Prende forma la settima edizione di «Baleno Festival», in programma dal 4 all’8 giugno 2025, al Parco Ermanno Olmi di Bergamo. Un luogo che diventa casa e orizzonte per una manifestazione che si fa portavoce di una visione della cultura intesa come azione sociale e politica, capace di coinvolgere e valorizzare ogni partecipante. Un festival in cui cultura e dimensione sociale si intrecciano in un dialogo continuo, dove l’una non può esistere senza l’altra. La cultura si fa così terreno vivo, capace di accogliere storie diverse, di amplificare voci e di riflettere le molteplici sfaccettature della realtà urbana. Allo stesso tempo, il sociale diventa fonte di ispirazione e materia prima per l’arte, che si apre a nuove forme di partecipazione e condivisione, restituendo senso e comunità.
«Baleno» non è solo un festival, ma un progetto che nasce e cresce nel quartiere Malpensata, nel cuore della città, proprio accanto a chi vive ai margini e attraversa la realtà urbana con il corpo e con l’immaginazione. «Tantemani» – progetto della cooperativa sociale che promuove «Baleno Festival» e da anni lavora per una creatività inclusiva, relazionale e condivisa, facendo di ogni incontro un’occasione per costruire senso e comunità – è tornata alla sua sede originaria all’interno del Patronato San Vincenzo. Un segno tangibile di questa scelta di prossimità e radicamento territoriale.
Per cinque giorni, con «Baleno Festival», il Parco Ermanno Olmi si trasformerà in un laboratorio a cielo aperto dove arte e partecipazione si intrecciano. Un festival che attraversa discipline e linguaggi diversi, spaziando dalle arti visive alla musica, dalla performance alla narrazione, con un’attenzione particolare ai temi dell’accoglienza, della fragilità intesa come valore e della costruzione di una socialità nuova e attiva. «Baleno Festival 2025» si conferma così capace di restituire alla cultura il suo potere trasformativo, non solo come spettacolo ma come pratica quotidiana, gesto politico e azione collettiva.
La formula è quella ormai riconoscibile e consolidata: due giornate di prefestival (4 e 5 giugno) dedicate a laboratori creativi con realtà che lavorano con la fragilità, seguite da tre giorni aperti alla cittadinanza, dal venerdì alla domenica, in cui le pratiche artistiche si fanno esperienza collettiva e gli spazi pubblici diventano officine temporanee di bellezza e incontro. Laboratori d’artista, concerti, performance, mostre, cinema all’aperto, mercatini e momenti di scambio: ogni proposta è pensata per mescolare i linguaggi, abbattere i confini, allargare lo sguardo. Anche quest’anno viene confermata l’impostazione intrapresa nell’edizione 2024: una maggiore cura e centralità per le attività laboratoriali nelle ore diurne, e attività serali intime e accessibili. A ribadire il ruolo della vicinanza nel fare arte, creando e favorendo le relazioni.
La creatività come «muscolo sociale»
A guidare la progettazione di «Baleno 2025» è ancora una volta la convinzione che la creatività non sia un talento da esibire, ma una possibilità da coltivare. «Con “Baleno” celebriamo la creatività come forza viva, come muscolo da tenere allenato – afferma Davide Pansera, coordinatore del progetto «Tantemani» – capace di generare connessioni nuove, visioni divergenti e percorsi inediti di riconoscimento reciproco. Abbiamo imparato che non è un privilegio riservato agli artisti, ma un ingrediente essenziale per una vita relazionale piena e dinamica».
È da questo principio che nasce la ricchezza del programma: laboratori con artisti e artiste come Geometric Bang, Pilar Grau Orts, Susanna Alberti e Luca Font, spazi creativi curati da «Laboratorio Tantemani» e da Fantabosco (collettivo di studenti dell’Accademia di Belle Arti di Brera con Italo Chiodi), la mostra cittadina dei poster di «MyPosterSucks» in collaborazione con «UAU il festival», i dj set di DJ Jacco e Smiyya & Laada di Ono Collective, i concerti di Fusaifusa e Bag Ladies e la proiezione del film «La mia vita da zucchina» di Claude Barras.
Non mancheranno occasioni per mettersi in gioco e riflettere insieme: dal laboratorio teatrale dedicato ai genitori degli utenti «Tantemani» con Silvia Briozzo allo swap party per lo scambio di vestiti promosso da «Fridays For Future» e «Oltre Spazio Aperto e Solidale», dal pattinaggio su rotelle con Time4.2 alla presentazione del nuovo numero della rivista «Propagazioni», fino alla presenza della «Biblioteca Vivente», esperienza di orientamento narrativo promossa da Bergamo Informagiovani.
