C’è un filo rosso – anzi un pennello– che unisce valli, borghi e chiese tra le province di Brescia e Bergamo. È la mano di Girolamo Romanino, maestro ribelle del Rinascimento italiano, capace di portare il sacro nel cuore del quotidiano e il volto dei santi in quello dei contadini. Proprio lungo le rotte segnate dalle sue opere è nato un progetto culturale ambizioso e affascinante: il primo festival diffuso «Lungo la via del Romanino», un’iniziativa che intreccia arte, paesaggio e comunità.
A distanza di oltre cinque secoli, i luoghi toccati dal Romanino continuano così a parlare attraverso le sue immagini, una pittura «dialettale», come l’ha definita Giovanni Testori, che in questo festival diventa un racconto collettivo che unisce più province. Cinque appuntamenti da ottobre a novembre per tornare a camminare – con occhi nuovi – lungo le strade del maestro bresciano.
Il festival è nato come evoluzione naturale de «La Via del Romanino», l’itinerario turistico e artistico che comprende diverse tappe tra luoghi di interesse storico, artistico e naturalistico. Ora questo percorso è arricchito da una serie di eventi culturali pensati per valorizzare non solo le opere del pittore ma anche i luoghi che le custodiscono. Bienno, Breno, Brescia, Capriolo, Monte Isola, Pisogne, Rodengo Saiano, Tavernola Bergamasca: Comuni uniti dalla bellezza dell’arte che in questo festival trovano un’occasione per fare rete e generare cultura. Il tracciato si rivela infatti come un mosaico di tesori spesso poco noti, custoditi in piccole chiese o in angoli nascosti di borghi antichi. E proprio questa è la forza del festival: mettere in connessione l’arte con il territorio, la storia con il presente, la comunità locale con il visitatore curioso.
La proposta si muove tra performance contemporanee, concerti, visite guidate e rievocazioni storiche. Ma il vero protagonista resterà sempre il Romanino, artista che ha saputo attraversare i secoli e i confini geografici con un linguaggio pittorico intensamente umano, talvolta crudo, sempre coinvolgente.
Pisogne, la «Cappella Sistina dei poveri»
Il viaggio prenderà il via sabato questo, 18 ottobre, alle 20.30 nella Chiesa di Santa Maria della Neve a Pisogne. Una serata speciale dedicata al ciclo di affreschi che il Romanino realizzò tra il 1532 e il 1534 e che rappresenta uno dei vertici del suo stile. Le pareti raccontano la Passione di Cristo, ma i volti e i gesti parlano della gente del posto: scene dense, teatrali, perfino brutali, lontane dalle idealizzazioni del classicismo. Soprannominata da Giovanni Testori «la Cappella Sistina dei poveri», questa chiesa è un capolavoro per intensità narrativa e impatto emotivo. Sulla controfacciata, una «Crocifissione» drammatica e corale domina lo spazio: corpi scomposti, volti urlanti, una Maddalena contadina che si aggrappa alla croce con disperazione autentica. È qui che Romanino rompe definitivamente con ogni accademismo, scegliendo la verità dei sentimenti piuttosto che la perfezione delle forme.
L’evento – promosso dall’associazione Cieli Vibranti di Brescia – sarà coronato dallo spettacolo «A tempo del Romanino- Concerto per liuto e voce», un raffinato viaggio musicale nelle atmosfere nelle suggestioni con la voce di Elena Mascii e il liuto di Lisa Soardi. L’ingresso sarà libero e gratuito.
Rodengo Saiano, l’Abbazia Olivetana
Il giorno dopo, domenica 19 ottobre, ci si sposterà all’Abbazia Olivetana di San Nicola a Rodengo Saiano, un gioiello del Rinascimento lombardo. Qui, nel 1530, Romanino lasciò il suo inconfondibile segno nella foresteria, con affreschi che celebrano il tema del pranzo come rito sacro e accogliente. Particolarmente suggestive le nicchie con Gesù e la Samaritana al pozzo e una dispensa con piatti e vasellame, una rara natura morta che testimonia la versatilità del maestro.
Il festival offrirà alle 14.30 una visita guidata tra gli affreschi dell’Abbazia e a seguire, alle 16, il concerto «Ciascuno suoni, balli e canti». La regia dell’appuntamento sarà anche in questo caso affidato all’associazione Cieli Vibranti.
