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«Storie dal backstage», cinema e teatro per «curare» il territorio

Articolo. «Shock Fest», «CIAC 2023» e «Donare è vita»: rivedi l’ultima puntata della trasmissione dedicata ai progetti sostenuti da Fondazione della Comunità Bergamasca nell’anno di Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura

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The silent echo, uno dei film proiettati per CIAC ZYP, all’interno di CIAC 2023

È giunta alla conclusione «Storie dal backstage», la trasmissione televisiva che ha indagato e raccontato alcuni dei 92 progetti culturali sostenuti da Fondazione della Comunità Bergamasca – accanto a Fondazione Cariplo e a Fondazione della Comunità Bresciana – nel 2023.

Un anno particolare che, come sottolinea la vicepresidente di Fondazione della Comunità Bergamasca Simona Bonaldi, «ha insegnato che lavorando insieme, co-progettando, contaminandoci positivamente e scambiandoci buone pratiche si possono realizzare grandi cose».

«Shock Fest»

Da sempre Generazioni FA, cooperativa sociale bergamasca che gestisce servizi per anziani, minori e famiglie in situazione di fragilità, si interrogava su come potesse raccontarsi a un pubblico diverso da quello consueto degli educatori, degli operatori e degli psicologi. Come racconta Carla Coletti, referente del welfare culturale di Generazioni FA, «la fortuna è stata, due anni fa, poter portare i nostri uffici all’interno del centro culturale Daste ed entrare nella progettazione comune di questo spazio. Abbiamo cominciato così a conoscere e a lavorare accanto a realtà che si occupano di cinema, ristorazione, eventi. Insieme, abbiamo provato a costruire dei festival che potessero proporre i nostri temi anche all’esterno, ad un pubblico generico».

Il sostegno delle fondazioni comunitarie in occasione di Bergamo Brescia Capitale della Cultura ha permesso alla cooperativa sociale e ai suoi diversi partner sul territorio di concretizzare le idee e di dare vita a «Shock Fest», un ciclo di quattro rassegne proposte nell’hub di Daste. La prima, «Mindflip», nel mese di aprile ha consentito ai visitatori di approfondire il tema delle neurodivergenze servendosi dei linguaggi artistici contemporanei. A giugno è seguita «Unlock», kermesse dedicata alla reclusione e alla condizione detentiva. E ancora, il mese di ottobre ha visto lo svolgersi della terza edizione di «D Festival», manifestazione dedicata al disorientamento e allo smarrimento che provano soprattutto le persone colpite da demenza senile o da Alzheimer. In programma nel primo finesettimana di dicembre, infine, «Lost in Translation», una rassegna che esplorerà il tema dell’interculturalità e darà al pubblico l’occasione di vivere in prima persona lo «shock» dello smarrimento culturale.

«Spesso, le persone che non hanno a che fare quotidianamente con tematiche di questo tipo, vi si avvicinano in modo molto scrupoloso – racconta Carla Coletti – Il tema della detenzione nel carcere, per esempio, è di per sé respingente, oltre che disorientante: nei giorni di “Unlock”, gli spazi di Daste si sono riempiti non solo di persone detenute, ma anche da agenti di polizia, da camionette. Non era una situazione confortevole, ma quello che poi è avvenuto è stato un totale cambio di prospettiva. Il racconto dei detenuti sul palco ha permesso ai presenti di vederli in un’altra veste: di vedere le persone – il padre, il figlio – e non solo la loro condizione o il reato commesso».

«CIAC 2023 – Con IFF e Afrobrix per la Capitale della Cultura»

Sensibilizzare la cittadinanza stimolando processi di inclusione sociale dei cittadini di origine straniera sul territorio bergamasco e bresciano: questo l’obiettivo di «CIAC 2023 – Con IFF e Afrobrix per la Capitale della Cultura». Il progetto è nato dall’incontro tra «IFF – Integrazione Film Festival», storico concorso cinematografico bergamasco promosso dalla Cooperativa Ruah in collaborazione con Lab80, e «Afrobrix», festival di cinema, musica e arte focalizzato sulla realtà dell’afrodiscendenza, organizzato a Brescia dal 2020 da Fondazione Nigrizia.

Due realtà che per la prima volta si sono trovate a camminare insieme verso un intento comune: dare alle persone afrodiscendenti o con un background migratorio la possibilità di emergere e costruire percorsi di integrazione. «Quest’anno, due staff hanno collaborato per proporre due edizioni coinvolgenti dei propri festival – racconta Giancarlo Domenghini della Cooperativa Ruah – Tra le sue peculiarità, “Afrobrix” ha quella di essere suddivisa in due tranche: una rassegna cinematografica e una musicale. Ad “IFF”, “Afrobrix” ha dato un enorme apporto musicale: grazie a loro, abbiamo arricchito il cinema, proposto musica, abbiamo portato delle esposizioni, fatto teatro, presentato un libro, organizzato insieme workshop. Non solo: abbiamo pensato ad una serie di iniziative collaterali che potessero collegare le due province».

