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Ogni anello della filiera può fare la differenza quando si tratta di gioielli etici

Articolo. Dietro oro, argento e le gemme si nascondono violazioni dei diritti umani e danni ambientali irreversibili. Controllare le certificazioni, acquistare materiali riciclati o prediligere creazioni locali può contribuire a creare un mercato più etico

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Molti gioielli nel mercato mondiale provengono da filiere non etiche. Dietro oro, argento e le gemme si possono celare gravi violazioni dei diritti umani - lavoro minorile e sfruttamento - e danni ambientali irreversibili. Human Rights Watch, organizzazione non governativa internazionale che si occupa della difesa dei diritti umani, stima che oltre un milione di bambini lavorino nelle miniere per estrarre metalli preziosi, spesso in gallerie pericolose, tra polvere e sostanze tossiche, con gravi rischi per la salute. In nazioni come Eritrea o Zimbabwe si registrano annualmente casi di lavoratori forzati e traffico di persone nelle miniere.

Queste estrazioni non solo alimentano schiavitù, ma sono anche il primo polmone per accrescere il traffico legato alla guerra: le indagini di Human Rights Watch documentano come l’oro e i diamanti prelevati illegalmente in Paesi instabili (come Repubblica Democratica del Congo, Centrafrica) abbiano finanziato fazioni armate responsabili di massacri di massa. Acquistare un diamante o un gioiello d’oro può, inconsapevolmente, sostenere regimi oppressivi o conflitti armati.

Oltre al danno, anche la beffa, perché l’estrazione mineraria non controllata contribuisce in modo incessante alla devastazione del paesaggio, alla deforestazione e al rilascio di rifiuti tossici nell’ecosistema. Le miniere di oro rilasciano ogni anno circa 1.400 tonnellate di mercurio nell’ambiente, con gravi conseguenze sulla fauna e sulle comunità locali. Lo scarico di mercurio e cianuro nei fiumi avvelena acqua e suolo; in Nigeria un’ondata di avvelenamento da piombo collegata all’oro artigianale ha ucciso, già anni fa, oltre 400 bambini. Questi disastri non avvengono solo nel Sud del Mondo: nell’agosto del 2014 la frana del bacino di decantazione della miniera di oro e rame del Mount Polley, Canada, ha riversato 4,5 milioni di metri cubi di sabbie fini e fanghi finiti nei laghi Polley e Quesnel e nel torrente Hazeltine (che confluiscono tutti nel fiume Fraser, che sfocia nell’oceano Pacifico a Vancouver).

Quando molte certificazioni sono inutili

Le filiere dei preziosi sono lunghe e opache. Lo Schema di Kimberley, un sistema di certificazione internazionale volto a garantire che i diamanti commercializzati non finanzino conflitti armati (i cosiddetti «diamanti di sangue»), certifica solo il Paese di origine dei diamanti grezzi, non la miniera di provenienza, così molti diamanti illegali entrano nel mercato mescolati a quelli regolari.

Inoltre, la maggior parte delle aziende non traccia effettivamente la provenienza di ogni grammo d’oro o di ogni gemma: il controllo sulla filiera si ferma spesso al fornitore, senza garanzie sull’origine effettiva. Questo vuoto permette a materiale estratto in modo non etico di essere venduto come “normale” sulla base di certificazioni deboli o inapplicate. Potreste indossare un «gioiello di sangue» perché la maggior parte dei gioielli in commercio contribuiscono, in modo più o meno diretto, a violazioni dei diritti umani e danni ambientali.

Gioielli etici: come riconoscerli

È vero, la maggior parte dei gioielli in commercio hanno un background quantomeno torbido, ma per avere la certezza che i propri gioielli rispettino criteri etici e ambientali possiamo adottare alcune semplici strategie:

  • Preferite materiali riciclati o recuperati: l’oro e l’argento riciclati sono materiali già in commercio, che evitano i rischi legati all’estrazione di materiale vergine o alla creazione di nuove miniere. Qui una buona notizia c’è: secondo il World Gold Council, circa un terzo dell’oro mondiale proviene dal riciclo (gioielli usati, lingotti, elettronica). Scegliere oro di seconda mano o certificato come riciclato riduce la domanda di estrazioni nuove, abbassa l’inquinamento (miniere e rifinitura) ed è già una prassi usata da molti piccoli produttori responsabili.
  • Controllate le certificazioni: esistono standard specifici per l’oro etico – Fairmined e Fairtrade Gold – che certificano miniere artigianali che rispettano criteri sociali, lavorativi e ambientali. Per esempio, il marchio Fairtrade (attivo dal 2011) consente di rintracciare l’oro fino alla miniera di origine; i primi produttori sono comunità in Perù e Uganda. Anche le gemme hanno iniziative analoghe: il Maendeleo Diamond Standard aiuta i minatori di diamanti a soddisfare criteri di salute, lavoro dignitoso e protezione ambientale, andando oltre il solo focus sui conflitti. Alcuni gioiellieri famosi (come Cartier, Tiffany, Chopard) supportano progetti di miniere certificate e offrono linee in oro Fairmined o Fairtrade. Verificare che l’azienda indichi apertamente queste certificazioni è un buon passo per avere maggiori garanzie.
  • Trasparenza del marchio: optate per brand o rivenditori che comunicano chiaramente la provenienza dei materiali e mostrano rapporti di sostenibilità. Preferisci aziende che si impegnano pubblicamente nella tracciabilità e nella responsabilità sociale: questo aiuta a spostare il mercato verso standard più alti.
  • Gioielli artigianali e locali: appoggiare creativi e artigiani locali può spesso significare filiere più brevi: molti piccoli laboratori italiani e europei usano oro riciclato o sorgenti sostenibili, e acquistano pietre a diretto contatto con piccole comunità. In genere il prodotto artigianale di qualità dura nel tempo, riduce i rifiuti usa-e-getta e consente di dialogare direttamente con chi produce il gioiello. Anche questo tipo di scelta, seppur meno certificato di un marchio internazionale, può avere un impatto positivo sulle pratiche complessive dell’industria orafa.

Rendere etico il mercato dei gioielli è un percorso collettivo, in cui ogni anello della filiera svolge un ruolo importante. Non si tratta di colpevolizzare chi acquista o ha acquistato inconsciamente «gioielli di sangue», ma di orientare la domanda verso prodotti responsabili, come gioielli in oro riciclato, o certificato Fairtrade o Fairmined, o provenienti da aziende trasparenti. Così – in quanto consumatrici e consumatori consapevoli - possiamo inviare un segnale forte e chiaro alle imprese: la sostenibilità paga. Riflettere prima di ogni acquisto diventa parte di un cambiamento positivo, dimostrando che esistono alternative praticabili. Rendendo concrete queste scelte possiamo essere parte attiva nel costruire un futuro in cui nessun gioiello sia macchiato da ingiustizie.

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