Mancano due settimane a Natale e tutte le vie sono illuminate: città e piccoli centri, capoluogo e provincia, fino ai più piccoli borghi montani delle valli bergamasche. L’aria di festa sembra sempre più viva quando il buio, che in questo periodo sembra sempre arrivare troppo presto, viene illuminato da addobbi luminosi a forma di stelle, palle e alberi di Natale, scene di natività, scritte augurali.
Bergamo, come ogni anno, fa da capofila: le vie del capoluogo sono illuminate da un filo di luci lungo ben dieci chilometri, che unisce tutti i quartieri e lo saranno fino al nuovo anno.
L’entusiasmo è alle stelle e il Natale è alle porte
Ma quanto ci costa illuminarlo? I conti sono presto fatti. In Italia, secondo un’indagine di Selctra.net, vengono accesi ogni anno un totale di 7.896 alberi di Natale nelle piazze di altrettanti Comuni che, considerando 12 ore di accensione per 30 giorni di attività, equivalgono a un consumo di 10.867 MWh e a una spesa di 1.758.221 €.
Da dove arrivano queste cifre? Il conteggio è molto preciso. Sono stati calcolati 2.012 alberi per quanto riguarda i comuni più piccoli (con meno di 1.000 abitanti), 5.521 alberi per i comuni di media grandezza (meno di 5.000 abitanti) e 363 alberi nelle città maggiori. Da 5 a 25 metri, gli abeti natalizi hanno un’altezza variabile a seconda della grandezza della piazza che li ospita, il che fa variare di molto il numero di LED utilizzato per illuminarli: dai 12.500 LED necessari per i più piccoli ai 203.400 LED per gli alberi di Natale più alti.
Questo influisce sul consumo energetico degli alberi di Natale nelle nostre piazze. Considerando che le luci che li illuminano restano accese 12 ore al giorno per 30 giorni consecutivi, si può stimare che gli alberi più piccoli prevedano un consumo di 270 kWh per unità e di 543 MWh sul totale nazionale. Quelli medi richiedono invece un consumo energetico pari a 1.581 kWh per albero e a 8.729 MWh per il totale dei comuni considerati. Per illuminare a LED gli alberi più grandi sono infine necessari 4.393 kWh che, moltiplicato per il numero delle piante installate nelle 363 piazze maggiori, diventa 1.595 MWh. Ecco l’origine dei 10.867 MWh totali di consumo stimato: per dare un’idea più concreta, questo valore corrisponde ai consumi domestici di 2.454 famiglie.
Al di là del valore monetario e del consumo energetico, è curioso (e sconcertante) calcolare l’impatto ambientale di qualcosa che rende il Natale nelle piazze così speciale: si parla di circa 2.780 tonnellate di anidride carbonica aggiuntiva immesse nell’atmosfera durante il periodo natalizio. La stessa quantità di anidride carbonica emessa da un’auto con standard Euro 6 che percorre 25 milioni di chilometri.
L’impatto di tutte le luminarie
Se si allarga il discorso dai soli alberi di Natale per inglobare la totalità delle luminarie pubbliche e private, le cifre sono ancora più impressionanti. Secondo le stime di SIMA (Società Italiana di Medicina Ambientale), per mantenere in funzione le luci di Natale in Italia, famiglie e imprese sostengono ogni anno un aumento di circa il 30% dei consumi energetici in confronto al resto dell’anno. L’incremento è legato in parte all’uso ancora diffuso di luci di vecchia generazione, ma anche a un numero eccessivo di luci e alla mancanza di timer per temporizzare gli addobbi luminosi.
In termini di consumo energetico, si tratta di un incremento a livello nazionale di 1.600 MWh al giorno di energia elettrica consumata per gli addobbi natalizi, che equivale a 46.400 MWh di elettricità in più nel periodo di tempo che va dall’8 dicembre alla festa dell’Epifania.
E in termini di costo ambientale? Tenendo conto del mix energetico italiano, SIMA ha stimato che complessivamente, ogni giorno, durante le feste di Natale, vengono immesse nell’atmosfera circa 650 tonnellate di anidride carbonica in più, ossia da 18.000 a 20.000 tonnellate di CO2 per l’intero periodo delle festività natalizie.
Spiega il presidente Alessandro Miani: «Nel periodo che va dall’8 dicembre al 6 gennaio sia gli interni che gli esterni delle abitazioni sono decorati con illuminazioni natalizie che rimangono accese diverse ore al giorno. Un’invasione di fili luminosi e di lampadine che determina un incremento dei consumi energetici di circa il +30% rispetto al resto dell’anno, pari a 1.600 MWh al giorno ossia 46.400 MWh di energia consumata solo nel periodo che va dall’8 dicembre all’Epifania. Consumi che equivalgono a 650 tonnellate di CO2 immesse ogni giorno in atmosfera, tra le 18mila e le 20mila tonnellate di CO2 durante l’intero periodo delle festività».
Proposte amiche dell’ambiente
Come contrastare questa tendenza al consumo sfrenato? Gli esempi di sostenibilità o quantomeno di un minore impatto ambientale sono numerosi e si contano anche entro i nostri confini provinciali.
Per esempio, negli ultimi anni il Comune di Bergamo ha puntato su luminarie natalizie a basso consumo, grazie a LED, timer di spegnimento e soluzioni più efficienti. Nel 2022 ha sostituito più di 2.000 “gomitoli” con sfere riflettenti e ha previsto un timer per spegnere le luminarie all’1 di notte: secondo l’amministrazione, questo ha permesso «un potenziale risparmio in bolletta» rispetto a un accensione continua.
Nello stesso anno anche diversi altri comuni bergamaschi, nella bassa Val Seriana, si erano impegnati con soluzioni a basso impatto: a Ranica c’erano due alberi natalizi, uno di fronte alla chiesa e l’altro in piazza, che si spegnevano alle 22, con l’unica aggiunta di una piccola scritta di Buon Natale appesa al municipio. Ad Albino e Nembro gli alberi erano solo quattro, mentre Alzano Lombardo è rimasta al buio.
L’anno successivo, per fare un altro esempio, Milano si è impegnata per illuminare la zona di Porta Venezia e di Corso Buenos Aires con luci green. I filari di luci (20 sui caselli di Porta Venezia e 30 lungo il corso Buenos Aires), sono rimasti accesi solo per poche ore ogni giorno, dalle 16.30 alle 24.00. Grazie alla presenza di pannelli solari sui caselli, capaci di produrre fino a 5 kW, le luci hanno consumato la metà dell’energia rispetto agli anni precedenti.
Acquasparta, in Umbria, ha proposto nello stesso anno l’iniziativa «Ricicla l’addobbo», decorando ad arte uno dei vicoli principali con materiali riciclati, senza ricorrere a nuove luminarie o decorazioni ricercate.
Uscendo dai confini nazionali, un esempio particolarmente virtuoso: nel 2021, Riga, in Lettonia, ha esposto nella piazza Līvu un albero di Natale ecologico alto 9 metri, creato dallo scultore Haralds Geerts e dall’azienda di riciclaggio Clean R utilizzando vari rifiuti elettronici e materiali riciclabili (bottiglie di plastica, pneumatici, dispositivi elettronici) per promuovere un consumo responsabile e una riduzione.
I modi per consumare - e inquinare - di meno ci sono, anche a Natale, anche con qualcosa di cui facciamo fatica a privarci, come le decorazioni: l’augurio è che le amministrazioni bergamasche prendano spunto e provino a proporre esempi virtuosi a chilometro zero.