Capriolo, la chiesa Parrocchiale di San Giorgio
Venerdì 24 ottobre, alle 20.30, l’appuntamento sarà a Capriolo, nella chiesa Parrocchiale di San Giorgio, dove è custodita una pala raffigurante la «Resurrezione di Cristo», firmata dal Romanino nel 1526. È un’opera che sorprende per il suo tono antieroico: un Cristo “di provincia”, come scrivono gli storici dell’arte, con un occhio ancora mezzo chiuso e i piedi ben piantati sul sepolcro. Una scena lontana dalle solennità auliche di tanta pittura rinascimentale, che mostra invece la spiritualità quotidiana e imperfetta della gente comune. I soldati al suolo, grotteschi e stralunati, sembrano usciti da un racconto popolare più che da un testo sacro. Il confronto con opere “simili”, come il «Polittico Averoldi» di Tiziano, rende ancora più evidente l’originalità linguistica del Romanino.
La serata si aprirà con un focus dedicato alla pala del Romanino e alle opere di Callisto Piazza – pittore lodigiano attivissimo nella prima metà del XVI secolo e «discepolo» del Romanino – e culminerà un concerto a due organi, che riempirà la chiesa di sonorità rare e solenni. L’ingresso sarà libero e gratuito.
Cavernago, il Castello di Malpaga
Il festival continuerà con un doppio appuntamento al Castello di Malpaga, sabato 8 e 15 novembre. Qui, tra le mura del maniero appartenuto a Bartolomeo Colleoni, si tornerà indietro nel tempo con l’esperienza immersiva «Vivi la corte». Vestiti con abiti d’epoca confezionati a mano, i partecipanti vivranno due ore tra usi, costumi, banchetti, galateo e danze medievali. Un’occasione unica per entrare nella storia, letteralmente. Per una perfetta organizzazione saranno previsti due turni: uno dalle 14 alle 16 e il secondo dalle 16.30 alle 18.30.
Il castello custodisce importanti testimonianze dell’arte del Romanino, tra cui la «Battaglia della Riccardina» nel portico, che celebra la gloriosa impresa del condottiero bergamasco e firmata dal pittore bresciano, e il ciclo di affreschi «Visita del re Cristiano I di Danimarca» nel salone d’onore, attribuito alla Scuola del Romanino e, in particolare, a Marcello Fogolino. Un racconto per immagini che celebra la grandezza del Colleoni e la maestria di una bottega capace di mettere in scena il potere con energia visiva straordinaria.
Bienno, la chiesa di S.Maria Annunciata
Il festival si chiuderà il 29 novembre alle 20.30 a Bienno con «Una voce per Romanino», un viaggio nella musica antica, tra le suggestioni e i colori del Rinascimento e del Barocco promosso dall’associazione Cieli Vibranti. Il concerto racconterà la bellezza della musica del tardo Rinascimento e del primo Barocco, affrontando autori come Monteverdi, Caccini, Rossi, Legrenzi e creando un’ideale risonanza tra le opere pittoriche di Girolamo Romanino e la musica del suo tempo. La formazione, composta da voce e tiorba, sarà intima e renderà ogni brano un monologo interiore che condurrà l’ascoltatore nel cuore dell’arte e della poesia del Cinquecento e del Seicento.
Girolamo Romanino
Chi era davvero Romanino? Un pittore inquieto, capace di abbandonare le vie dorate della corte per affondare le mani nella realtà della provincia. Le sue opere sono racconti visivi di un mondo imperfetto e profondamente umano, dove santi e contadini condividono lo stesso volto, e la fede si esprime nel gesto quotidiano. Nel suo percorso, Romanino ha attraversato Brescia, Trento, Padova, Cremona, Mantova, ma ha scelto di tornare più volte nelle contrade, nei piccoli paesi, dove ha dato il meglio di sé, liberandosi dalle convenzioni accademiche per abbracciare una pittura fatta di carne, luce e vita.
Il festival «Lungo la Via del Romanino» non intende solo omaggiare l’artista bresciano, ma offrire una proposta culturale capace di riattivare il territorio attraverso l’arte, nell’ottica di un turismo lento e consapevole che crea ulteriore beneficio alle comunità. La rassegna vuole quindi essere una sorta di invito a guardare la bellezza che ci circonda, accendendo le luci sulle storie che abbracciano i nostri paesi e che, grazie anche all’arte del Romanino, sentiamo sempre più nostre.
- Sulle tracce del Romanino: un festival tra l’arte e i territori di Bergamo e Brescia
- Pisogne, la «Cappella Sistina dei poveri»
- Rodengo Saiano, l’Abbazia Olivetana
- Capriolo, la chiesa Parrocchiale di San Giorgio
- Cavernago, il Castello di Malpaga
- Bienno, la chiesa di S.Maria Annunciata
- Girolamo Romanino