutto il Paese. Gratuiti, anonimi e pensati per tutte le donne, indipendentemente da età, origine, residenza o situazione familiare, offrono ascolto, orientamento, consulenze legali e psicologiche, percorsi personalizzati di uscita dalla violenza e supporto ai figli minori. L’équipe è composta esclusivamente da operatrici donne, per garantire accoglienza e sicurezza, e non ricorre mai alla mediazione familiare con l’autore dei maltrattamenti, pratica incompatibile con la tutela delle vittime.
Molti centri dispongono di sportelli decentrati presso ospedali, comuni e altri servizi pubblici, pensati per intercettare chi, durante visite mediche o pratiche amministrative, individua un’occasione per chiedere aiuto. Dopo il primo contatto, le donne possono scegliere se intraprendere un percorso più strutturato, ricevendo supporto legale, psicologico, orientamento lavorativo e aiuto nella ricerca di un alloggio sicuro.
Quando la situazione presenta un rischio immediato, è possibile ricorrere alle case rifugio , strutture protette a indirizzo segreto, dove le donne e i loro figli possono trovare protezione, ospitalità e un accompagnamento verso l’autonomia. Le case rifugio operano su più livelli: dalla pronta emergenza, ai percorsi di protezione, fino alle soluzioni di semiautonomia, quando la donna sta ricostruendo la propria vita ma non può ancora vivere in un luogo riconoscibile dall’autore della violenza. Anche qui, la presenza è esclusivamente femminile e l’ingresso degli autori di violenza è vietato in ogni caso.
La violenza si combatte con la prevenzione, la consapevolezza e l’accesso tempestivo ai servizi. Ma soprattutto, si combatte sapendo che non si è sole. Per molte donne, il primo passo non è denunciare: è semplicemente parlare con qualcuno che ascolta e non giudica.
Gli appuntamenti sul territorio
Nel territorio bergamasco, in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, prende forma una settimana densa di appuntamenti dedicati alla riflessione, alla formazione e alla condivisione. Si parte oggi, lunedì 24 novembre, con il ritorno a Daste (Bergamo) di «Linea», iniziativa promossa dalla cooperativa GenerazioniFA che propone spazi di confronto pensati per educare alla non violenza e per riflettere sulle dinamiche relazionali, frutto di un percorso che da anni accompagna la sensibilizzazione sul tema. Sempre in città, la biblioteca Galizzi ospita «Donna, vita, libertà», una serata di letture e testimonianze curata dai bibliotecari e dal Circolo dei Narratori, pensata per dare voce alle donne attraverso brani scelti che invitano a una riflessione condivisa su un tema quanto mai urgente.
Martedì 25 novembre Brusaporto propone, presso il Centro Culturale, una serata informativa gratuita condotta da Caracal Self Defense Bergamo, dedicata a fornire strumenti di consapevolezza e prevenzione. La stessa sera, all’Auditorium Mozzoni di Mozzo, va in scena «Nudi. Le ombre della violenza sulle donne», uno spettacolo che racconta senza filtri la brutalità e le conseguenze emotive e sociali della violenza maschile, un lavoro nato grazie a documenti e testimonianze reali e organizzato in collaborazione con la Rete Antiviolenza Bergamo Dalmine. A Carvico, nell’Auditorium Don Bosco, la compagnia Qui e Ora Residenza Teatrale presenta invece «Barbablù», una riscrittura che indaga l’archetipo del male attraverso i personaggi ispirati alla «Trilogia della città di K» di Ágota Kristóf, guidando il pubblico in un percorso simbolico attraverso le molteplici incarnazioni della violenza.
Fino a domenica 30 novembre, negli spazi di Villa dell’Amicizia ad Almenno San Bartolomeo, il «Festival OFF» ospita la mostra «Una voce per le donne», che raccoglie le poesie di Ramona Amalia Fumagalli dedicate al mondo femminile, unica esposizione del genere in Lombardia, aperta negli orari della biblioteca e con un concerto di archi previsto per la giornata conclusiva.
La settimana si chiude venerdì 28 novembre all’Accademia Carrara di Bergamo con l’appuntamento di «Forever Young», programma dedicato agli under 30 che propone un incontro sul tema del divario e della violenza di genere, offrendo uno spazio di approfondimento e confronto in uno dei luoghi più rappresentativi della cultura bergamasca. Una serie di iniziative che, complessivamente, mostrano quanto il territorio sia impegnato nel contrasto alla violenza sulle donne, trasformando luoghi culturali, teatri e biblioteche in presìdi di consapevolezza e responsabilità collettiva