«UAU il festival di illustrazione e cose belle»
Ospite di «Baleno», «UAU il festival» torna anche quest’anno con una nuova edizione che si fa portavoce di un tema fondamentale e universale: il nutrimento, inteso non solo come cibo, ma come gesto di relazione e di comunità. «Lo stretto indispensabile» è il titolo scelto per tre giorni intensi di workshop, performance, anteprime, concerti, mostre e mercati creativi, che dal 6 all’8 giugno si svolgeranno nelle aree del Parco Ermanno Olmi.
A cura di Andrea Arnoldi e realizzato in collaborazione con il progetto «Tantemani», questa edizione del festival esplora i temi dell’alimentazione e del nutrimento attraverso l’illustrazione, proponendo uno sguardo originale e poetico sul rapporto tra cibo e identità, memoria e territorio. Come scrive Jean Brunhes, «Mangiare è incorporare un territorio», un’idea che qui si traduce in pratica artistica e partecipata. Nutrirsi diventa così un atto performativo, un gesto condiviso che apre alla scoperta dell’altro, che costruisce legami e racconti.
Il festival ospita due workshop d’illustrazione per adulti e adolescenti che saranno al centro dell’esperienza creativa come «Ci bastan poche briciole. Sensi a tavola ed emozioni del palato», guidato dall’illustratore torinese Mypostersucks, un laboratorio che invita a sperimentare con le immagini astratte, a far dialogare simboli e sensazioni per rappresentare il complesso universo delle emozioni legate al cibo. Parallelamente, «Micromondi. Viaggio creativo tra le forme della natura», condotto da Elena Marengoni, offre un’esplorazione approfondita delle forme, delle texture e dei colori degli ortaggi, trasformandoli in paesaggi illustrati attraverso tecniche come la monotipia a olio e l’acquerello.
Sarà inoltre presentato in anteprima «Maschio», il nuovo numero de «L’Integrale», rivista-libro di cultura gastronomica che ridefinisce il racconto del cibo spaziando tra generi letterari e giornalistici, invitando a riflettere su quanto il cibo sia linguaggio e narrazione. «Lo stretto indispensabile» di «UAU il festival» si inserisce così in un dialogo aperto e multidisciplinare, che vede il cibo come atto politico e poetico, come gesto di cura e incontro. Un evento che si conferma come una preziosa occasione per scoprire l’illustrazione in tutta la sua capacità di raccontare storie, emozioni e territori, celebrando il potere delle cose belle.
Fare comunità, oltre i limiti
«Baleno» è prima di tutto un festival di prossimità. Ma la sua portata va ben oltre il perimetro del parco che lo ospita. Perché riesce a tenere insieme le differenze, facendo dialogare mondi che raramente si incontrano. Così mentre bambine e bambini costruiscono ciotole di argilla, gli adulti cuciono bandiere ispirate all’iconografia Asafo ghanese. Mentre si ascolta un concerto, si osserva un artista trasformare il palco in tela. Mentre ci si scambia un abito, si parla di sostenibilità. Mentre si danza, si creano relazioni.
C’è, in «Baleno» la capacità di pensare l’inclusione come ridefinizione comune del modo stesso di stare insieme. Una narrazione corale che attraversa il quartiere, si fa spazio tra gli alberi, si scrive tra le mani di chi partecipa. Come ricorda Pansera, citando Hannah Arendt: «Il racconto rivela il significato di ciò che altrimenti rimarrebbe una sequenza intollerabile di eventi». Ed è forse proprio questa la caratteristica più unica di «Baleno Festival»: non solo raccontare, ma permettere a tutti e tutte di prendere parola.
Il programma completo, con orari e iniziative, è disponibile sul sito della rassegna. Per i laboratori d’artista è richiesta la prenotazione. Ogni giornata sarà accompagnata da diverse proposte gastronomica in sintonia con lo spirito del festival: dai prodotti agricoli e sostenibili di Agripiccola di Telgate alla ricerca culinaria e rivoluzionaria di Pit’sa, fino ai vini naturali e indipendenti di Vite in Libertà. Perché anche il cibo, come l’arte, è un gesto collettivo che parla di cura, scelte e visioni del mondo.