Per tutta l’estate, per esempio, la zona del Lago d’Iseo – «una zona di confine, ma soprattutto di cerniera tra Bergamo e Brescia», come sottolinea Domenghini – ha ospitato la rassegna condivisa «CIAC – Zyp». Nei comuni di Paratico, Predore, Monte Isola, Sarnico e Sulzano, sono stati proiettati cinque cortometraggi che raccontano l’integrazione, tra cui «A. O. C.» di Samy Sidali, ispirato a una storia vera e fresco vincitore dell’ultima edizione di «IFF». Ai film, si sono aggiunti anche numerosi momenti di riflessione e sensibilizzazione sulla tematica dell’intercultura.

Nella progettazione di «CIAC» sono state coinvolte anche le scuole superiori del territorio, ma anche i CPIA, ovvero i centri provinciali per l’istruzione degli adulti, e ancora, gli spazi del carcere. «Il tema dell’incontro tra culture diverse è un tema ancora molto da esplorare, che non si può accontentare di risposte semplificate – rivela Domenghini – Il cinema sta provando a dare risposte: abbiamo chiesto all’arte, alla settima arte in particolare, di provare a illuminare le nostre menti, di dirci quali possono essere queste visioni di incontro, perché nella realtà, nel quotidiano, ne capitano poche. In questi anni, riteniamo di aver alimentato l’immaginario della popolazione bergamasca di una proposta visiva che racconta un futuro che auspichiamo arrivi quanto prima. Nella fruizione di questa proposta, tra l’altro, spesso al cinema si è uno accanto all’altro nella diversità. E già qui è un provocare incontro».

«Donare è vita»

Non potrebbe esserci luogo migliore della nostra città per promuovere la cultura del dono. È a Bergamo, infatti, che negli anni Settanta nasce quella che oggi conosciamo come AIDO, ovvero l’Associazione Italiana per la Donazione di Organi, Tessuti e Cellule. «AIDO trae le sue radici nella nostra città e qui si sviluppa in modo particolare – racconta Corrado Valli, presidente regionale – Non è un caso che nel 1975 la prima assemblea venne fatta proprio a San Pellegrino, lo stesso luogo dove lo scorso 16 settembre abbiamo ricordato il cinquantesimo anniversario dell’associazione». Per l’occasione, la compagnia bergamasca Luna e Gnac ha messo in scena «Il ricamo del mondo», uno spettacolo con Federica Molteni e Michele Eynard che vede al centro il tema delicato della donazione di organi, trattato in maniera metaforica. Nei prossimi mesi, la compagnia teatrale proporrà una serie di repliche sia in terra bergamasca che in terra bresciana. L’associazione CaraMella di Brescia si cimenterà invece nello spettacolo «Nel tunnel», storia vera di Ivano Saletti, il campione di ciclismo che ha ricevuto un trapianto di cuore e che non ha mai smesso di pedalare e vincere anche dopo l’operazione.

Gli eventi in programma rientrano nel progetto «Donare è vita», con cui AIDO intende sensibilizzare i residenti delle due province con un linguaggio inconsueto: quello del teatro. «Bergamo è quest’anno Capitale della Cultura insieme a Brescia. E se la cultura può essere considerata come l’espressione della crescita morale della persona, penso che le attività di AIDO siano attività culturali a tutti gli effetti – spiega Valli – La nostra associazione ha dei principi e valori importanti, che mettono al centro il bene più prezioso che abbiamo, quello della vita. Partiamo dal presupposto che la vita è un dono che abbiamo ricevuto e che a nostra volta dobbiamo donare».

In quanto a donazioni, la Lombardia eccelle: è la regione con più soci AIDO e più strutture, gruppi e sezioni, 400 delle mille distribuite in tutta Italia. Con quasi ottantamila iscritti, Bergamo si posiziona in testa. Eppure, c’è ancora tanto lavoro da fare. In Italia, infatti, ci sono 8000 persone in attesa di trapianto ma sono solo il 55,3% gli italiani che hanno espresso la volontà sulla donazione di organi. Promuovere la cultura del dono soprattutto tra i più giovani, anche utilizzando i linguaggi artistici contemporanei, diventa quindi l’obiettivo del progetto «Donare è vita». «Le attività di AIDO sono attività sportive, ricreative, artistiche – conclude Valli – Attività di piazza dove incontriamo le persone e le aiutiamo nel maturare una decisione importantissima». Solo se bene informati, infatti, si può scegliere di fare la propria parte.

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